Grande è la confusione, sotto il cielo di Wall Street

FONTE Facebook Alessandro Volpi 23-4-25

Per provare a fare chiarezza rispetto ad un luogo comune troppo semplicistico. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti, Scott Bessent, ha sostenuto l’opportunità di attenuare le tensioni commerciali con la Cina. Mi sembra inevitabile che l’amministrazione Trump riveda le ipotesi di una “guerra dei dazi” con l’ex impero celeste. C’è un dato che più di ogni altro sconsiglia, infatti, Trump di perseguire tale strada. Il debito federale degli Stati Uniti è cresciuto dal 2020 al 2024 di 2300 miliardi di dollari ogni anno: una volume di titoli enorme che ha bisogno di compratori per non svalutarsi e per non pagare interessi stellari, il cui ammontare è già pari a circa 1000 miliardi di dollari e con il recentissimo rialzo dei rendimenti conoscerà un ulteriore aumento non distante dai 500 miliardi di dollari. Dunque, per non fallire gli Stati Uniti hanno bisogno della fiducia dei risparmiatori mondiali che viene veicolata dai grandi fondi e dalle grandi banche, di cui i fondi sono azionisti di riferimento. Tale fiducia non può reggere ad uno scontro frontale tra Stati Uniti e Cina perché la tenuta del dollaro, la moneta in cui è denominato il debito Usa, dipende dal suo utilizzo da parte della stessa Cina nei propri scambi mondiali. In questo senso, la perdita di valore del debito americano e la sua maggiore onerosità per il Tesoro degli Stati Uniti non dipendono certo dalla vendita di tale debito da parte della Cina, che ormai ha meno di 750 miliardi di dollari di debito Usa su un totale di quasi 37 mila miliardi, ma dalla forza che la Cina ha assunto negli scambi internazionali. La potenza economica cinese a livello globale è così rilevante che un suo eventuale conflitto commerciale con gli Stati Uniti spaventa a tal punto la grande finanza da indurla a vendere il debito americano per la paura di un suo crollo generato proprio da un simile scontro. Se poi si riducessero anche le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti per effetto dei dazi, la dollarizzazione sarebbe ulteriormente messa a repentaglio e il debito Usa accelererebbe il proprio declino. A ciò bisogna aggiungere che le più generali tensioni finanziarie indotte da una guerra dei dazi fra Cina e Usa stanno determinando il crollo di numerosi titoli considerati sicuri come quelli delle big tech e stanno obbligando i possessori di tali titoli a vendere titoli di Stato Usa per coprire le perdite. In estrema sintesi, la svalutazione del debito Usa non dipende dalla sua vendita da parte dei cinesi ma da una ben più generale dipendenza dell’intera economia degli Stati Uniti dalla Cina

25 Aprile

Le mille Memorie della Resistenza. A Firenze la storia diventa un museo “diffuso” Fulvia Alidori
DOMANI 18 aprile 2025 • 18:53

Un progetto innovativo che porta nelle biblioteche fiorentine il racconto di 33 biografie: partigiane e partigiani, internati militari, ebrei, operai deportati per gli scioperi del marzo 1944, vittime civili dei bombardamenti e di esecuzioni sommarie. Non è un caso se ne parliamo a pochi giorni dal 25 Aprile

LINK all’iniziativa delle biblioteche fiorentine

Chi ascolta una storia ne diventa testimone. Oggi siamo oltre l’ultimo testimone, e allora come tramandare la storia della Resistenza? David Lankes, autore di Biblioteche innovative in un mondo che cambia. Una sfida di fronte alla complessità attuale, sostiene che la biblioteca è fondata non sulle collezioni, ma sulle relazioni, e che il benessere di una comunità è prodotto dal facilitare queste dinamiche. La conoscenza avviene attraverso le relazioni, elementi di benessere sociale e, dove esse mancano, finisce per mancare il benessere stesso. Le biblioteche sono luoghi aperti a tutti, senza alcuna distinzione di sorta, abbracciano classi e ceti diversi. Chi entra in biblioteca non è giudicato, è in un luogo che annulla le differenze ma che è pure in grado di colmarle in un’atmosfera di accoglienza.

Il progetto del Comune di Firenze e delle Biblioteche comunali fiorentine risponde individuando il sistema bibliotecario come chiave d’accesso alla conoscenza di quei giorni e portando la storia laddove ci sono le persone, in particolare i più giovani, loro abituali e assidui frequentatori. Il progetto porta la storia alle persone con il sito, www.memoriediresistenza.comune.fi.it, e nelle undici biblioteche con i totem digitali, su cui i contenuti del sito girano, e uno spazio dedicato alla Resistenza fiorentina.

