Ahi serva Europa di dolore ostello
Riflessione del 4 maggio da parte di un’anziana donna scoraggiata
L’uomo dal ciuffo biondo e dal culo di gallina al posto della bocca (così chi non se la sente d’inchinarsi per baciarlo di dietro, può farlo orgogliosamente di fronte, con lo stesso risultato) ha ottenuto quello cui mirava: lo sfruttamento delle terre rare in Ucraina; ora non gli resta che aspettare che la striscia di Gaza sia liberata da quei fastidiosi mosconi in veste di palestinesi che si ostinano ad occuparla e può allegramente disinteressarsi di quello che combineranno gli europei, sempre che – ovviamente – mantengano la promessa di 50 miliardi di importazioni in più dal suo paese che, com’è noto, finora è stato sfruttato ignobilmente dai comunitari. Non lo faranno Papa ma, a questo ci arriva anche da solo, se ne farà una ragione. Non faranno Papa neanche il suo cardinale di riferimento, quello che dovrebbe ‘fare il lavoro’, e questa non è una bella cosa ma… sarà per la prossima volta.
Finiranno infatti, gli europeidioti, a darsele fra di loro con armi americane e questo aprirà un bel mercato.
Perché gli europei, diciamo la verità, son millenni che se la danno con alterne vicende; senza arrivare all’impero romano e alle successive orde barbariche scese fino a Roma, gli spagnoli se le davano con la Francia, la Francia con l’Inghilterra, la Prussia stava in mezzo e andava un po’ qua e un po’ là. L’Italia non esisteva. ‘Franza e Spagna purché se magna’ dicevano gli italici, anche se più della metà stavano fra il Papato e l’impero austro ungarico, e forse non avevano torto. Poi si sono uniti e da lì è iniziata un’altra storia, non sempre gloriosa. Gli zar si allargavano fuori dal loro cortile (peraltro assai ampio ma poco appetibile di là dagli Urali, vuoi mettere al di qua!) verso i Balcani e la Scandinavia. La Russia deve essere considerata europea, che ci piaccia o meno: alla corte la lingua ufficiale era il francese e la costruzione di San Pietroburgo è stata affidata a un architetto italiano, poco noto in patria (che peraltro ancora non esisteva) ma molto stimato dall’aristocrazia russa.
Le influenze e le espansioni andavano e venivano, come le onde del mare; in Alsazia e Lorena non lo sapevano neanche gli abitanti se dovevano considerarsi francesi o tedeschi. Di fatto, se francesi e tedeschi sono arrivati fino alla periferia di Mosca, i Russi non sono mai arrivati a Parigi. A Berlino sì, ma ricacciando indietro gli invasori. Che poi Berlino l’hanno resa ai tedeschi, senza colpo ferire. Certo, Gorbacev ed Eltsin (molto amato dagli americani e incerto fino all’ultimo se il whiskey fosse meglio della vodka) non erano Putin. E su questo non c’è dubbio. Ma che, con oltre 20 milioni di morti, i russi abbiano contribuito a vincere la seconda guerra mondiale, non ci sono altrettanti dubbi. Sono stati anche i primi ad entrare ad Auschwitz e a constatare che era peggio dei loro gulag siberiani, anche se Benigni non è d’accordo. E che ora Zelensky, forte della recente ed effimera amicizia con il biondo in epigrafe, minacci chiunque osi festeggiare sulla piazza rossa, mi sembra un tantino esagerato. L’altro, il nemico degli europei, non l’ha presa bene. Francamente, non l’avrei presa bene neanche io, nei suoi panni. Il biondo se la ride e conta i soldi di una bella ricostruzione su ampia scala, mentre io rabbrividisco. Che 80 anni di pace siano un tantinello troppi? La Storia (quella del passato che si può guardare con una certa obiettività) ce lo dovrebbe insegnare. Invece no. Non preparerò lo zainetto con le medicine e le scatolette per 72 ore perché non m’interessa sopravvivere sulle macerie del ‘mio’ mondo.
Fine dell’analisi scolastica di una ex liceale molto datata.
Un bel pippone, ma avevo bisogno di farlo. Per me stessa e per i superstiti, se ce ne saranno. Perché questa diavoleria di internet ci sopravviverà, di sicuro.