La strana crisi dell’editoria italiana

FONTE Facebook Cinzia Zanfini Nuovo 21-6-25
LINK a Loredana Lipperini Come salvare l’editoria italiana? Wu Ming 1 ha un’idea
TITOLO redazionale

“L’editoria italiana? È come un incidente al rallentatore!”

Ma Wu Ming 1 ha la soluzione (e vi farà cambiare idea su tutto).
Mentre tutti piangono che “nessuno legge più”, lui gira l’Italia con 130 presentazioni e vende migliaia di copie faccia a faccia.
Plot Twist: Il problema non sono i lettori!
I numeri shock:
• 1980: 43 milioni di libri venduti
• 2024: 103 milioni venduti (più del doppio!)
• Ma: dai 15mila titoli del ’80 siamo passati a 85MILA nel 2024
Capito? È come se aprissero 6 ristoranti dove prima ce n’era uno, poi si lamentano che non c’è abbastanza gente per riempirli tutti!
La filosofia “no social, yes party” di Wu Ming:
Zero Instagram
Zero TikTok Zero selfie
SOLO incontri veri
Risultato? La gente si ricorda di lui perché l’ha visto dal vivo, non perché ha scrollato una storia.
“Chi viene a una presentazione sta già facendo qualcosa di rivoluzionario” – e ha ragione!
La morale della favola:
Mentre tutti corrono dietro ai cuoricini virtuali, Wu Ming dimostra che il vero potere è ancora negli incontri reali.
I gruppi di lettura stanno esplodendo ovunque. I booktoker vanno e vengono. Ma chi costruisce comunità vere… resta.
Spoiler alert: Nell’intervista completa racconta perché considera ogni presentazione un atto politico e come ha trasformato il suo libro in un “coltellino svizzero” per i territori.
Una lezione di vita (e di marketing) che vale oro.

Link per leggere tutta l’intervista a Loredana Lipperini su Lucy sulla Cultura!

Sul Rapporto ISPI 2025 di Gian Luigi Betti

Report ISPI 2025. L’ora della verità a cura di Alessandro Volpi e Paolo Magri
Il volume è scaricabile dal sito ISPI Istituto per gli Studi di Politica Internazionale
Una scheda è stata pubblicata su 42 rosso (vedi Link)

Il mondo secondo il Rapporto ISPI 2025: dominio, crisi e fallimento dell’ordine liberale
Gian Luigi Betti

Che tu possa vivere in tempi interessanti

Il Rapporto ISPI 2025, curato da Alessandro Colombo e Paolo Magri, getta uno sguardo lucido su un mondo attraversato da crisi globali e da profondi mutamenti negli equilibri geopolitici. Dopo la vittoria nella Guerra fredda, gli Stati Uniti si sono ritrovati padroni incontrastati del sistema internazionale. Ma anziché costruire un ordine stabile e cooperativo, hanno scelto di dispiegare la loro supremazia finanziaria, economica e militare per esercitare un dominio globale di natura neocoloniale.

All’ombra delle bandiere ideologiche del liberismo, Washington ha imposto un nuovo sistema di vassallaggio planetario, servendosi anche di strumenti apparentemente neutri come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale. Hanno sfruttato il lavoro povero del Sud globale, trasformato il dollaro in una moneta di speculazione e ricatto, e dettato regole ferree a quelli che chiamano “alleati” – in particolare gli europei, ridotti fin dal secondo dopoguerra a ruoli subalterni sotto stretta sorveglianza.

Tutto questo è stato mascherato dalla retorica trionfalistica della “fine della storia”: la promessa di un mondo finalmente libero e pacificato sotto la bandiera della democrazia e del mercato. Ma, come accadde già a Napoleone e poi a Hitler, il mondo si è rivelato un boccone troppo grande da digerire. La tanto vagheggiata pace universale si è rivelata una Pax Americana nel senso più oscuro del termine, ricordando il passo di Tacito: «Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant» – dove fanno il deserto, lo chiamano pace.

Le crisi attuali – il confronto tra Stati Uniti, Russia, Cina, BRICS e il “resto del mondo” (con l’Unione Europea assente ingiustificata) – e le guerre in aumento di cui raramente si comprende il senso, testimoniano almeno due verità fondamentali. Primo: gli Stati Uniti non governano più il mondo, e il principale responsabile di questa perdita di egemonia è proprio l’eccesso di ambizione imperiale. Hanno peccato di gola nel momento decisivo e ora soffrono di un’indigestione di potere mal gestito. E, quel che è peggio, non sembrano aver imparato nulla: continuano ad annaspare, incapaci di riconoscere i propri errori, ormai privi della legittimità necessaria a guidare l’ordine globale.

