CHE COSA È UN “BOT”

FONTE: Facebook Claudio Del Lungo 31-1-25

CHE COSA È UN “BOT”: IL PROSSIMO INCUBO SEMI-INTELLIGENTE DELLA RETE

Un BOT è un programma per computer progettato per imitare o sostituire le azioni di un essere umano eseguendo attività automatizzate e ripetitive.
Abbreviazione di “robot”, un bot può svolgere le attività con una velocità e un’accuratezza decisamente maggiori rispetto a un utente umano.
Esistono molti tipi di bot che eseguono diversi tipi di attività, e i bot sono una parte sempre più crescente del traffico Internet.
I bot ricoprono una grande varietà di ruoli in Internet e generano più della metà del traffico in rete.
Si trovano correzioni su Wikipedia (quanto meno discutibili) effettuate da BOT che in automatico scansionano la rete e inseriscono parole o frasi che, la razionalità dell’IA considera logiche, ma che spesso sono solo distorsioni.
L’ultima che ho trovato attribuiva ad un re, la dinastia di re d’Italia fra il XIV e il XVI secolo, collegando stirpi reali europee senza senso.
Insomma, qualche finta intelligenza robotica, si sta sostituendo all’intelligenza umana e sta manipolando le informazioni in rete.
Preoccupatevi molto, perché di questo passo non distingueremo più le informazioni o le notizie dai falsi robotizzati.

Claudio Del Lungo, 31-1-25

Bellissimo Tango prendimi per mano

Caterina Betti
FONTE Facebook 26-1-25

Bellissimo Tango prendimi per mano
Bellissimo Tango, fino a che non mi fai ballare
Quanto può essere dolce se mi fai ballare?
Quanto durerà, baby se balliamo?
“Bellissimo tango” di Hindi Zahra

Caterina Betti illustratrice

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La Memoria

FONTE Facebook Gianpasquale Santomassimo 27-1-25

Ero molto favorevole al Giorno della memoria.
Nei termini in cui venne istituito nel luglio 2000: ricordo non solo della Shoah ma anche di tutte le altre vittime dello sterminio, come dei deportati politici e degli internati militari italiani. Quest’ultima categoria (gli IMI) stava particolarmente a cuore al Presidente Ciampi e ricordo che i giornali ne parlarono molto commentando la legge (oggi credo che nessuno ne abbia memoria).
Partecipai anche alla prima giornata l’anno successivo. Mi era stato chiesto di fare la relazione storica, in un Auditorium pieno di scolaresche accompagnate dai professori (studenti che seguivano con interesse e continuarono a farlo per qualche tempo, prima che la ritualità sommergesse tutto),
Capii subito però che qualcosa non andava. Dopo di me il rabbino nel suo discorso si lanciò in una equiparazione tra Hitler e Arafat, e l’assessore alla Cultura si mise a glorificare la squallida guerricciola che il suo partito aveva condotto nei Balcani, presentata come risposta all’Auschwitz dei nostri giorni.
Da allora non partecipai più a queste ritualità. Collaborai a iniziative della Comunità ebraica, che allora aveva come animatore culturale Ugo Caffaz, persona colta e competente, sincero democratico. Con lui feci qualche iniziativa ai Festival dell’Unità e soprattutto partecipai a Firenze a un grande convegno internazionale nel 2012 (metto il rinvio in nota), dove tutta la problematica veniva svolta in termini storici nuovi e lontanissimi dalla ritualità.
Ma oggi la comunità ebraica fiorentina sembra essersi fascistizzata come gran parte delle altre comunità italiane, divenute semplici emanazioni di uno Stato straniero, e in particolare sembra caduta in mano ad affaristi renziani, con probabili legami con il Mossad. Tutte ragioni che sconsigliano fortemente di averci a che fare, ora e nell’immediato futuro.