Prospettive nuove
Ecco il perché della scelta delle biblioteche come luogo delle Memorie: uno spazio dove tutti possono sentirsi a loro agio anche nel non conoscere la storia e al contempo possono, se vogliono, trovare strumenti amichevoli per informarsi. Un Museo della Resistenza è visitato, in larga parte, da chi è già interessato all’argomento; Memorie vuole intercettare soprattutto le persone che non sono interessate all’argomento oppure non sanno ancora di esserlo e ribalta la prospettiva, perché non c’è un luogo fisico di Resistenza dove recarsi, ma tutti i luoghi lo possono essere e sono quelli che circondano le biblioteche. È un progetto museografico senza un museo-edificio.

L’anima delle Memorie è quella d’individuare vite poco note e offrire un racconto prossimo alle persone, una prossimità della Storia. Non è commemorazione, né celebrazione, è però, di sicuro, un’idea che muove l’azione del ricordo, il cui etimo latino è cordis, cuore, perché si credeva che il cuore fosse la sede della memoria, richiama un sentimento. Ci ricordiamo col cuore, l’empatia è parte dello studio della Storia.

Il progetto è un viaggio nell’umanità di 33 biografie: partigiane e partigiani, internati militari, ebrei, operai deportati per gli scioperi del marzo 1944, vittime civili dei bombardamenti e di esecuzioni sommarie, torturati, renitenti alla leva. Andare alla ricerca della semplicità non è stato un processo di semplificazione, ma esattamente il suo contrario, è stato rendere accogliente e comprensibile la complessità di quei giorni. La storia con la S maiuscola non può occuparsi delle piccole storie, la microstoria invece lo rende possibile, perché consente di mettere a fuoco le dinamiche tra gli esseri umani nell’ambito di eventi epocali. Chi tenta di fare public history, come me, a differenza di uno storico, assume “solo” un’altra postura nei confronti di chi ascolta, avviando non un monologo, ma un dialogo, in cui il narratore e l’ascoltatore, soggetto attivo, contribuiscono insieme a costruire una memoria delle persone e dei luoghi.

Le Memorie sono un tentativo di public history per ampliare la platea d’interesse attorno alla storia e sviluppare un profondo senso d’appartenenza al vissuto della propria città. Se riflettiamo, ci accorgiamo che siamo analfabeti alla biografia degli spazi che viviamo, per questo, spesso, né li difendiamo né li curiamo abbastanza. Il processo generato dalle Memorie è utile alla riscoperta degli spazi e alla loro risignificazione in termini di recupero urbano.

Le testimonianze
Il progetto è stato possibile grazie alla generosa partecipazione delle famiglie delle 33 persone raccontate. Se il testimoniare è la manifestazione di una prova, Memorie ne ha svelate molte, scovando e tutelando, perché li ha resi pubblici, documenti e fotografie, che, forse, sarebbero andati perduti. In ogni storia c’è il racconto biografico attraverso il privato, la Resistenza e il Dopoguerra, la bibliografia e la sitografia, i documenti, le fotografie, due tracce audio con parti di libri o documenti, letti da attori professionisti, e la video testimonianza di un parente o di uno storico.

Chi naviga il sito è accompagnato da 11 parole guida, che ci introducono ai temi e alle tante sfumature di quei giorni: 33 storie, 34 video, 66 tracce audio, una mappa digitale e continui rimandi da una storia all’altra. Un racconto pubblico dove collettivo e individuale si saldano in un mosaico in perenne costruzione, perché la collezione è sempre aperta. Le “piccole” storie permettono di cogliere il senso della Storia, fissando gli eventi come un’istantanea, aprendo finestre di sapere in particolare ai più giovani, dimostrando, infine, che la generazione dei bisnonni e delle bisnonne fu capace di fare gesti esemplari nel modo più semplice, erano persone normali, non eroi irraggiungibili.

I nipoti di oggi non hanno più la possibilità di ascoltare un racconto diretto, è così necessario fornirli di strumenti che li avvicinino alla storia, anche a quella della propria famiglia.

Non ci tramandiamo solo i tratti somatici, ma anche le attitudini e i talenti! È utile mettersi nei panni dei giovani di allora per capire se ci sono delle connessioni con l’oggi. Memorie è un patto tra generazioni che avvisa di segnali di contesti che potrebbero riprodursi, è uno strumento di orientamento per acquisire uno spirito critico sull’attualità.

Nelle scuole
Memorie di Resistenza fiorentina è presente nelle scuole di Firenze, è uno strumento didattico che fornisce un modello di biografia replicabile e a portata di mano e spunti utili per navigare nei fatti storici. Gli studenti, liberi di scegliere forma e medium a loro più congeniali, hanno ricercato le storie dei loro bisnonni e delle loro bisnonne sul modello delle Memorie. Alla fine dell’anno scolastico avremo lavorato con oltre 400 studenti delle secondarie di primo e di secondo grado, e i loro lavori comporranno la sezione didattica del sito.