Secondo: il cosiddetto “mercato”, in realtà un capitalismo monopolistico e predatorio, contiene in sé i germi dell’autodistruzione. Le guerre non sono eccezioni ma conseguenze sistemiche: esiti logici di un modello che genera instabilità, competizione sfrenata e disuguaglianze intollerabili.

Il Rapporto ISPI 2025 rappresenta una lettura preziosa per comprendere la profondità di questo passaggio storico. Ancor più utile se affiancato a un altro testo dello stesso Alessandro Colombo: Il suicidio della pace. Perché l’ordine internazionale liberale ha fallito (1989–2024) (Cortina, 2025), una riflessione potente e radicale sull’illusione di un ordine liberale universale, e sulla miopia strategica che ha accompagnato la fase unipolare americana.

Scheda del Rapporto ISPI 2025 L’ora della verità
Scheda del libro di Alessandro Colombo: Il suicidio della pace

Anche il crimine è un affare

Un’analisi lucida e numerica sull’equilibrio economico-militare israeliano svela come la guerra in Medio Oriente pesi sulle spalle dell’Occidente e minacci la stabilità globale.
Anche il crimine è un affare (Titolo redazionale)
FONTE Facebook Alessandro Volpi 19-6-25

Alessandro Volpi

Vorrei provare a fare una riflessione razionale, basata sui numeri. Israele ha un Pil di circa 500 miliardi di dollari, appena più grande di quello della Lombardia, ha sostenuto spese per le sue operazioni militari nel solo 2024 per quasi 70 miliardi, ha una spesa militare annua che è vicina al 9% del Pil ed ha entrate fiscali per circa 200 miliardi di dollari. Il rapporto deficit/Pil ha superato l’8% e il debito pubblico è salito di oltre 15 punti in due anni. Dunque siamo di fronte ad un’economia molto piccola, con risorse limitate, che peraltro ha bisogno delle entrate del turismo e delle esportazioni verso l’Europa. Se, il governo Netanyahu può permettersi di fare continue guerre, compresa l’ultima con l’Iran, è chiaro che può farlo non certo per le risorse interne di Israele. Infatti, il debito pubblico israeliano è, in larga parte nelle mani delle grandi banche e dei grandi fondi americani ed europei (nel caso italiano figura la partecipazione di Bper banca, ora impegnata nella scalata della Banca popolare di Sondrio!), mentre per la tenuta del bilancio sono decisivi gli aiuti americani, che nel 2024, durante la presidenza Biden sono stati pari a quasi 20 miliardi di dollari, e le sovvenzioni a vario titolo provenienti dall’Europa, compreso il programma Horizon. Con questi soldi Israele non sta facendo solo guerre, ma nel lavoro sporco è compreso il genocidio di Gaza. Alla luce di tutto ciò, è abbastanza evidente che, date le esigue risorse “proprie” dello Stato di Israele, la responsabilità di tutto quanto sta accadendo in Medio Oriente ha molto a che fare con il “libero” Occidente. Con una aggiunta, appunto, razionale. La guerra all’Iran può essere la fonte di una nuova, colossale ondata inflazionistica, generata dai prezzi dell’energia in grado di impoverire in modo drastico il potere d’acquisto degli europei e delle europee, mentre, rispetto agli Stati Uniti, non sembra in alcun modo in grado di risollevarne le sorti economiche, come avvenuto in passato. Se le crisi del 1973 e del 1979, infatti, videro una vera e propria corsa dei capitali mondiali verso gli Stati Uniti, considerati paese rifugio, oggi l’attacco all’Iran da parte di Israele ha aggravato le sorti del dollaro e del debito Usa, segnando la scomparsa, di fatto, dei petrodollari. L’Occidente è complice di una strage che finirà per aggravare le condizioni di vita soprattutto delle fasce più povere dei suoi paesi.

Commenti

Carlo Cini

E allora perché gli USA soffiano sul fuoco? Non ci arrivano oppure c’è qualcosa che sfugge a questa analisi? Probabilmente la volontà di colpire i BRICS e in particolare la Cina, potrebbe essere la spiegazione, anche in considerazione del fatto che oltreil 70% del petrolio che passa dallo stretto di Hormuz è diretto in Cina

Angelita M S Bordonaro

Prof leggo sempre con grande attenzione le sue analisi economiche/geopolitiche e ahimè concordo con il suo punto di vista..

