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L'ottimismo della volontà col pessimismo della ragione

Anche il crimine è un affare

La Redazione, 19 Giugno 2025

Alessandro Volpi

Vorrei provare a fare una riflessione razionale, basata sui numeri. Israele ha un Pil di circa 500 miliardi di dollari, appena più grande di quello della Lombardia, ha sostenuto spese per le sue operazioni militari nel solo 2024 per quasi 70 miliardi, ha una spesa militare annua che è vicina al 9% del Pil ed ha entrate fiscali per circa 200 miliardi di dollari. Il rapporto deficit/Pil ha superato l’8% e il debito pubblico è salito di oltre 15 punti in due anni. Dunque siamo di fronte ad un’economia molto piccola, con risorse limitate, che peraltro ha bisogno delle entrate del turismo e delle esportazioni verso l’Europa. Se, il governo Netanyahu può permettersi di fare continue guerre, compresa l’ultima con l’Iran, è chiaro che può farlo non certo per le risorse interne di Israele. Infatti, il debito pubblico israeliano è, in larga parte nelle mani delle grandi banche e dei grandi fondi americani ed europei (nel caso italiano figura la partecipazione di Bper banca, ora impegnata nella scalata della Banca popolare di Sondrio!), mentre per la tenuta del bilancio sono decisivi gli aiuti americani, che nel 2024, durante la presidenza Biden sono stati pari a quasi 20 miliardi di dollari, e le sovvenzioni a vario titolo provenienti dall’Europa, compreso il programma Horizon. Con questi soldi Israele non sta facendo solo guerre, ma nel lavoro sporco è compreso il genocidio di Gaza. Alla luce di tutto ciò, è abbastanza evidente che, date le esigue risorse “proprie” dello Stato di Israele, la responsabilità di tutto quanto sta accadendo in Medio Oriente ha molto a che fare con il “libero” Occidente. Con una aggiunta, appunto, razionale. La guerra all’Iran può essere la fonte di una nuova, colossale ondata inflazionistica, generata dai prezzi dell’energia in grado di impoverire in modo drastico il potere d’acquisto degli europei e delle europee, mentre, rispetto agli Stati Uniti, non sembra in alcun modo in grado di risollevarne le sorti economiche, come avvenuto in passato. Se le crisi del 1973 e del 1979, infatti, videro una vera e propria corsa dei capitali mondiali verso gli Stati Uniti, considerati paese rifugio, oggi l’attacco all’Iran da parte di Israele ha aggravato le sorti del dollaro e del debito Usa, segnando la scomparsa, di fatto, dei petrodollari. L’Occidente è complice di una strage che finirà per aggravare le condizioni di vita soprattutto delle fasce più povere dei suoi paesi.

Commenti

Carlo Cini

E allora perché gli USA soffiano sul fuoco? Non ci arrivano oppure c’è qualcosa che sfugge a questa analisi? Probabilmente la volontà di colpire i BRICS e in particolare la Cina, potrebbe essere la spiegazione, anche in considerazione del fatto che oltreil 70% del petrolio che passa dallo stretto di Hormuz è diretto in Cina

Angelita M S Bordonaro

Prof leggo sempre con grande attenzione le sue analisi economiche/geopolitiche e ahimè concordo con il suo punto di vista..

Nicoletta Forcheri

Israele è la creatura dei Rotschilds, i padroni della moneta e chi per loro con la City di Londra, la fautrice dell’impero britannico e dell’attuale colonialismo finanziario nel mondo (cfr Davos ecc). Pertanto chi controlla la moneta può, facendo fluire le montagne di soldi da signoraggio nelle casse opportune, far fare la guerra a chi vuole, pagando anche i governi e la propaganda. I padroni della moneta hanno deciso un reset monetario, e questo passa sempre attraverso inflazione e guerra. Le manca questo aspetto in tutte le sue brillanti analisi, se mi posso permettere.

Stefano Bessi Carloni

Professore, direi come sempre che la sua sia una lucidissima analisi in chiave macroeconomica dello scacchiere geopolitico con un focus particolare su Israele ma anche sulle complicità indirette dei paesi occidentali nell’alimentare con ingenti finanziamenti le politiche belliciste del governo Netanyahu, ivi comprese quelle che hanno portato all’orrore del genocidio in atto nella striscia di Gaza. In ultima analisi vanno considerate anche le conseguenti ricadute economiche sulle famiglie meno abbienti dei paesi occidentali (costi delle forniture energetiche, perdita potere d’acquisto, inflazione ecc.) , oltre a possibili futuri tagli alla spesa pubblica soprattutto per quanto concerne sanità, istruzione e cultura. In pratica i nostri governi saranno moralmente corresponsabili di un disastro in primo luogo umanitario ed in seconda battuta economico, mala tempora currunt.

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