Gianpasquale Santomassimo, Facebook 27-1-25

COL CAPPELLO IN MANO

di Anna Maria Guideri


sovranisti, sovrani e sudditi

La vittoria di Trump ha spazzato via in un colpo solo i velleitari sovranismi nostrani e ha innalzato fino alle stelle i sovrani americani: Trump e Musk. Cosa resta della spocchia sovranista di Giorgia Meloni e della residuale dignità culturale e storica di un’italietta la cui leader si spella le mani per applaudire le cazzate di Trump con l’intento palese di propiziarsene i favori per ottenere sconti daziari e qualche briciola da raccogliere sotto il tavolo delle trattative internazionali? Siamo ancora sovranisti? Certo, ma non sovrani. Amiamo i sovrani altrui e ne siamo sudditi. Disposti a svendere la nostra – se pur malconcia – democrazia – ai più forti della terra, subendone le condizioni inaccettabili in termini di perdita dei diritti umani, dell’autonomia, della dignità. Tutto per avere qualche sconto con i saldi di fine stagione … democratica. E tutto si tiene, anche l’allineamento degli opinionisti progressisti di solito non allineati che, obtorto collo, fanno buon viso a cattiva sorte e valutano con prudenza, ma anche con malcelata speranza, grazie alle “grazie” di Donna Giorgia, la possibilità che il nostro paese possa far parte della rosa dei favoriti dalla benevolenza del grande tycoon. E se poi a rimetterci è l’Europa, come del resto è da sempre nei disegni di questa destra, che ce ne cale? La svendita dell’Europa godrà della copertura offerta dal sacrosanto diritto alla sopravvivenza. E’ la realpolitik, bellezza! Trump, ricordati di me, ricordati degli amici … In perfetto stile Guzzanti-Rutelli-Sordi, l’Italia rappresentata dalla Meloni si piega ai sovrani megagalattici e si appresta a fare il tappetino … nero!

Anna Maria Guideri, 23-01-2025

L’età dell’oro di Donald Trump

FONTE Massimo Lensi Facebook 21-1-25

L’ex sindaca di Torino Chiara Appendino è stata condannata dalla Corte di Appello del capoluogo piemontese, a seguito del rinvio della Cassazione, a un anno cinque mesi e ventritré giorni per i fatti di piazza San Carlo del giugno 2017: il panico che travolse tutto e causò centinaia di feriti e la morte di due persone durante la visione della finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid.
La condanna è stata possibile in base al principio della responsabilità oggettiva, tipica del diritto civile, in cui una persona può essere ritenuta responsabile di un danno, indipendentemente dalla presenza di colpa o dolo nella sua condotta. È possibile essere esonerati dalla responsabilità solo provando di avere adottato tutte le misure possibili per prevenire il danno. In alternativa, occorre la prova del caso fortuito o della forza maggiore, ai quali è equiparato il fatto.
Nel diritto penale internazionale la responsabilità oggettiva non esiste. L’accusa deve infatti provare il dolo nelle varie forme tipiche previste dalla consuetudine: dolo eventuale, dolo intenzionale, dolo speciale (per il crimine di genocidio). Per il gruppo dei crimini contro l’umanità pare ormai che la consuetudine accetti anche la colpa grave, ma solo per alcune fattispecie integranti quei crimini.
Balthazar Ayala era un giudice militare nei Paesi Bassi asburgici della seconda metà del Cinquecento. Un personaggio singolare, che fece incazzare Ugo Grozio come uno scimpanzè a causa del suo De iure et officiis bellicis et disciplina militari (1582), al quale il babbo del Giusnaturalismo rispose da par suo quarantatré anni dopo con il De iure belli ac pacis (1625). Il tema era la dottrina della guerra giusta (bellum iustum) in relazione al nascente diritto delle genti (ius gentium).
Per Ayala giusta era la guerra legittimamente indetta e condotta da coloro che ne hanno il potere. Attenzione: l’unica condizione era semplicemente avere il potere. Dietro questa concezione della guerra, si capisce bene, vi era una precisa visione politica di mutazione nella percezione dell’Impero Asburgico.
Proviamo a pensare ora a tutte le cazzate che sta sparando Donald Trump: dalle stupidaggini su Panama e sul Canada, al petrolio da succhiare ovunque, alla Groenlandia da occupare manu militari e alla “remigrazione” (Sic!) dei migranti “clandestini”. Fino alla boutade del pacifismo umanitario per la striscia di Gaza e l’Ucraina, due guerre da appisolare ogni tanto con qualche tregua al semolino. E alle cazzate sul suprematismo dell’uomo bianco cattolico eccetera. E ora pensiamo alla “responsabilità oggettiva” e al concetto di panico.
Del resto, Trump non credo avrebbe problemi a far sbarcare i marines all’Aia se solo la Corte penale internazionale si azzardasse a incriminarlo o anche solo per dare una mano all’amico Putin.
Beh, tornando a Balthazar Ayala, Trump ora ha il potere.