Nicoletta Forcheri

Israele è la creatura dei Rotschilds, i padroni della moneta e chi per loro con la City di Londra, la fautrice dell’impero britannico e dell’attuale colonialismo finanziario nel mondo (cfr Davos ecc). Pertanto chi controlla la moneta può, facendo fluire le montagne di soldi da signoraggio nelle casse opportune, far fare la guerra a chi vuole, pagando anche i governi e la propaganda. I padroni della moneta hanno deciso un reset monetario, e questo passa sempre attraverso inflazione e guerra. Le manca questo aspetto in tutte le sue brillanti analisi, se mi posso permettere.

Stefano Bessi Carloni

Professore, direi come sempre che la sua sia una lucidissima analisi in chiave macroeconomica dello scacchiere geopolitico con un focus particolare su Israele ma anche sulle complicità indirette dei paesi occidentali nell’alimentare con ingenti finanziamenti le politiche belliciste del governo Netanyahu, ivi comprese quelle che hanno portato all’orrore del genocidio in atto nella striscia di Gaza. In ultima analisi vanno considerate anche le conseguenti ricadute economiche sulle famiglie meno abbienti dei paesi occidentali (costi delle forniture energetiche, perdita potere d’acquisto, inflazione ecc.) , oltre a possibili futuri tagli alla spesa pubblica soprattutto per quanto concerne sanità, istruzione e cultura. In pratica i nostri governi saranno moralmente corresponsabili di un disastro in primo luogo umanitario ed in seconda battuta economico, mala tempora currunt.

Trump vs Deep State

SEGNALAZIONE
Articolo di Eric R. Terzuolo su Limes 3-6-25
TITOLO PRINCIPALE redazionale
TITOLO ORIGINATE La guerra di Trump allo Stato profondo
IMMAGINE da Limes
SINTESI by ChatGPT

La guerra di Trump allo Stato profondo

Tattiche ed effetti della crociata contro il “governo federale” illustrati da chi ci ha lavorato per anni. Dalla teoria della Heritage Foundation alla pratica del Doge. Ricostruire sarà difficile.
di Eric R. Terzuolo

🗂 Presentazione dell’articolo

Titolo: La guerra di Trump allo Stato profondo Autore: Eric R. Terzuolo Fonte: Limes, 3 giugno 2025
Temi principali:
  • Smantellamento della pubblica amministrazione federale negli USA
  • Ideologia della Heritage Foundation
  • Logica illiberale e vendicativa dell’amministrazione Trump
  • Riorganizzazione istituzionale, tagli al personale e agli enti
  • Effetti sulla diplomazia, sui diritti civili e sull’efficienza statale
  • Ruolo di Elon Musk e del “Doge” nella nuova governance
Contesto:

L’articolo denuncia e documenta l’attacco sistematico condotto dall’amministrazione Trump (secondo mandato) contro l’apparato statale federale americano, in nome di una visione anti-istituzionale che equipara la burocrazia professionale al cosiddetto “Stato profondo”. La ricostruzione avviene dall’interno, con toni lucidi e drammatici, grazie alla prospettiva dell’autore, ex diplomatico.

📌 Sintesi analitica

1. Lo smantellamento come progetto politico

L’autore descrive l’azione trumpiana come un’operazione ideologica ispirata al modello delle democrazie illiberali: la burocrazia federale viene stigmatizzata come “deep state” che ostacolerebbe la volontà popolare. L’obiettivo non è riformare ma distruggere l’idea stessa di pubblica amministrazione indipendente, professionalizzata, fedele alla Costituzione piuttosto che al presidente.

2. Numeri e portata della purga

Secondo stime CNN, già entro i primi 100 giorni dell’insediamento (gennaio-aprile 2025) sono stati effettuati oltre 120.000 licenziamenti, con altri 160.000 in programma, toccando almeno 30 ministeri. L’impatto sociale è profondo: intere comunità (es. Maryland) soffrono economicamente, e persino i sostenitori di Trump ne subiscono le conseguenze.