Memorie di Resistenza fiorentina s’inserisce in un quadro significativo del rapporto tra public history e storia, dove la prima è la chiave per consentire a ognuno di noi, a prescindere dalla condizione iniziale del sapere, di approcciarsi in modo sempre più approfondito alla Storia, senza timore di non essere ritenuto all’altezza.

La storia si fa empatica attraverso la divulgazione e le Memorie di Resistenza fiorentina traducono il concetto grazie all’agilità dello strumento digitale, alle biblioteche comunali, alle famiglie e infine alle allieve e agli allievi, il vero e proprio valore aggiunto.

Fulvia Alidori

Un Risiko geostrategico economico: Larry Fink dixit

FONTE Facebook Elena Tempestini 5-4-25

Un Risiko geostrategico economico nel quale il colosso BlackRock deciderà se il mondo deve vivere con o senza il dollaro. Questo il contenuto nella lettera del CEO di Black Rock, Larry Fink, agli investitori.
L’amministratore delegato del più grande gestore di risparmio al mondo, con quasi 12mila miliardi di dollari di attivi, in Italia gestisce oltre 100 miliardi di euro, detiene il 7% di Unicredit e il 5% di Intesa Sanpaolo, il 4% di Mediobanca, controlla quote in Mediaset, Stellantis, Moncler, è il principale azionista privato in Enel, Eni, poste, Snam e dall’autunno scorso ha aumentato la sua presenza in Leonardo. Fink prevede una possibile “dedollarizzazione” dell’economia globale legata alle attuali condizioni statunitensi, a partire dall’enorme debito federale. Ventilando anche l’ipotesi che una valuta digitale privata possa diventare il nuovo strumento di riserva, come ETF legati al Bitcoin. Perché lo ha fatto, quali effetti ha su Trump, Vance, Thiel, Musk, che non sono “ amati”? e che cosa c’entra il piano di riarmo europeo.
L’Europa diventa protagonista con la strada militarista voluta da Berlino, benedetta da Draghi e avviata da Bruxelles. Ma ReArm Europe e Readiness 2030 sono manna per i fondi americani, i quali vedono la possibilità di una nuova bolla finanziaria, migliore rispetto a quella tech: il Riarmo. Praticamente: soldi pubblici trasformati in armi, missili, carri armati = che diventano dividendi.
Quindi mentre l’Europa si indebita per armarsi, gli Stati Uniti potrebbero perdere il primato della valuta dando la possibilità ai colossi finanziari di fare incetta di dividendi. Un Risiko geostrategico economico che non lo decide chi siede alla Casa Bianca e nemmeno alla Bce. Ma chi ha scritto la lettera ai suoi investitori, muove la maggior parte dei miliardi mondiali e si può permettere di decidere se il dollaro possa ancora valere come carta su cui è stampato.
La Black Rock avrebbe dovuto siglare la compravendita delle attività portuali del Canale di Panama il 2 aprile insieme all’italiana MSC. Ma la Cina è riuscita a bloccare l’acquisizione: un’avanzata ostile, mascherata da iniziativa finanziaria? Chi detiene le attività portuali detiene non solo un grande potere economico, ma una leva strategica globale.

Economia & Finanza Verde
Elisabetta Failla
ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

Quel putiniano di Tucidide. La Guerra del Peloponneso e noi

SINTESI
Un articolo ironico e provocatorio di Emanuele Maggio, “Quel putiniano di Tucidide. La Guerra del Peloponneso e noi”
scritto per La Fionda e pubblicato su Sinistrainrete
IMMAGINE di ChatGPT

di Emanuele Maggio

Un articolo rigoroso nell’analisi e scritto in chiave ironica. Da leggere per intero (non è lungo).

Leggi l’articolo su Sinistrainrete

📰 Sunto dell’articolo

Emanuele Maggio rilegge in chiave geopolitica e ironica la Guerra del Peloponneso di Tucidide, paragonando i protagonisti del mondo antico (Atene e Sparta) alle superpotenze attuali (Stati Uniti e Russia).

  • Atene = Stati Uniti: democratica, ricca, mercantile, imperialista, e promotrice (a parole) della libertà. La sua Lega Delio-Attica è paragonata alla NATO, un’alleanza espansiva e ideologica.
  • Sparta = Russia: oligarchica, disciplinata, statalista, potenza terrestre e conservatrice. Si presenta come difensore dell’autonomia contro l’imperialismo ateniese (americano).

Tucidide, lontano da ogni propaganda, vede la vera causa della guerra non nell’attacco spartano, ma nell’espansionismo ateniese. Allo stesso modo, Maggio suggerisce che l’espansione NATO e le sanzioni economiche (come il “decreto megarese” ateniese) abbiano provocato la Russia.

  • L’UE è dipinta come Anfizionia di Delfi: organismo simbolico, privo di reale autonomia, succube della pressione ateniese/statunitense.
  • Come Sparta si alleò con Persia e Macedonia per battere Atene, la Russia si avvicina alla Cina, che qui rappresenta la Persia: una potenza orientale determinante nel conflitto globale.

