Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- . Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso.
Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Che cosa desidereresti prima di morire? – chiese cinicamente Ramon, all’amico Fiorenzo un povero derelitto di cui ormai era palese come la sua esistenza, costellata da privazioni ed una misera condizione sanitaria, gli riservasse solo qualche mese di vita. -Vorrei apparire una volta in televisione e raccontare la mia vita con tutti i miei travagli. Delle volte mi domando “se io in questa vita non sono comparso nemmeno una volta, cosa sono vissuto a fare?”- . -Che discorsi sono codesti! Hai avuto dei genitori, dei figli che ti ospitano a turno e ti danno da mangiare- argomentò Ramon. -Sì è vero ma non vedono l’ora che me ne vada; me ne accorgo, cosa credi? – ribatté Fiorenzo. -Quando sarai morto anche casualmente ti citeranno magari dicendo “ti ricordi il nonno Fiorenzo?” oppure “Se fosse vivo il povero Fiorenzo chissà cosa direbbe”- obbiettò l’amico credendo di consolarlo. -Cosa hai capito! Mi piacerebbe che almeno una volta qualcuno mi inquadrasse anche per pochi attimi oppure mi intervistasse anche su un problema di scarsa importanza- insisté intristito Fiorenzo. -Se tutti venissero intervistati oppure ripresi non basterebbero tutti i teatri del mondo e tutte le emittenti. Lascia perdere tanto non ti cambierebbe la vita-. Per un attimo Fiorenzo tacque guardando negli occhi l’amico e dopo riprese a parlare: -Lo sai perché non mi degnano di uno sguardo? Perché sono un disgraziato, vestito male ed incurvato dal dolore che mi affligge. Sono una maschera che non può apparire nel carnevale della vita proseguì cominciando a tossire insistentemente fino a lacrimare. Per un attimo diventò cianotico, impressionando anche l’amico, però dopo riuscì a domare quella sua tosse sorda ed insidiosa, che gli provocava una sorta di pizzicore lungo la trachea difficile da domare nell’immediato. Tornò a respirare di nuovo con regolarità dopo essersi pulito la bocca con un cencio laido. L’amico gli dette la sua boccetta d’acqua e lui ne bevve un sorso. -Mi hai fatto impaurire…avevi gli occhi sbarrati- affermò Ramon nel richiudere la boccetta. Rimasero in silenzio l’uno davanti all’altro e Fiorenzo ad un certo punto spalancò la bocca accennando a parlare senza riuscirvi. Afferrò il braccio dell’amico e roteando gli occhi cercò di emettere qualche parola. -Che c’è Fiorenzo dimmi? – chiese l’amico trasalendo ma in quei momenti, che sembrarono un’ eternità, egli continuò a chiamarlo con una voce sempre più forte fino a gridare: -Parla Fiorenzo, parlami per favore! Aiuto!- . L’amico barcollò e per un attimo comparve sul suo volto un sorriso, che sembrò annullare tutte le rughe e dopo lentamente si afflosciò, scivolando come un cencio, lungo il corpo dell’amico che invano cercò di risollevarlo. -Aiuto, aiuto- berciò Ramon chiedendo istintivamente un soccorso guardandosi attorno. Riuscì comunque a richiamare l’attenzione di un passante, presto affiancato da altri che, qualificandosi come infermiere si fece largo e chinandosi verso Fiorenzo dopo avergli toccato il collo, guardando le gente, scosse la testa: -È morto! – . A quelle parole alcuni giovani cominciarono impietosamente a fotografarlo con i propri cellulari mentre Ramon sorreggendo la testa dell’amico inveì: -Andate via; sciacalli! – . Cominciarono ad affluire altre persone ed una donna annunciò che era stata chiamata l’ambulanza. Ci volle del tempo ed arrivò invece prima una televisione locale che chiese ai presenti “com’è successo?” presagendo un epilogo criminale in quella zona di periferia da tempo luogo di scorrerie delinquenziali, e la gente indicò Ramon come l’uomo che lo aveva visto morire. La salma venne ricoperta da un telo e quando l’ambulanza la portò via, Ramon intervistato fu prodigo di particolari anche sulla vita del suo amico. Alla fine dell’intervista egli chiese se sarebbe stata mandata in onda e l’operatore stupito gli rispose che “non siamo qui per uno sfizio. Va in onda nel telegiornale delle venti”. Quando tutto il clamore si dissolse Ramon, guardandosi su un moncone di specchio, commentò: -Mi è andata meglio che a Fiorenzo perché almeno qualcuno mi ha intervistato mentre per lui è stata una chimera-
Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Una sera gruppo di quattro ragazzi marciò allineato, calcando il passo, in un vicolo del centro occupandone tutta la sede stradale. Dotati di mazze e caschetti da baseball prima di arrivare in quel punto nessuno aveva osato sfidarne lo sguardo, durante il loro passaggio, come altre volte durante le loro scorrerie. Si chiamavano con i loro soprannomi, che non avevano l’impronta e l’autorevolezza di una “sentenza popolare” bensì erano stati scelti da loro stessi; tutti facevano riferimento a nomi di animali feroci o personaggi di film famosi con lo scopo di incutere timore; una sorta di etichetta per accreditarsi con nomi di rapaci, serpenti e gangster.