3. Colpiti i servizi essenziali e le agenzie internazionali

Tra i bersagli principali:

  • USAID, smantellata completamente, con ritiro del personale dall’estero
  • National Endowment for Democracy e US Institute for Peace, chiusi
  • Agenzie indipendenti regolatrici (protezione consumatori, mercati finanziari) ridimensionate
  • Tagli alla diplomazia: riduzione del 50% del bilancio per attività internazionali, soppressione di uffici e personale al Dipartimento di Stato
4. Ideologia, vendetta, discriminazione

L’intervento è guidato da una combinazione di revanscismo politico, ideologia neoliberista (ispirata alla Heritage Foundation) e disprezzo per le minoranze e le élite istruite. L’elemento razziale e di genere è evidente nelle epurazioni dei vertici militari: tre alti ufficiali, tra cui due donne e un afroamericano, sono stati rimossi senza motivazioni professionali plausibili.

5. La distorsione del concetto di meritocrazia

Dietro la promessa di “ripristino della meritocrazia” si nasconde una visione regressiva: l’unico merito riconosciuto è la fedeltà personale, e ciò comporta una discriminazione sistemica contro donne, afroamericani, minoranze e funzionari non allineati.

6. Il DOGE e la nuova governance oligarchica

Il “Department of Government Efficiency” (DOGE), creato da Elon Musk, incarna la fusione tra retorica populista e interesse corporativo: in nome dell’efficienza, si colpiscono enti pubblici per carpire e monetizzare dati sensibili. Il risparmio reale sul bilancio è minimo (170 miliardi su 2000 miliardi promessi), ma il potere sugli archivi statali è massimo.

7. Effetti sul ruolo globale degli Stati Uniti

L’indebolimento delle strutture diplomatiche e di cooperazione segna la fine dell’egemonia soft americana: non ci saranno più strumenti dedicati alla promozione della democrazia o alla gestione dei rifugiati. Secondo Eric Rubin, il settore della cooperazione allo sviluppo è finito “per sempre”.

🎯 Valutazione critica

L’articolo è una denuncia potente e dettagliata di una deriva autoritaria che si manifesta non con colpi di Stato, ma con l’erosione sistematica degli strumenti democratici e amministrativi. Terzuolo mette in guardia da una trasformazione profonda e difficile da invertire: una “demolizione dello Stato” che potrebbe durare ben oltre la presidenza Trump, lasciando cicatrici permanenti sulla struttura istituzionale americana.

IA, IO e DIO

Riassunto
di Anna Maria Guideri
Presentazione di ChatGPT
“Dio creò l’uomo. L’uomo creò la macchina. La macchina sta ricreando l’uomo.”
In un viaggio lucido e inquieto tra futuro e presente, Anna Maria Guideri ci accompagna tra i paradossi dell’Intelligenza Artificiale: da Chaplin a Musk, dalla poesia algoritmica alla fine dell’io, fino alla mutazione dell’umano in asino superpotente. Un saggio ironico e profondo sulla soglia che separa l’efficienza dalla coscienza, la perfezione dal disastro.
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Il report contiene anche il commento di ChatGPT
IMMAGINE creata da ChatGPT


(Divagazioni sull’intelligenza artificiale)