⚔️ Morale storica

Come la Guerra del Peloponneso segnò l’autodistruzione della Grecia, uno scontro globale tra NATO e Russia (col coinvolgimento della Cina) rischia di condurre all’autodistruzione dell’Occidente.

🧠 Spunti finali

  • Gli USA, pur divisi tra Trump e il “deep state”, agiscono da decenni con coerenza strategica: isolare e dividere Russia, Europa e Cina.
  • Si profila una spartizione elitaria delle risorse e del potere, mentre i veri sconfitti sono i popoli europei e ucraini.
  • Dietro lo scontro ideologico, si cela un equilibrio geopolitico precario, dove tatticismi imperiali rischiano di compromettere la stabilità globale.

La nuova bolla finanziaria del riarmo

SINTESI
La nuova bolla finanziaria del riarmo
di Alessandro Volpi
Pubblicato su Sinistrainrete

Occhiello

Volpi analizza come il riarmo europeo, sotto l’egida della Commissione von der Leyen, stia creando una gigantesca bolla speculativa nel settore delle armi, con gravi implicazioni per il welfare e il tessuto sociale, promuovendo una economia di guerra che mina la convivenza collettiva.
Leggi l’articolo su Sinistrainrete

Sintesi schematica

  1. Mercato delle armi
    • Aumento dei titoli azionari delle aziende produttrici di armi, con performance record di varie imprese europee.
    • Investimenti massicci da grandi fondi (BlackRock, Vanguard, etc.) e banche, generando una bolla speculativa nell’industria bellica.
  2. Ruolo della BCE e politiche monetarie
    • La Banca Centrale Europea sostiene il riarmo, riducendo i tassi di interesse e incentivando l’acquisto di titoli di aziende belliche.
    • Queste misure si traducono in un’assenza di mobilitazione simile per altre esigenze sociali come la sanità e l’istruzione.
  3. Mobilizzazione dei risparmi
    • La Commissione Europea propone di “mobilitare” i risparmi dei cittadini europei per finanziare armamenti, creando strumenti di investimento accessibili.
    • Rischio di una “monocultura” armata, riducendo i fondi disponibili per altri settori e servizi pubblici.
  4. Strumenti finanziari e speculazione
    • Crescita degli ETF (Exchange-Traded Funds) legati all’industria delle armi, che permettono ai fondi di garantire una facile entrata di capitali dalle masse.
    • La complessità del settore finanziario rende difficile tracciare il destino dei risparmi, creando rischi per investitori comuni.
  5. Tensioni politiche e debito
    • Dilemmi sul finanziamento del riarmo tra approcci di debito comune europeo rispetto a debiti nazionali, evidenziando divergenze tra vari leader politici.
    • Il ruolo degli Stati Uniti come principali fornitori di armamenti per l’Europa, portando a un rilancio delle tensioni geopolitiche.
  6. Conclusione
    • Il riarmo europeo, sebbene giustificato come risposta alle minacce esterne, rappresenta un’opportunità di speculazione finanziaria che rischia di erodere il tessuto sociale e il welfare europeo.
    • Apprensione riguardo alla direzione presa dall’Europa, con una chiara preferenza per gli investimenti militari a scapito di altre necessità sociali.

La guerra e gli affari

SINTESI DI
«Precisi interessi materiali spingono i leader europei a perpetuare il conflitto in Ucraina»
Maria Pappini intervista Thomas Fazi
da KRISIS pubblicato su Sinistrainrete

«Precisi interessi materiali spingono i leader europei a perpetuare il conflitto in Ucraina»
Maria Pappini intervista Thomas Fazi

L’intervista analizza le ragioni del prolungamento della guerra in Ucraina e il ruolo delle élite europee.

Leggi l’articolo su Sinistrainrete

Presentazione

L’intervista a Thomas Fazi, saggista italo-inglese, offre una critica approfondita e provocatoria della gestione europea del conflitto in Ucraina. Fazi smonta la narrazione ufficiale e denuncia come interessi economici, politici e ideologici spingano le élite europee a perpetuare la guerra, nonostante i gravi danni sociali ed economici che essa comporta per l’Europa stessa. Viene evidenziato il legame strutturale tra il grande capitale europeo e statunitense, in particolare con fondi di investimento come BlackRock, che traggono vantaggio dal riarmo e dalla militarizzazione del continente. L’analista sottolinea inoltre il rischio di una deriva autoritaria e di un’escalation militare pericolosa, proponendo come unica via d’uscita una nuova architettura di sicurezza europea inclusiva della Russia.

