Che cosa desidereresti prima di morire? – chiese cinicamente Ramon, all’amico Fiorenzo un povero derelitto di cui ormai era palese come la sua esistenza, costellata da privazioni ed una misera condizione sanitaria, gli riservasse solo qualche mese di vita.
-Vorrei apparire una volta in televisione e raccontare la mia vita con tutti i miei travagli. Delle volte mi domando “se io in questa vita non sono comparso nemmeno una volta, cosa sono vissuto a fare?”- .
-Che discorsi sono codesti! Hai avuto dei genitori, dei figli che ti ospitano a turno e ti danno da mangiare- argomentò Ramon.
-Sì è vero ma non vedono l’ora che me ne vada; me ne accorgo, cosa credi? – ribatté Fiorenzo.
-Quando sarai morto anche casualmente ti citeranno magari dicendo “ti ricordi il nonno Fiorenzo?” oppure “Se fosse vivo il povero Fiorenzo chissà cosa direbbe”- obbiettò l’amico credendo di consolarlo.
-Cosa hai capito! Mi piacerebbe che almeno una volta qualcuno mi inquadrasse anche per pochi attimi oppure mi intervistasse anche su un problema di scarsa importanza- insisté intristito Fiorenzo.
-Se tutti venissero intervistati oppure ripresi non basterebbero tutti i teatri del mondo e tutte le emittenti. Lascia perdere tanto non ti cambierebbe la vita-.
Per un attimo Fiorenzo tacque guardando negli occhi l’amico e dopo riprese a parlare: -Lo sai perché non mi degnano di uno sguardo? Perché sono un disgraziato, vestito male ed incurvato dal dolore che mi affligge. Sono una maschera che non può apparire nel carnevale della vita proseguì cominciando a tossire insistentemente fino a lacrimare. Per un attimo diventò cianotico, impressionando anche l’amico, però dopo riuscì a domare quella sua tosse sorda ed insidiosa, che gli provocava una sorta di pizzicore lungo la trachea difficile da domare nell’immediato. Tornò a respirare di nuovo con regolarità dopo essersi pulito la bocca con un cencio laido. L’amico gli dette la sua boccetta d’acqua e lui ne bevve un sorso.
-Mi hai fatto impaurire…avevi gli occhi sbarrati- affermò Ramon nel richiudere la boccetta. Rimasero in silenzio l’uno davanti all’altro e Fiorenzo ad un certo punto spalancò la bocca accennando a parlare senza riuscirvi. Afferrò il braccio dell’amico e roteando gli occhi cercò di emettere qualche parola.
-Che c’è Fiorenzo dimmi? – chiese l’amico trasalendo ma in quei momenti, che sembrarono un’ eternità, egli continuò a chiamarlo con una voce sempre più forte fino a gridare: -Parla Fiorenzo, parlami per favore! Aiuto!- . L’amico barcollò e per un attimo comparve sul suo volto un sorriso, che sembrò annullare tutte le rughe e dopo lentamente si afflosciò, scivolando come un cencio, lungo il corpo dell’amico che invano cercò di risollevarlo. -Aiuto, aiuto- berciò Ramon chiedendo istintivamente un soccorso guardandosi attorno. Riuscì comunque a richiamare l’attenzione di un passante, presto affiancato da altri che, qualificandosi come infermiere si fece largo e chinandosi verso Fiorenzo dopo avergli toccato il collo, guardando le gente, scosse la testa:
-È morto! – . A quelle parole alcuni giovani cominciarono impietosamente a fotografarlo con i propri cellulari mentre Ramon sorreggendo la testa dell’amico inveì:
-Andate via; sciacalli! – . Cominciarono ad affluire altre persone ed una donna annunciò che era stata chiamata l’ambulanza. Ci volle del tempo ed arrivò invece prima una televisione locale che chiese ai presenti “com’è successo?” presagendo un epilogo criminale in quella zona di periferia da tempo luogo di scorrerie delinquenziali, e la gente indicò Ramon come l’uomo che lo aveva visto morire. La salma venne ricoperta da un telo e quando l’ambulanza la portò via, Ramon intervistato fu prodigo di particolari anche sulla vita del suo amico. Alla fine dell’intervista egli chiese se sarebbe stata mandata in onda e l’operatore stupito gli rispose che “non siamo qui per uno sfizio. Va in onda nel telegiornale delle venti”. Quando tutto il clamore si dissolse Ramon, guardandosi su un moncone di specchio, commentò: -Mi è andata meglio che a Fiorenzo perché almeno qualcuno mi ha intervistato mentre per lui è stata una chimera-
Gino Benvenuti