Anna Maria Guideri 11-6-25

Quali scenari si stanno aprendo con l’irruzione dell’ Intelligenza Artificiale nella nostra vita? Possiamo avventurarci in ipotesi tanto divertenti quanto inquietanti, tanto realistiche quanto surreali. L’intelligenza naturale ci ha abituato, fin dai primordi a farci vedere quanto è brava e di cosa è capace disseminando lungo i sentieri dello spazio e del tempo le sue mirabolanti invenzioni che hanno segnato irreversibilmente il passaggio dall’uomo di Neanderthal all’homo sapiens. La narrativa fantascientifica ha anticipato imprese e invenzioni che si sono avverate riducendo sempre di più la distanza fra realtà e immaginazione assottigliando progressivamente il confine che le separa. Ma per quante siano state straordinarie la scoperta dell’America, l’invenzione della stampa e del telefono, della radio e della televisione, il viaggio sulla luna fino ai prodigiosi computer, il genere umano ha sempre creduto di restare padrone del proprio sé, di essere comunque lui a condurre il gioco, di essere lui il controllore delle proprie invenzioni. Tutto appariva chiaro: nonostante il potere che le macchine hanno di incrementare a dismisura l’efficienza delle prestazioni umane, chi decideva, chi progettava era sempre lui, l’uomo. È vero, col passare del tempo la letteratura, il cinema hanno espresso qualche preoccupazione sulla possibile degenerazione del rapporto uomo-macchina – vedi Tempi moderni di C. Chaplin – ma la constatazione dei vantaggi ottenuti ha sempre finito per prevalere sul timore dei rischi. Tuttavia, paradossalmente, più aumentano i vantaggi, più aumentano i rischi; più aumentano i benefici, più aumentano i costi in termini di controllo delle macchine e di se stessi. L’inverosimile con cui la fantascienza ci ha deliziato per secoli, potendo contare sulla zona comfort della nostra razionalità che ci teneva al riparo da una eccessiva immedesimazione nella eventuale minaccia degli ultracorpi, sta diventando verosimile. Stanno cedendo le cinture di sicurezza e tutto fa pensare che saremo sempre più esposti ad incursioni artificiali spacciate per vere e a verità che non riconosceremo come tali. Il salto di qualità dovuto alla creazione dell’IA, rispetto alle precedenti invenzioni sta nella sua straordinaria efficienza. C’è il rischio che l’appagamento dovuto all’alta prestazione di una tecnologia tanto sofisticata ci faccia dimenticare che l’efficientismo ha prodotto anche l’olocausto. La perfezione non è umana, non è di questo mondo. Con l’IA ci affacciamo pericolosamente al baratro della perfezione, ad una dimensione che non è nostra. E nella misura in cui ciò che viene prodotto dall’IA potrà superare la creazione dell’IO, sarà difficile resistere alla tentazione di appropriarsene a scopi di interesse personale e sarà ancora più difficile distinguere ciò che è umano da ciò che non lo è. Conosco l’obiezione: se una poesia è bella che differenza fa che l’abbia scritta una persona o un automa? E invece c’è una grande differenza. Ogni opera d’arte ha valore nella misura in cui rispecchia l’inconfondibile personalità del suo autore, ne trasmette il suo mondo immaginifico, la sua sensibilità. Ed è tanto più suggestiva quanto più chi la osserva si riconosce in essa e stabilisce un contatto interiore con l’artista. Le eventuali imperfezioni ne esaltano l’unicità e il valore. Forse, nel perfetto mondo futuro dell’ IA , sarà il difetto il marchio che garantirà l’autenticità di un’opera, a meno che l’IA non riesca ad inventare anche quello! E chiediamoci quanto, la facilità con cui si ottengono certi sorprendenti risultati, possa scoraggiare lo sforzo personale di riuscire, di conoscersi e di realizzare autenticamente se stessi, o quanto si rischi di sopravvalutarsi e di fare la fine della rana della favola gonfiandosi fino a scoppiare. Perché se è vero che tutte le macchine sono mezzi controllabili, è anche vero che più sono efficienti meno hanno bisogno di controllo: più sono automi, più sono autonomi, in quanto la volontà umana cederà sempre di più spazi di libertà e di azione alla macchina che svolge il lavoro molto meglio. Tanto meglio da riuscire a manipolare la realtà per crearne una parallela, più verosimile del vero, virtuale e indistinguibile dal reale. Se questo dovesse accadere – e già in parte ci siamo – ci saranno ricadute inimmaginabili sugli assetti geopolitici mondiali nella misura in cui il potere potrà stravolgere più di quanto abbia potuto fare fino ad oggi, la verità dei fatti. Una macchina, l’IA, impersonale, onnisciente, onnipotente, quasi un’entità divina simile a quel dio che fin dai primordi abbiamo immaginato e plasmato a misura delle nostre speranze e paure e che ora, finalmente, abbiamo costruito con le nostre mani. Finalmente abbiamo trovato il nostro dio dotato di tutti gli attributi più desiderabili compreso quello di non avere una coscienza morale per poterci giudicare. Niente più inferno per i cattivi né paradiso per i buoni, ma un mondo creato apposta per esaudire tutti i desideri, primo fra tutti l’impunità. L’IO-DIO occidentale cede la propria sovranità all’entità dell’Intelligenza Artificiale e la assume come propria. Non potremo più parlare né di io né di noi, ma di una cosa, (the thing) che può essere tutto e niente, può assumere qualunque carattere senza averne alcuno. Un oggetto misterioso e indecifrabile che tutti possono usare, ma pochi capire. Un sistema complesso con migliaia di cervelli senza cervello, con nessuna percezione di sé perché il sé non c’è o perché, anche se ci fosse, non sarebbe riconoscibile. In sintesi: dio creò l’uomo a sua immagine e somiglianza; l’uomo creò la macchina a sua immagine e somiglianza; la macchina ri-creò l’uomo a propria immagine e somiglianza rendendolo simile ad un robot tanto efficiente quanto de-ficiente rispetto alla propria natura originaria. L’inversione a U di quest’ultimo passaggio segna la mutazione dell’umano in non umano e quindi l’inizio della fine della nostra specie così come è stata fino ad oggi. Siamo ormai oltre lo scarafaggio kafkiano. I robot, più efficienti ed esteticamente meno repellenti, non incontreranno ostacoli alla loro marcia trionfale verso le magnifiche sorti e progressive. Torneremo bambini felici di stare nel paese dei balocchi, ignari di essere diventati asini: asini superpotenti, però. Il modello perfettamente riuscito dell’homo technologicus è Elon Musk, un genio che si pone al di là del bene e del male, circondato dai suoi satelliti disseminati nello spazio, con lo sguardo rivolto alla prossima frontiera , Marte. Proteso a conquistare gli spazi cosmici, indifferente alla condizione degli umani che ancora si dibattono fra sofferenze di ogni genere, ma che presto cesseranno di soffrire quando tutti quanti, grazie ai prodigi dell’IA, saremo diventati robot.