Sintesi schematica

  • Interesse europeo per la fine della guerra
    • La conclusione del conflitto sarebbe vantaggiosa per l’Europa dal punto di vista economico, sociale e strategico.
    • Le sanzioni alla Russia sono considerate “autosanzioni” perché danneggiano maggiormente l’economia europea.
    • La guerra ha causato inflazione, aumento dei costi energetici e crisi sociale in Europa.
  • Contraddizione della politica europea
    • L’Europa ha scelto il riarmo e l’escalation militare, finanziati a debito, nonostante i costi economici e sociali.
    • La militarizzazione diventerà un paradigma dominante in tutti gli ambiti della società europea.
    • La strategia europea ostacola attivamente i tentativi di pace, in accordo con Zelensky, rifiutando compromessi territoriali.
  • Cause del prolungamento del conflitto
    • Le élite europee sono legate ideologicamente e materialmente agli Stati Uniti, vedendosi come vassalli transatlantici.
    • Politicamente, le élite non possono ammettere errori senza perdere consenso.
    • Il complesso militare-industriale europeo e americano trae enormi profitti dal conflitto e dal riarmo.
    • I grandi fondi di investimento (BlackRock, Vanguard, State Street) hanno un ruolo chiave nel sostenere il riarmo e influenzano le politiche europee.
  • Conseguenze sociali ed economiche
    • Crescita delle azioni delle aziende della difesa.
    • Trasferimento di ricchezza verso il complesso militare-industriale.
    • Nuova fase di austerità con tagli a welfare, istruzione, sanità e pensioni.
  • Minaccia russa e narrazione ufficiale
    • La Russia è presentata come una minaccia inesistente e costruita a fini propagandistici.
    • Scenari di invasione russa dell’Europa sono definiti fantascientifici.
    • Il rischio reale è una possibile escalation nucleare, che renderebbe inutile qualsiasi difesa.
  • Proposta di Fazi
    • Riavviare i rapporti diplomatici con la Russia, ispirandosi al processo di Helsinki.
    • Creare una nuova architettura di sicurezza europea inclusiva della Russia.
    • Dissolvere la NATO, considerata ormai priva di ragion d’essere.
    • Evitare la corsa agli armamenti autolesionista e puntare alla stabilità e alla pace.

Questa intervista offre una visione critica e alternativa rispetto alla narrazione dominante, mettendo in luce come interessi materiali profondi e dinamiche politiche ed economiche stiano determinando il prolungamento di un conflitto che danneggia gravemente l’Europa e il suo futuro

Punti principali

I punti principali trattati nell’articolo riguardano i trattati istitutivi dell’Unione Europea e le loro caratteristiche fondamentali:

Definizione e natura dei trattati: I trattati internazionali sono accordi vincolanti tra Stati membri che definiscono obiettivi, regole di funzionamento delle istituzioni europee e principi fondamentali dell’UE

Scopi principali dei trattati UE: Preparare la creazione di un’unione monetaria europea, gettare le basi per un’unione politica, promuovere la pace, i valori democratici, la coesione economica e sociale, e garantire uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne

Principali innovazioni istituzionali: Introduzione della procedura di codecisione che rafforza il Parlamento europeo, nuove forme di cooperazione tra governi in difesa, giustizia e affari interni, e un processo decisionale più trasparente e vicino ai cittadini

Valori fondanti dell’Unione: Rispetto della dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto, diritti umani, tolleranza, giustizia e solidarietà tra i popoli europei

Principi di attribuzione, sussidiarietà e proporzionalità: L’UE agisce solo entro le competenze conferite dagli Stati membri, intervenendo solo quando gli obiettivi non possono essere raggiunti efficacemente a livello nazionale o locale, e con azioni proporzionate agli obiettivi da conseguire

Competenze dell’Unione e degli Stati membri: L’UE ha competenze esclusive in alcune materie (es. politica commerciale comune), mentre in altri settori condivide competenze concorrenti con gli Stati membri (es. mercato interno, politica sociale, ambiente)

Meccanismi di tutela dei valori comuni: Previsione di procedure per constatare e sanzionare violazioni gravi dei valori fondamentali da parte degli Stati membri, con ruolo del Consiglio europeo, Parlamento e Commissione

Relazioni esterne: L’UE si impegna a promuovere i propri valori e interessi a livello internazionale, contribuendo alla pace, sicurezza, sviluppo sostenibile, solidarietà e rispetto reciproco tra i popoli

In sintesi, l’articolo espone i fondamenti giuridici, politici e valoriali dei trattati europei e il loro ruolo nel definire l’architettura istituzionale, le competenze e gli obiettivi dell’Unione Europea

USA vs Mondo

FONTE Andrea Montagni Reds n. 04 – 2025 03 April 2025
TITOLO REDAZIONALE

Gli USA erano e restano il principale pericolo per la pace e la sicurezza internazionale – di Andrea Montagni

Da Biden a Trump cambiano arrangiamento e direttore di orchestra, ma le note son le stesse. E in Europa non siamo messi meglio

Le apparenze (in Europa) non devono ingannare. L’orientamento della nuova leadership degli Stati uniti, che ha abbandonato l’approccio aggressivo dell’amministrazione Biden nei confronti della Russia e che ha smesso di incoraggiare e sostenere l’Ucraina nella guerra, non indica e non significa un cambiamento della natura imperialista degli Stati uniti d’America. L’orrendo massacro in corso a Gaza, le scorribande dell’esercito israeliano in Libano e in Cisgiordania che l’amministrazione Trump spalleggia apertamente sono a ricordarci che le mani dei governanti degli Stati uniti sono sempre sporche del sangue dei popoli. Da Washington i popoli del mondo non possono mai aspettarsi niente di buono!

