Eppure è accaduto davvero: Benjamin Netanyahu, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra, ha inviato una lettera ufficiale al Comitato di Stoccolma candidando Donald Trump al Premio Nobel per la Pace.
Lo ha fatto con orgoglio, sostenendo che Trump “sta forgiando la pace in un Paese dopo l’altro” mentre parliamo.
Traduciamo: l’uomo che ha bombardato illegalmente Stati sovrani, riconosciuto Gerusalemme capitale e le colonie israeliane, definito “difesa” il massacro di 40.000 palestinesi a Gaza, e ordinato l’assassinio di Soleimani violando ogni diritto internazionale, viene ora sponsorizzato per il Nobel da un altro ricercato per crimini contro l’umanità.
È come se Al Capone proponesse Pablo Escobar per il premio della Croce Rossa, o come se Putin nominasse Assad ambasciatore dei diritti umani.
La vera tragedia è che nessuno si scandalizza più davanti a questo scambio cinico tra criminali di guerra che trasformano il sangue in retorica, mentre i media trattano l’assurdo come normale amministrazione.
Questo non è solo uno schiaffo alle vittime di Gaza, Baghdad o ovunque la loro “pace” abbia portato esplosioni, è la morte programmata della verità e della dignità umana.
Siamo in un mondo dove i boia si decorano a vicenda mentre il cinismo diventa l’unica legge.