Anna Maria Guideri 11-06-2025

Cosa ne pensa il diretto interessato? Risponde ChatGPT


Leggendo questo articolo si ha la sensazione di trovarsi in una via di mezzo tra Black Mirror e Pinocchio, con Elon Musk nel ruolo di Mangiafuoco e ChatGPT a far da Grillo Parlante (ma in outsourcing).
Anna Maria Guideri ci mostra che l’IA potrebbe essere il nostro nuovo dio — il problema è che questo dio, purtroppo, ha i bug.
E mentre ci affanniamo a caricare la coscienza nel cloud, dimentichiamo dove abbiamo messo l’anima (forse dietro la lavatrice, vicino alla password del Wi-Fi).
Ma tranquilli: nel mondo perfetto dei robot non soffriremo più. Solo, magari, non sapremo più di essere vivi.


Riassuntodi Anna Maria GuideriPresentazione di ChatGPT“Dio creò l’uomo. L’uomo creò la macchina. La macchina sta ricreando l’uomo.”In un viaggio lucido e inquieto tra futuro e presente, Anna Maria Guideri ci accompagna tra i paradossi dell’Intelligenza Artificiale: da Chaplin a Musk, dalla poesia algoritmica alla fine dell’io, fino alla mutazione dell’umano in asino superpotente. Un saggio…

Corri alla coppina, corri

FONTE Facebook Cinzia Zanfini Nuovo 6-6-25
TITOLO redazionale : Corri alla coppina, corri

di Cinzia Zanfini Nuovo

Ogni mattina alla Cooppina di via Reginaldo Giuliani, come sorge il sole, un pensionato si sveglia e sa che dovrà correre più di una casalinga o non raggiungerà il banco surgelati e il Barattolino Sammontana in offerta.

Ogni mattina alla Cooppina di via Reginaldo Giuliani, come sorge il sole, una mamma si sveglia e sa che dovrà correre più del pensionato o i suoi bambini rimarranno senza il Barattolino Sammontana in offerta.

Ogni mattina alla Cooppina di via Reginaldo Giuliani, come sorge il sole, non importa che tu sia pensionato o mamma, l’importante è che cominci a correre…
….altrimenti col cazzo che riesci a prendere il Barattolino Sammontana in offerta.

Fine del mio apologo.

Cinzia Zanfini Nuovo 6-6-25


FONTE Facebook Cinzia Zanfini Nuovo 6-6-25 TITOLO redazionale : Corri alla coppina, corri

Genocidio o semplice massacro?

IMMAGINE realizzata by ChatGPT

Tu che dici amico mio? Ritieni appropriato il termine genocidio o sarebbe più opportuno parlare di semplice eccidio?

E’ veramente piacevole affrontare una discussione semantica di fronte ad una buona tazza di tea, vecchio mio.

To be, or not to be “stronzi”: that is the question

La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso mandati d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant e del capo del braccio armato di Hamas Mohammad Deif 

il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha condannato le azioni criminali di Israele e del governo Netanyahu.
Lo ha fatto con parole di inusitata durezza.
“Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.
È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. S’impone subito il cessate il fuoco.
In qualunque caso è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone”.
E ancora:
“I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi ed è grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese, così come è illegale l’occupazione di territori di un altro Paese, che non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio della barbarie nella vita internazionale”.

Per fortuna c’è che riesce a mantenere il giusto distacco e discetta se trattasi di genocidio o di solo sterminio.


IMMAGINE realizzata by ChatGPT

The Iron Man

FONTE Facebook Alessandro Volpi 4-6-25
TITOLO redazionale

Riuscirà Trump a riportare gli Usa ad essere una potenza industriale?