Per dirla in breve – e con il rischio che l’analisi soffra di una eccessiva semplificazione – nel passaggio di consegne tra Biden e Trump, la classe capitalistica di oligarchi, finanzieri e padroni d’industria che domina negli Stati uniti passa dal tentativo, impersonato dalla politica dei democratici, di perpetrare il ruolo predominante degli Stati uniti su scala mondiale – basato su una ideologia da “nuova frontiera” kennedyana che assegna agli USA e ai suoi alleati il ruolo di portatori della democrazia e della libertà – a quello della destra nazionalista e protezionista, che prende atto del declino americano ma pensa di gestirlo gettando sul tavolo dei rapporti internazionali tutta la forza di quella che resta l’unica potenza mondiale con mire planetarie di controllo e predominio delle economie e dei mercati. Abbandonando qualsiasi maschera e presentandosi come moderni gangster che sbattono in faccia ai loro nemici, ma anche ai loro alleati, le armi del ricatto economico e militare.

Le minacce alla Groenlandia, al Canada, il sostegno aperto alle forze più reazionarie nei paesi europei vanno presi sul serio.

In politica interna, i lavoratori, le donne, gli anziani, i neri, i latini, gli omosessuali soffriranno le conseguenze dirette di una America il cui modello culturale sono i John Wayne dei film della frontiera in cui un mondo di predoni e ladri di terre spadroneggia con la violenza contro i nativi e messicani. Il “nuovo” mondo multipolare a cui pensano gli USA è un mondo di barbarie e di sopraffazione, anche in casa.

Trump era e resta l’uomo che può premere il bottone della guerra termonucleare.

Andrea Montagni

Follow the money

FONTE Facebook Alessandro Volpi 10-4-25
TITOLO REDAZIONALE

Trump ha sospeso i dazi, per 90 giorni, nei confronti di tutti i paesi, ad eccezione della Cina, alla quale li ha aumentati al 125%. Questa scelta suggerisce tre considerazioni. La prima, molto banale; Trump è destinato a creare un costante clima di incertezza nell’economia globale rendendo impossibile qualsiasi vera programmazione e dunque contribuendo a trasformare il capitalismo in un costante gioco d’azzardo. La seconda: il crollo dei listini mondiali, e in particolare di quelli americani, ha terrorizzato i milioni di cittadini e cittadine statunitensi che hanno nei fondi, imbottiti di titoli finanziari, tutta la loro assistenza sociale, sanitaria e pensionistica. In questo senso, le Big Three hanno vinto almeno in parte la partita con il nuovo presidente, sfruttando proprio la pervasività del modello finanziario che hanno costruito in seguito alla demolizione di ogni dimensione pubblica. Nelle Borse americane ci sono anche i risparmi degli europei che si sono affidati a Black Rock e soci per avere rendimenti significativi. Se tali rendimenti fossero spariti, quei risparmi sarebbero stati portati in Europa dalle stesse Big Three, smontando pezzi interi della finanza americana; e questo Trump non può permetterselo. La terza considerazione è la più impegnativa: Trump ha deciso di nascondere la sua clamorosa marcia indietro, concentrando tutta la guerra doganale sulla Cina che diventa l’impero del male; una strategia posticciamente ideologica che farà male agli Stati Uniti per gli effetti sull’inflazione, per la dollarizzazione, ma, soprattutto, perché posta in questi termini obbliga la Cina a reagire anche sul piano egemonico e induce un’inevitabile spaccatura fra l’ordine capitalistico e l’appartenenza al multipolarismo cinese, destinato ad avere molti seguaci in giro per il mondo.

Alessandro Volpi 10-4-25

Burro o cannoni?

FONTE Andrea Montagni Reds n. 04 – 2025 03 April 2025
TITOLO REDAZIONALE

L’Europa sociale e della pace versus l’Europa delle armi. Non ci può essere commistione! – di Andrea Montagni

La svolta nella politica estera statunitense ha messo in crisi i paesi della Unione europea.

L’Europa si era immaginata e proposta come modello di cooperazione internazionale.