Massimo Lensi Facebook 21-1-25

La storia si ripete

FONTE Pierluigi Sullo Facebook 21-1-25
TITOLO REDAZIONALE La storia si ripete

Facciamo un gioco. Immaginate di essere un cittadino francese, è il 1939, aprile, una bella primavera, siete non proprio iscritti ma simpatizzanti del Partito comunista, delusi perché il Fronte popolare ha preso le elezioni dopo averle vinte nel ’36. Ma la delusione principale è la vittoria di Franco nella guerra civile spagnola, migliaia di esuli alla frontiera, trattati molto male delle autorità francesi, e dopo che il governo di sinistra ha rifiutato di aiutare la repubblica spagnola nell’illusione di non provocare una escalation in Europa, mentre Hitler e Mussolini mandavano truppe e aerei in soccorso dei fascisti spagnoli. E a proposito, i giornali raccontano imprese ignobili dei nazisti in Germania, e i fratelli Rosselli sono stati massacrati da poco, in Francia, da sicari assoldati dl regime di Mussolini. Il quale l’anno prima ha fatto da finto regolatore della politica europea, a Monaco, con il risultato che, per placare Hitler, Francia e Gran Bretagna hanno regalato alla Germania la Cecoslovacchia.
Vi alzate la mattina di malavoglia, scendete al Bristrot e annusate un gran puzzo di guerra, che, ancora non lo sapete, scoppierà di lì a qualche mese e comporterà quattro anni di occupazione nazista della Francia, la deportazione degli ebrei, un governo collaborazionista a Vichy, ecc. Non è ancora successo, ma sentite il prurito sulla pelle, la miccia brucia. E il colpo di grazia l’avete avuto quando il compagno Molotov, ministro degli esteri dell’Unione sovietica, ha firmato un patto di non aggressione con Ribbentrop, ministro degli esteri di Hitler. Ma come, proprio l’Urss?
In compenso, negli Stati uniti c’è sì un presidente progressista, Roosevelt, ma la tempesta isolazionista, la spinta di personaggi come Lindbergh, l’aviatore simpatizzante del nazismo, “America First”, è tale che, anche questo non lo sapete ancora, gli Usa entreranno in guerra solo quando i giappnesi massacreranno Pearl Harbor, nelle Hawaii, alla fine del 1941.
Ci vorranno una guerra mondiale, cinquanta milioni di morti, una resistenza sanguinosa in Francia, per uscire da questa stanza dei mostri e fondare un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione, la pace, i diritti universali, la democrazia, e anche la guerra fredda rispetterà molti limiti. Reggerà molti decenni, questo assetto. Fino all’arrivo di Trump e dei sette nani che lo seguono.

Pierluigi Sullo, Facebook 21-1-25

Due facce, stessa medaglia

FONTE Facebook Pina Fasciani 20-1-25
Con un’aggiunta di Gianpasquale Santomassimo, 21-1-25

Si è insediato, ha preso possesso delle istituzioni che ha assaltato, ha arringato il mondo il presidente incriminato, ha parlato di pulizie feroci di immigrati, di sviluppo di armi per ridurre in polvere chiunque si azzardi a mettere in questione il primato americano. Promette fuoco e fiamme, guerre stellari, guerre terrene tutte condite dal delirio di onnipotenza.
Questo è il nuovo presidente degli USA, che mostra i muscoli e che fa seguito al demente presidente USA, che ha mostrato i muscoli preda di altrettanti deliri.
Sono figli della stessa madre, la pretesa.
Una nefasta pretesa, quella di condurre il gioco del destino del mondo, senza scrupoli, senza limiti. Tra repubblicani e democratici c’è piena sintonia, come c’è sintonia nel definire chiunque si opponga a nemico, a soggetto criminale, da spezzare, affamare, isolare, negare.
I nemici sono presto detti, la Russia di Putin, che si permette di intervenire per opporsi agli insediamenti Nato ai suoi confini, la Cina che minaccia il primato economico, tecnologico, commerciale degli USA, a seguire tutti i paesi che hanno relazioni positive con questi nemici, a partire da molti Stati africani, del sud asiatico e americano.
Sono uniti in questo repubblicani e democratici, sono “diversamente” simili.
Il diversamente si concretizza solo su alcuni fronti, ben limitati, i diritti civili individuali, a scapito dei diritti collettivi e sociali.
E proprio sui diritti individuali si incanala il falso scontro tra democratici e repubblicani. Falso perché fa comodo apparire “liberi” a differenza delle “dittature” che negano tali diritti.
Su questo si costruisce la narrazione mainstream celando la sostanziale coincidenza di interessi tra i due fronti. Chi regge questo gioco è complice, colpevolemente.
Lo è la Meloni, lo è Zeleskij, lo sono i “liberal”, i finti di “sinistra”, e tutti quelli che non si misurano sul progettare con le idee un mondo fuori da questo gioco perverso, distruttivo.
Chi sta al gioco è fascista in sé, perché il fascismo è la negazione stessa delle idee, dell’azione ribelle collettiva, della soggettività politica autonoma.
Viviamo in un mondo fascista, tecnicista, economicista, esserne consapevoli è un primo passo, ne mancano altri e vanno conquistati, nessuno ci renderà liberi se non noi stessi.
Ps: il comunismo naturalmente è il nemico giurato di tutti costoro, quel comunismo che alla radice, con tutti gli errori che conosciamo, ha comunque “progettato e pensato” un mondo nuovo. È stato sconfitto non perché sbagliato nei fondamenti, ma perché ritenuto minaccioso per quel “mondo libero” che ora ci sta portando alla rovina. Si è usato e si usa tutto per tenerlo a bada, ancora oggi, segno evidente che quel mondo nuovo era un mondo giusto.
La Cina lo ha capito.