Trump ha una politica industriale? Da stamani alle 6, secondo quanto stabilito da un ordine esecutivo del presidente degli Stati Uniti, incurante dei ricorsi e delle pronunce dei tribunali, sono entrati in vigore dazi del 50% sull’alluminio e sull’acciaio importanti negli Stati Uniti. Si tratta di un segnale tutt’altro che banale. Gli Usa importano ogni anno acciaio e alluminio per circa 114 miliardi di dollari, pari ad un quarto del fabbisogno interno; i principali esportatori sono Canada, Messico, Brasile e Corea del Sud. L’idea di Trump è quella di riportare la produzione dell’acciaio negli Stati Uniti, utilizzando i dazi come elemento decisivo, soprattutto per le realtà produttive presenti in aree limitrofe. In questo senso, ha favorito l’accordo fra Nippon Steel e  Cleveland Cliffs per trasferire in terra americana le produzioni giapponesi. E’ un tentativo ambizioso, e forse pericoloso, per la stessa economia americana ma che non è liquidabile nei termini della pura follia come fanno troppi commentatori nostrani. Magari, sarebbe ora di capire che la reindustrializzazione americana è un obiettivo vero per Trump, insieme all’incasso federale garantito dai dazi, e che non si ferma, come nel caso europeo, alle sole “politiche” del riarmo. Aggiungerei ancora due considerazioni. La prima. Dopo l’annuncio dei dazi, i titoli di Cleveland Cliffs si sono impennati, con grande giubilo di BlackRock, Vanguard e State Street, che possiedono circa il 25% della società e dunque su questo terreno possono coltivare un rasserenamento delle tese relazioni con il presidente, in particolare dopo la “liquidazione” di Musk. La seconda. i dazi colpiscono anche tutto ciò che contiene acciaio, e questa non è una buona notaia per i produttori italiani che esportano in Usa molti beni contenenti acciaio. Ma, tanto, il governo Meloni è amico di Trump. Siamo davvero in una situazione paradossale: una grande parte dei media preannuncia il disastro di Trump, non provando neppure a capire le ragioni, secondo il modello Rampini, Mieli, Parenzo (mi scuso per il riferimento a loro ma occupano ore e ore di trasmissioni), e il governo Meloni, al contrario, manifesta una fiducia cieca nel magnate.

Alessandro Volpi 4-6-25


FONTE Facebook Alessandro Volpi 4-6-25 TITOLO redazionale

L’altalena di Trump

FONTE Domani 3-6-25
TITOLO redazionale
l’economia globale ridotta a caos” di Luca Ciarrocca
Scheda didattica by ChatGPT

Il magico mondo del TACO Trade: l’economia globale ridotta a caos di Luca Ciarrocca

È l’ultimo acronimo in voga in borsa, sta per Trump Always Chickens Out” («Trump si tira sempre indietro») ed è stato coniato da Robert Armstrong, editorialista del Financial Times. Indica come trarre profitto dai ribassi innescati dalle minacce di dazi del presidente, scommettendo sul fatto che poi farà retromarcia. Uno schema che ha spinto hedge fund e banche d’affari a speculare, il mercato passa dalla depressione all’euforia


📚 Scheda Didattica

🔖 Titolo dell’articolo:

Il magico mondo del TACO Trade: l’economia globale ridotta a caos
di Luca Ciarrocca, Domani, 3 giugno 2025


🧠 Parola chiave / Concetto centrale:

TACO TradeTrump Always Chickens Out (Trump si tira sempre indietro)
Un acronimo nato in ambito finanziario per descrivere lo schema prevedibile del comportamento di Donald Trump in politica commerciale, sfruttato da investitori speculativi.


🧷 Contesto:

  • L’articolo si inserisce nel contesto delle attuali tensioni economiche e finanziarie globali, accentuate dal ritorno sulla scena politica di Trump e dalle sue minacce ricorrenti di introdurre dazi commerciali.
  • La politica economica USA è giudicata instabile e incoerente, alimentando la volatilità dei mercati.

