Il giovane Karl Marx ed Epicuro
Il giovanissimo Karl Marx dedicò la propria tesi di laurea alla
“Differenza tra le filosofie della natura di Democrito e di Epicuro“,
descrivendo quest’ultimo come “il più grande illuminista greco“, ovvero colui che espresse fino in fondo una critica radicale alla religione del tempo a favore dell’autocoscienza umana.
In questa visione Marx dissentiva, tuttavia, con il giudizio negativo formulato dal proprio Maestro, Hegel, circa il pensiero materialistico di Epicuro.
D’altro canto, il materialismo moderno, ed anche quello marxista, attinse molta ispirazione proprio alle fonti dei due grandi materialisti greci, Democrito ed Epicuro, in particolare Karl Marx più da quest’ultimo.
Al punto che sono ravvisabili varie tracce di epicureismo in tutta l’opera marxiana, ivi incluso “Il Capitale”.
Nello specifico, come si evince già dalla lettura della tesi di laurea, il giovane Marx apprezzava del pensiero di Epicuro la teoria del “clinamen”, ovvero della deviazione casuale nel percorso rettilineo degli atomi.
Si trattava di una concezione alquanto innovativa, nella misura in cui annullava il rigido determinismo insito nella filosofia atomistica di Democrito, rimuovendo dal materialismo ogni carattere squisitamente meccanicistico, per introdurre elementi nuovi, di natura dialettica (intesi nell’accezione hegeliana, di movimento), elementi di libertà e casualità nella visione del materialismo di stampo ateistico.
Tali elementi profondamente dialettici connoteranno il “materialismo storico” di Karl Marx e dell’amico fraterno Friedrich Engels. In buona sostanza, senza la filosofia di Epicuro, “il più grande illuminista greco”, probabilmente Karl Marx non avrebbe elaborato la concezione del materialismo storico, alla base del comunismo scientifico…