Gino Benvenuti da Nero Beffardo
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Un uomo di circa cinquant’anni di nome Fred alle prese con una serie di debiti rispondendo ad una serie di test e superato un colloquio importante, accettò la proposta di un istituto tecnologico per fare da cavia ad un progetto per la costruzione di un avambraccio bionico. Ciò permetteva a lui sia il potenziamento di qualsiasi gesto prensile sia una serie di lucrosi eventi pubblicitari già programmati. La sua assoluta novità consisteva nel fatto che questa protesi poteva essere rimossa e così chiunque la usasse poteva svitarla dalla sua base ancorata sulle ossa del braccio e depositarla nel suo astuccio. Tutte le sere prima di andare a letto si toglieva il congegno per poter dormire senza problemi ed una sera, improvvidamente, invece di metterlo subito nello specifico contenitore, lo appoggiò sul comodino.
Racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Totò usava dire che “la morte è una livella” perché essa non fa sconti a nessuno. Azzera tutto e mette tutti sullo stesso piano senza discriminazione di classe né di genere. In realtà c’è anche un’altra contingenza che fa scomparire temporaneamente le differenze e cioè il “buio” per cui anche i “rospetti”, gli esseri deformi o addirittura antipatici possono provare una volta nella vita quello che alla luce non proverebbero mai.
un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Chi fra tutte le persone che hanno sentito per la prima volta “l’effetto” dell’eco, non è rimasto stupito oppure turbato?. Nessuna ed avrà però pensato sicuramente “da dove proviene questa voce misteriosa che ripete le mie parole?”. Una mattina presto Amleto, partendo per la consueta passeggiata, dopo una mezzora pensò di fare una sosta e, dando uno sguardo attorno a sé, rimase estasiato da quell’imponente massiccio alpino che si stagliava davanti a lui.
Immaginava di poterlo toccare anche perché da giovane si era cimentato in scalate anche rischiose, tra squarci ed anfratti nella roccia, che ormai aveva relegato nel cassetto dei ricordi. Munito di binocolo cominciò ad osservare, verso una zona dove i faggi e gli aceri erano scomparsi, e la montagna mostrava gli ultimi ciuffi di una vegetazione rada e sporadica insieme ad una distesa di larici. Dopo questa fuggente ricognizione voltò il binocolo in basso.
La vista di una coppia di passeggiatori con piccoli zainetti gli consigliò di riporre il binocolo per togliere da una tasca un potente cannocchiale. Notò che il loro passo non era quello di persone che avessero confidenza con quei luoghi, verso le quali egli nutriva sempre uno strano risentimento in quanto andava ripetendo spesso “la montagna ai montanari”. -Questi intrusi vengono in montagna calpestano tutto senza criterio, lasciano rifiuti e senza esperienza si infilano in situazioni insidiose- borbottò mentre continuò la sua osservazione. Quello che non riuscì a decifrare furono le loro fisionomie in quanto erano occultate dal cappuccio del giubbotto e dalle sciarpe che coprivano loro la bocca, unitamente agli occhiali scuri da sole.
un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Da tempo una parrocchia era entrata in uno stato di fibrillazione a seguito di animate discussioni e l’oggetto del contendere non erano le questioni di principio come l’interruzione della gravidanza o la genetica oppure l’eutanasia, bensì la gestione economica ritenuta scriteriata dai fedeli e gli scandali di natura sessuale verificatisi di cui si mormorava nella zona.
La chiusura da parte del vescovo, rispetto a richieste di confronto con i fedeli, per affrontare i problemi di questa canonica, ebbe la conseguenza di evitare qualsiasi contatto con la stampa con la speranza che, non dando a certe rimostranze alcuna rilevanza, tutto si sarebbe esaurito senza clamore; egli però non aveva tenuto conto della esasperazione che serpeggiava tra i presenti. -I panni sporchi si lavano in casa- aveva detto una volta il prete al termine della sua omelia domenicale a cui seguì un “vogliamo sapere; basta con questa strategia del silenzio” urlato da un tizio dal fondo della chiesa subito applaudito da molti fedeli. A seguito di questa rimostranza il sacerdote pensò bene di finire subito la sua omelia, che si era protratta oltre ogni previsione.