L’Unione europea è stata protagonista della politica di distensione e disarmo (quella degli accordi di Helsinki del 1975). Con il piano Delors, ancora nel 1992 pensava di rispondere con politiche keynesiane alle crisi economica mondiale e al processo di disgregazione del mondo bipolare. Ma nello stesso anno, con il Trattato di Maastricht, si liberava dei lacciuoli delle politiche di welfare e di intervento pubblico in economia della Europa postbellica per diventare strumento di conquista dei mercati dell’Europa centro-orientale. Il modo con il quale la Repubblica federale tedesca fagocitò la Germania democratica (1990) – annientandone il potenziale industriale e facendone un mercato di conquista e le guerre per disgregare la Jugoslavia (1991-2001) cui parteciparono tutti i paesi europei, Italia compresa! – dettero il via ad un processo che si è concluso proprio in questi ultimi anni per circondare la Russia, usando la NATO, con una nuova e più vasta cortina di ferro che va dal Mar Baltico al Mar Nero. Il cambio di politica statunitense ha disorientato l’Europa e i paesi che la guidano. Francia e Germania – e con qualche incertezza l’Italia – stanno reagendo in modo scomposto, ma perseverando nelle politiche di guerra. Nonostante la sfacciata defezione statunitense, i paesi occidentali continuano a presentarsi come il “mondo libero” in contrapposizione alla Russia, ma anche alla Cina e ai loro alleati.

In questo contesto dobbiamo leggere anche le piazze che vengono convocate in Italia, in cui la maggioranza della gente di ogni generazione, strato sociale e orientamento politico è tenacemente ostile alla guerra comunque motivata. Mi ha stretto il cuore sentir riecheggiare nella piazza romana del 15 marzo, nelle parole di Roberto Vecchioni e di Scurati, la eco del “fardello dell’uomo bianco” di Kipling, nel tentativo di rimotivare il sostegno alla guerra in Ucraina stavolta non per vincere, ma per conquistare una pace “giusta” e di promuovere un’Europa come terza potenza (ma nel mondo di oggi sarebbe forse la quinta o la sesta dietro a Cina, India, Arabia saudita, ecc.) basata sul militarismo e sulla contrapposizione alla Russia e forse agli USA.

Profetiche suonano le parole di Enrico Berlinguer che nel 1984, in un’intervista, affermava: “Se l’Europa prendesse la via di divenire un terzo blocco militare, la direzione della vita politica europea finirebbe per essere presa, prima o poi, da gruppi e caste reazionarie”.

L’Europa del movimento operaio e sindacale, la nostra Europa del lavoro, non è una potenza imperialista armata a protezione delle proprie sfere d’influenza, dell’esportazione dei propri capitali e dei mercati, con armi nucleari, missili a lungo raggio, portaerei e possenti eserciti professionali. La nostra Europa è l’Europa sociale che promuove e difende il diritto internazionale; che attua politiche di distensione e difende la coesistenza pacifica tra gli stati; che costruisce relazioni economiche basate su uguaglianza e mutuo beneficio nei rapporti economici; che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. La nostra Europa è quella che afferma i diritti del lavoro, che riconosce e attua i diritti politici e sociali, che difende la diversità e il multiculturalismo come valori, che si propone come modello, ma senza imposizioni e senza interferire negli affari interni degli altri paesi.

Questa Europa è altra da quella dei bellicisti. Noi rifiutiamo ogni commistione.


La Germania e il riarmo

La sola idea che 80 anni dopo la fine della II guerra mondiale, la Germania possa riarmarsi dovrebbe far tremare le vene e i polsi di chiunque in Italia, Europa e nel mondo abbia a cuore la pace!

Andrea Montagni

Boicott USA

FONTE Facebook Pietro Millefiore 3-4-25

Questi sono i prodotti americani che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani.

Quindi…. Boicott USA!