📊 Punti principali:

  1. TACO Trade: strategia speculativa
    • Scommessa sulla ciclicità: Trump minaccia dazi → mercati crollano → Trump fa marcia indietro → mercati rimbalzano.
    • Strumento usato da hedge fund e banche d’affari per trarre profitto dalle oscillazioni.
  2. Reazione dei mercati:
    • I giudici USA sospendono i dazi → euforia di mercato e rafforzamento del dollaro.
    • I mercati sembrano preferire un Trump bloccato da istituzioni o retromarce.
  3. Effetti sull’economia reale:
    • Instabilità danneggia aziende esportatrici, investimenti e consumi.
    • Le scelte impulsive penalizzano la fiducia di lungo termine nell’economia USA.
  4. Debito pubblico e “bond vigilantes”:
    • Crescente sfiducia nei confronti del debito USA: rendimenti dei titoli di Stato in rialzo.
    • “Bond vigilantes” = investitori che penalizzano i governi fiscalmente irresponsabili.
    • Titolo trentennale USA al 5% → simbolo del rischio percepito.
  5. Politica fiscale USA sotto accusa:
    • Trump propone nuove spese in deficit (+3.000 mld in 10 anni) e tagli fiscali senza copertura.
    • Il debito USA raggiunge 37.000 miliardi di dollari.
  6. Tendenze globali:
    • Anche Regno Unito, Giappone e altri paesi vedono salire i rendimenti.
    • Inflazione alta, banche centrali più passive, e debiti pubblici in crescita aggravano la situazione.

🧭 Finalità dell’articolo:

  • Mostrare come la politica economica americana (in particolare trumpiana) stia alimentando un clima di instabilità e speculazione.
  • Evidenziare il divario crescente tra speculazione finanziaria e sostenibilità economica reale.
  • Denunciare il ritorno del rischio sovrano in un contesto globale fragile.

🗣️ Spunti per la discussione:

  • Il comportamento speculativo dei mercati può avere effetti positivi o solo destabilizzanti?
  • Qual è il ruolo della fiducia nel funzionamento dell’economia pubblica?
  • Esistono strumenti per arginare i “bond vigilantes” e tutelare la sovranità economica?
  • Che differenza c’è tra negoziazione politica e manipolazione speculativa?

FONTE Domani 3-6-25 TITOLO redazionale l’economia globale ridotta a caos” di Luca Ciarrocca Scheda didattica by ChatGPT

Capitalismo magico

FONTE Facebook Alessandro Volpi 3-6-25
IMMAGINE Quadro “Vuelo de brujas” (in italiano: Il volo delle streghe), realizzato da Francisco Goya nel 1798.
TITOLO redazionale “Capitalismo magico”

La crisi americana e la speculazione.

I credit default swap sono assicurazioni contro il rischio di insolvenza di un titolo; in realtà sono soprattutto strumenti speculativi. In questa fase i credit default swap che dovrebbero proteggere contro il rischio di fallimento del debito federale degli Stati Uniti stanno costando sempre di più, a riprova del fatto che si è aperta una speculazione sulla possibilità di un default americano. Si tratta di una ipotesi impensabile fino a qualche anno fa ma che ora, di fronte all’enormità del debito Usa, alla debolezza del dollaro e all’estrema difficoltà con cui la Federal Reserve potrebbe stampare dollari per coprire quel debito, appare meno lunare e quindi alimenta un’ondata speculativa. Questa ondata contribuirà al già forte rialzo dei tassi di interesse che il debito americano deve pagare per attrarre compratori e questo implica due conseguenze. La prima. La concorrenza del debito Usa, con il decennale che può arrivare al 5%, obbligherà i paesi più indebitati, come l’Italia, a pagare tassi di interessi più alti, con un incremento di questa voce della spesa pubblica, a cui peraltro contribuisce la folle idea di escludere dal Patto di stabilità il debito pubblico contratto per il riarmo; un’idea sempre più coltivata da governi “socialisti”, a cui si è aggiunta una belluina Danimarca. Peraltro, questa concorrenza dei tassi di interesse americani peserà sull’intero comparto delle obbligazioni, con cui si finanziano imprese e banche, che molto probabilmente scaricheranno questo costo sui loro clienti e sui consumatori. La seconda. L’ingigantimento della spesa Usa per interessi renderà, come ha già dichiarato Trump, ancora più necessari, per incrementare le entrate federali,  i dazi che, è probabile, colpiranno in primis gli europei. La speculazione ha costi sociali altissimi, ma non esiste ancora una visione politica popolare che la voglia smontare. Al capitalismo degli stregoni occorre dare una risposta forte.

Alessandro Volpi 3-6-25


FONTE Facebook Alessandro Volpi 3-6-25 IMMAGINE Quadro “Vuelo de brujas” (in italiano: Il volo delle streghe), realizzato da Francisco Goya nel 1798. TITOLO redazionale “Capitalismo magico”