Essa era divenuta un problema e più di una persona aveva mostrato il desiderio di andare ad ascoltare la funzione religiosa in un’altra chiesa, perché le sue omelie erano notoriamente verbose e prolisse generando noia e sbadigli tra i presenti. Su questo aspetto il prete aveva ricevuto un amichevole consiglio da chi nella diocesi era preposto alla comunicazione religiosa. Una volta verso la fine della sua omelia. il sacerdote, constatando che essa fosse disturbata da un fitto parlottio ed alcune persone si fossero addormentate, decise arbitrariamente di interromperla “per redarguire questa caduta di interesse”.
Suscitò un brusio che diventò clamore e dopo contestazione mentre alcuni si erano già allontanati con un pacchetto di sigarette e l’accendino in mano. Un’ altra volta, venendo cronometrato, raggiunse il tempo di quaranta minuti. -Oggi ha fatto il record! – . -Ma che fa? – . -Una conferenza signora- . “Vogliamo sapere col massimo di trasparenza” divenne in breve lo slogan dei contestatori a cui se ne affiancarono altri come “Eminenza vogliamo trasparenza” ed anche qualcuno particolarmente caustico “Sesso, coca e rock ne abbiamo piene le bollock” che fece imbestialire il vescovo.
Cominciò un tiro alla fune tra un manipolo di fedeli, che aumentavano di giorno in giorno nel sottoscrivere puntualmente dei comunicati, e le gerarchie ecclesiastiche ed una Domenica la messa vide una partecipazione ridotta perché molti fedeli, tra cui molti giovani, si erano radunati sul sagrato della chiesa ed avevano dato luogo ad una sorta di comizio. La situazione diventò pesante quando a seguito di una serie di assemblee, con discussioni ferventi promosse dal corpo di fedeli, fu presa la decisione di fare una contro-omelia sul sagrato della chiesa.
Un gesto simile di ribellione inconsueta suscitò scalpore e di questa situazione cominciò ad interessarsene la stampa. Fu un gesto dirompente che, annunciato tempestivamente ai giornali cittadini, ebbe molto spazio sui quotidiani locali e sollecitò anche l’interesse delle emittenti radiotelevisive. Interviste, comunicati, servizi televisivi convinsero il vescovo a prendere una decisione. Con un comunicato venne fatto presente che “a causa di impegni inderogabili già programmati non sarà possibile per la prossima Domenica essere presente alla funzione religiosa rimandando però alla successiva festività la mia presenza per incontrare il corpo dei fedeli”.
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Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Silvia, una signora di poco più trenta anni, di statura medio alta, carnagione chiara e capelli rossi, si era trasferita, a seguito del suo matrimonio, in un appartamento di recente costruzione nella media periferia della città e questo le comportò di attenuare progressivamente quei rapporti di amicizie, che avevano caratterizzato la sua infanzia e la sua prima gioventù nella vecchia residenza paesana, dove si era sposata.
Un Venerdì sera intorno alle 18 il televisore di Federica, tornata da pochi minuti in casa insieme al figlio, cominciò a lampeggiare. Le immagini si alternarono ora sfuocate ora più luminose, con frequenze sempre più lunghe fino a che un secco zac, preluse ad uno spegnimento totale; la luce elettrica in casa continuò invece a funzionare. Dopo un paio di minuti sul video annerito comparve un messaggio in inglese che si dipanava come se fosse stato scritto da una telescrivente ed al termine del quale si rese noto che sarebbe stato tradotto. Lei che conosceva l’inglese aggrottò la fronte ma al momento, per non allarmare il marito ed il figlio, tacque.
In un paese agricolo sviluppatosi nel corso del tempo lungo una strada provinciale, che sembrava una retta verso l’infinito, venne inaugurato in un appezzamento di terreno esterno ad essa, un locale di grandi dimensioni reclamizzato con un’insegna circolare nel cui centro campeggiava la scritta “tutto con il tuo smartphone” che lampeggiava di continuo con colori diversi; per chiunque passasse di lì fino a tarda notte era impossibile non notarla. Era un giorno festivo e Matthias dopo aver fatto la doccia uscì di casa mentre la famiglia stava facendo colazione. Salutò con un cenno della mano e togliendo dall’attaccapanni il suo cappello da baseball, di cui era molto appassionato e praticante, si diresse verso il locale.
Scambiò un cenno di saluto con una sua amica e, dopo uno sguardo all’insegna, iniziò a percorrere un vialetto delimitato da una staccionata in legno, per arrivare all’ingresso dell’Internet Cafè. Qui si fermò per osservare un pannello disegnato come un fumetto, che rappresentava un dialogo come dimostravano i balloon tra un cliente giovane seduto al tavolo che chiedeva alla cameriera “posso ordinare?” e lei che rispondeva “non ti affaticare a parlare. C’è lui che parla per te” indicando un cellulare. Sorrise e superato l’ingresso, salutò con un cenno della testa il barista, che rispose toccandosi il cappello da cowboy, e si diresse verso una sala chiusa da una porta le cui ante avevano un cartello adesivo con la scritta Internet Cafè.