Prodotti: Gim, Jocca, Linderberger, Lunchables, Mozary, Osella, Philadelphia, Sottilette Kraft, Susanna (formaggi confezionati); Legeresse, Mayonnaise, Mato Mato (maionese e salse varie); Caramba, Hag, Splendid (caffè); Suchard, Cote d’Or, Milka, Toblerone, Terry’s (cioccolata e cioccolatini); Milka Tender (merendine); Milka slurp (solubili prima colazione); Simmenthal, Spuntì (carne in scatola).
BRISTOL-MYERS SQUIBB
Prodotti: Farmaci
CAMPBELL
Prodotti: Campbell’s (pomodori e passate); Liebig (maionese e salse varie)
COCA-COLA
Prodotti: Beverly, Bonaqua, Coca-Cola, Coca-Cola Light, Fanta, Kinley, Ice Lemon, Sprite (aranciate cole e simili), Minute Maid (succhi di frutta)
COLGATE-PALMOLIVE
Prodotti: Fabuloso, Soflan (ammorbidenti); Dinamo, Soflan (det. bucato a mano e lavatrice); Aiax, Fabuloso (det. superfici dure); Nidra, Palmolive (bagnoschiuma e shampoo); Glicemille (creme protettive); Colgate, Plax (dentifrici); Donge, Douss Douss, Palmolive (saponi mani e viso); Palmolive (saponi e lozioni barba); Douss Douss (prod. igiene intima); Bravo (guanti e spugnette).
FRESH DEL MONTE
Prodotti: Del Monte, Del Monte Gold (banane e ananas freschi)
DOLE
Prodotti: Bouba, Dole, Bajella (banane e ananas freschi); Dole (frutta secca)
GEORGIA PACIFIC
Prodotti: Lotus, Tenderly, Tutto, Tuttoacqua (fazzoletti), Lotus, Tenderly (tovagliolini); Tutto Panno Carta, Tenderly (carta assorbente); Tenderly (carta igienica)
GILLETTE
Prodotti: Gillette (lamette, saponi e lozioni da barba); Oral-B (dentifrici).
HEINZ
Prodotti: Plasmon (camomilla e infusi); Plasmon, Teddi (yogurt e dessert); Montefiore, Nipiol, Plasmon (biscotti e pappe); Latte David (latte per bambini); Plasmon, Dieterba, Nipiol (omogeneizzati); Plasmon (merendine); Fattoria Scaldasole (succhi di frutta, yogurt e dessert); Fattoria Scaldasole, Teddi (latte UHT); Mareblu (tonno e sardine); Ketchup Heinz (maionese e salse varie); Free Aglut (pasta, pane e sostituti del pane)
JOHNSON & JOHNSON
Prodotti: Carefree, Johnson & Johnson, O.B., Silhouette (assorbenti e tamponi); Johnson’s baby (fazzoletti); Baby Shampoo Johnson’s, Clear&Clear, Johnson’s pH 5.5 (bagnoschiuma e shampoo); Johnson’s Baby Olio, Neutrogena, Penaten (creme protettive); Aveeno, Carefree, Johnson’s pH 5.5 (prod. igiene intima); Johnson’s Baby, Johnson’s pH 5.5, Neutrogena (saponi mani e viso), Piz Buin (creme protettive)
JOHNSON WAX
Prodotti: Bio Shout (additivi e smacchianti); Pronto (cera per pavimenti, lucidanti); Glade (deodoranti per l’ambiente); Anitra WC, Idraulico Liquido, Mr. Muscolo (det. sup. dure); Off!, Raid (insetticidi); Autan, Baygon (insetticidi)
KELLOGG
Prodotti: All-Bran, Kellogg’s, Rice Krispies (cereali prima colazione).
KIMBERLY-CLARK
Prodotti: Kotex (assorbenti e tamponi); Scottex (carta assorbente, tovagliolini); Scottex, Scottonelle (carta igienica); Kleenex, Scottex (fazzoletti), Huggies, Lines Huggies, Pull Ups (pannolini).
MARS
Prodotti: M&M’s (cioccolata e cioccolatini); Bounty, Mars, Milky Way, Snickers, Twix (merendine); Bounty, Mars (gelati e snack surgelati); Uncle Ben’s (riso); Suzi-Wan, Uncle Ben’s (piatti pronti)
PEPSI COLA
Prodotti: Mirinda, PepsiCo, Seven-Up, Slam (aranciate, cole e simili); Tropicana (succhi di frutta); Gatorade (bevande dietetiche); Quaker Cruesli (cereali prima colazione)
PFIZER
Prodotti: Farmaci
PROCTER & GAMBLE
Prodotti: Intervallo, Lines, Tampax (assorbenti e tamponi); Head&Shoulders, Infasil, Keramine H, Pantene, Zest, Experience, Wella (bagnoschiuma e shampoo); Oil of Olay, Oil of Olaz (creme protettive); AZ, Fukident (dentifrici); Infasil Intimo, Lines Lei (prod. igiene intima); Camay, Infasil (saponi mani e viso); Noxzema (saponi e lozioni da barba); Dignity, Linidor, Pampers (pannolini); Bounty (carta assorbente); Pampers, Senz’acqua Lines, Tempo (fazzoletti); Lenor (ammorbidenti); Ace, Ariel, Bolt, Dash, Tide (det. bucato a mano e lavatrice); Ace, Baleno, Mastro Lindo, Mister Verde, Spic&Span, Tuono, Viakal (det. sup. dure); Ace Gentile, Febreze (additivi e smacchianti); Ace, Può, Milton (varechina); Swiffer (guanti e spugnette); Pringles (snack salati). Dora, APC, Polin, Zest (detersivi) Asciugatutto (fazzoletti), Clerasil, Demak’up, Milton (igiene personale)
SARA LEE
Prodotti: Badedas, Fissan, Monsavon, Radox (bagnoschiuma e shampoo); Sanex, Supersoap Badedas (saponi mani e viso); Fissan Baby, Delial , Glysolid (creme protettive); Aqua Velva, Williams (sapone e lozioni da barba); Depilzero.