Pina Fasciani 20-1-25

S’io fossi …

Premetto che se fossi cittadino americano avrei con ogni probabilità votato per i democratici. Del resto i cittadini statunitensi votano pressoché esclusivamente su questioni di politica interna, e ideologia ed etica di Trump le avverto lontanissime da me.
Detto questo, vista dall’esterno, assistiamo all’uscita di scena, abbastanza ingloriosa, di una delle peggiori cricche di guerrafondai che abbiano esercitato il potere negli Usa.

Gianpasquale Santomassimo, Facebook 21-1-25

Povera America, poveri migranti, povera Italia, e povera Europa

FONTE Facebook Enrico Rossi 21-1-25
su segnalazione di Maria Milani

Buongiorno.
Il discorso di Trump è stato semplicemente spaventoso: un invasato che si ritiene salvato e mandato da Dio e che ha esposto un programma all’insegna di un nuovo fascismo e di un nuovo imperialismo americano.
I punti fondamentali del suo lavoro per i quali il 47esimo presidente degli USA dichiara di avere già pronti 100 decreti sono:
-chiudere il confine con il Messico inviando l’esercito anche a combattere le organizzazioni criminali di quel Paese;
-avviare la più grande deportazione interna della storia americana per cacciare tutti i migranti clandestini;
-riconquistare il canale di Panama, annettere il Canada agli USA, prendere la Groenlandia;
-inondare il mondo di dazi, portando avanti una guerra commerciale contro l’Europa;
-demolire i diritti civili misconoscendo le diversità per tornare ai “soli generi maschile e femminile”;
-bloccare la transizione verso una società ambientalmente più sostenibile;
-riprendere a trivellare per estrarre petrolio e gas senza nessun limite;
-incriminare i giudici che lo hanno indagato.
L’intesa con Putin -forse questa è l’unica nota positiva- consentirà forse di concludere una pace in Ucraina
In platea, tra i politici, spiccavano due capi di stato, l’argentino Milei, e Meloni che applaudiva convintamente i passaggi salienti del discorso, perché -dice- a lui la uniscono “valori comuni”.
Nella sala rotonda del Campidoglio di Washington c’era poi, esultante, il gotha del capitalismo americano: Musk, Bezos, Zuckerberg e altri super miliardari.
Mai come ieri, mai come in quella sala si è visto in modo tanto plastico la verità di ciò che Karl Marx scrisse nel Manifesto del Partito Comunista (1848): il governo è “il comitato d’affari della borghesia”, cioè uno strumento attraverso il quale la classe dominante (la borghesia) preserva i propri interessi economici e politici, gestendo la società in modo funzionale alla propria supremazia.
L’economia, la ricchezza ha conquistato il potere direttamente, ha fagocitato la politica e la usa senza più mediazioni.
I democratici americani con le loro politiche di guerra e con la loro moderazione sul piano sociale e la loro subordinazione al grande capitale hanno consentito che tutto questo avvenisse e ora vengono umiliati e minacciati.
Fuori dalla sala rotonda, al freddo, ci sono i 220mila sostenitori, accorsi per assistere alla cerimonia da ogni angolo del Paese.
Anche questa una novità assoluta e significativa: i ricchi al caldo e la plebe al gelo.
Ma la fede dei sostenitori di Trump, che ha promesso loro di fare di nuovo grande l’America, non ha limiti: “se Trump dice che è freddo, allora è freddo”.
Vedremo presto se nuove elezioni e i meccanismi democratici che ancora sopravvivono negli USA riusciranno a fermare in tempo o almeno a contenere questo nuovo fascismo imperialista.
Intanto Meloni, unica leader europea, si spella le mani per l’entusiasmo, convinta di partecipare a “fare la storia del mondo”, anche se nel ruolo di una servetta utile a divedere l’Europa.

Enrico Rossi, 21-1-25