A Campi Bisenzio, ridente cittadina del contado fiorentino (anche se non si è mai capito cosa avesse da ridere), nel retro del Circolo Arci “La Sponda Allegra”, c’era un tavolo da biliardo dove si giocava un solo gioco, autoctono e del tutto estraneo a quelli che si giocavano in tutti gli altri circoli e sale varie: quali 5 birilli, goriziana, tutti doppi, carambola.
Si potrebbe definire una carambola modificata, che seguiva la regola zen dell’inespresso per cui era stata nominata Katambola (da Katana e carambola). Si giocava con le solite 3 bilie bianca, gialla, rossa: battente avversaria pallino. Il giocatore batteva la bianca che doveva colpire la gialla che colpiva qualche sponda e doveva fermarsi accanto al pallino, ma senza toccarlo. E chi la toccava per primo, gli si levava il diritto al caffè corretto.
Nello, detto “Il Geometra”, non aveva mai studiato geometria, ma sapeva far rimbalzare la gialla anche sulla politica estera.
— “Oggi si gioca suisserio,” disse, mentre si sistemava la stecca come fosse un bastone da passeggio.
Di fronte a lui, Gino “il Sindacalista”, che tirava sempre troppo forte e poi dava la colpa al governo.
— “e cerca di un toccà la rossa pepprima …” disse Gino.
— “Va ia bischero,” rispose Nello. “La rossa si rispetta. Come la suocera: la si sfiora, ma mai si provoca.”
Tirò. La bianca colpì la gialla. La gialla rimbalzò su tre sponde, fece cadere un bicchiere di chinotto e si fermò accanto alla rossa ma proprio accanto che un ci passava un capello.
— “Oh, ma che sei i’ Cacini?” disse Gino.
— “No, e son di Campi,” rispose Nello. “E qui si gioca con la testa, mica co’ i’cculo; e anche quando si tira forte gli’è pe’ tirà tre vorte, e non per ruzzolà le palle.”
Il circolo esplose in applausi e grida di giubilo fragorosamente campigiani, di quelli che li sentono anche a Prato.. Il presidente gli offrì una schiacciata con l’uva. E la rossa, per la prima volta, sembrò sorridere.
E poi tutti a mangià la pecora.
Gian Luigi Betti 6-11-2025
