L’altalena di Trump

FONTE Domani 3-6-25
TITOLO redazionale
l’economia globale ridotta a caos” di Luca Ciarrocca
Scheda didattica by ChatGPT

Il magico mondo del TACO Trade: l’economia globale ridotta a caos di Luca Ciarrocca

È l’ultimo acronimo in voga in borsa, sta per Trump Always Chickens Out” («Trump si tira sempre indietro») ed è stato coniato da Robert Armstrong, editorialista del Financial Times. Indica come trarre profitto dai ribassi innescati dalle minacce di dazi del presidente, scommettendo sul fatto che poi farà retromarcia. Uno schema che ha spinto hedge fund e banche d’affari a speculare, il mercato passa dalla depressione all’euforia


📚 Scheda Didattica

🔖 Titolo dell’articolo:

Il magico mondo del TACO Trade: l’economia globale ridotta a caos
di Luca Ciarrocca, Domani, 3 giugno 2025


🧠 Parola chiave / Concetto centrale:

TACO TradeTrump Always Chickens Out (Trump si tira sempre indietro)
Un acronimo nato in ambito finanziario per descrivere lo schema prevedibile del comportamento di Donald Trump in politica commerciale, sfruttato da investitori speculativi.


🧷 Contesto:

  • L’articolo si inserisce nel contesto delle attuali tensioni economiche e finanziarie globali, accentuate dal ritorno sulla scena politica di Trump e dalle sue minacce ricorrenti di introdurre dazi commerciali.
  • La politica economica USA è giudicata instabile e incoerente, alimentando la volatilità dei mercati.

📊 Punti principali:

  1. TACO Trade: strategia speculativa
    • Scommessa sulla ciclicità: Trump minaccia dazi → mercati crollano → Trump fa marcia indietro → mercati rimbalzano.
    • Strumento usato da hedge fund e banche d’affari per trarre profitto dalle oscillazioni.
  2. Reazione dei mercati:
    • I giudici USA sospendono i dazi → euforia di mercato e rafforzamento del dollaro.
    • I mercati sembrano preferire un Trump bloccato da istituzioni o retromarce.
  3. Effetti sull’economia reale:
    • Instabilità danneggia aziende esportatrici, investimenti e consumi.
    • Le scelte impulsive penalizzano la fiducia di lungo termine nell’economia USA.
  4. Debito pubblico e “bond vigilantes”:
    • Crescente sfiducia nei confronti del debito USA: rendimenti dei titoli di Stato in rialzo.
    • “Bond vigilantes” = investitori che penalizzano i governi fiscalmente irresponsabili.
    • Titolo trentennale USA al 5% → simbolo del rischio percepito.
  5. Politica fiscale USA sotto accusa:
    • Trump propone nuove spese in deficit (+3.000 mld in 10 anni) e tagli fiscali senza copertura.
    • Il debito USA raggiunge 37.000 miliardi di dollari.
  6. Tendenze globali:
    • Anche Regno Unito, Giappone e altri paesi vedono salire i rendimenti.
    • Inflazione alta, banche centrali più passive, e debiti pubblici in crescita aggravano la situazione.

🧭 Finalità dell’articolo:

  • Mostrare come la politica economica americana (in particolare trumpiana) stia alimentando un clima di instabilità e speculazione.
  • Evidenziare il divario crescente tra speculazione finanziaria e sostenibilità economica reale.
  • Denunciare il ritorno del rischio sovrano in un contesto globale fragile.

🗣️ Spunti per la discussione:

  • Il comportamento speculativo dei mercati può avere effetti positivi o solo destabilizzanti?
  • Qual è il ruolo della fiducia nel funzionamento dell’economia pubblica?
  • Esistono strumenti per arginare i “bond vigilantes” e tutelare la sovranità economica?
  • Che differenza c’è tra negoziazione politica e manipolazione speculativa?

FONTE Domani 3-6-25 TITOLO redazionale l’economia globale ridotta a caos” di Luca Ciarrocca Scheda didattica by ChatGPT

Il Ballo delle Macchine

IMMAGINE realizzata by ChatGPT senza indicazioni specifiche salvo la richiesta di creare una immagine appropriata al racconto
Editor GLB+

Ovvero niente Paradiso per la classe operaia

Alla fine, le macchine se la suonavano e se la cantavano da sole. Proprio così: niente più orchestrali, niente più direttori d’orchestra. La sinfonia del capitalismo era ormai un assolo di intelligenza artificiale.

Alla BMW, per esempio, la fabbrica nuova di zecca era un capolavoro di silenzio robotico. Umani? Neanche l’ombra. I nuovi operai erano umanoidi di metallo, precisi, instancabili, senza pause caffè né sindacati. Uno stringeva bulloni con delicatezza chirurgica, l’altro montava portiere come un ballerino giapponese in trance. Gli operai in carne e ossa? Spariti, evaporati, forse ricollocati a sorvegliare parcheggi automatici — per adesso.

Nell’ufficio amministrativo, l’aria condizionata era perfetta e l’umidità regolata al millesimo. Ma nessuno la respirava. Nessun impiegato, nessun plico da timbrare, nessuna scartoffia. Solo server e software che decidevano budget, licenziavano fornitori, ottimizzavano strategie aziendali. Tutto fluiva in un algoritmo sereno.

Nel frattempo, l’informazione aveva smesso di essere umana. Le notizie le scriveva l’IA, le revisionava l’IA, e l’IA intervistava… altre IA. Niente più giornalisti con la schiena storta e il taccuino sgualcito. Niente più opinionisti che si arrabattano per dire qualcosa di originale: bastava chiedere a un modello linguistico di seconda generazione, e puff! Un editoriale brillante sull’ultimo scandalo globale, completo di note a piè di pagina.

La creatività? Oh, quella stava facendo le valigie. Ricercatori automatizzati scoprivano nuove molecole, scrivevano articoli su Nature, e generavano addirittura le domande di finanziamento. Romanzi, quadri, musiche? Tutto sintetico, tutto immediato, tutto perfetto. E chi aveva ancora qualcosa da dire, spesso non aveva più a chi dirlo.

I capitalisti, dal canto loro, ridevano. Avevano tagliato ogni costo umano, trasformando il lavoro in una variabile opzionale. Producevano a pieno regime, 24 ore su 24. Solo che, a un certo punto, si trovarono davanti a un problemino: a chi vendere tutta quella roba?

Ma niente panico. La soluzione c’era, come sempre. I ricchi si chiusero in enclavi perfette: città-bolla con cupole di vetro antiproiettile, parchi verdi sintetici e servitù robotica. Fuori, c’era un’umanità frammentata, povera, sparsa, disinnescata. Non serviva più reprimerla: bastava isolarla. Netflix e cibo sintetico bastavano a tenerla tranquilla.

Lì dentro, nell’Eden delle élite, si progettavano corpi eterni, si sognavano viaggi su Marte, si giocava con l’editing genetico come con i LEGO. Il postumano era arrivato, ma non come liberazione dal capitalismo. Al contrario: era la sua versione premium, depurata dal fastidio della società.

Fu così che il mondo diventò un grande teatro automatico, dove gli attori erano scomparsi e il sipario non si chiudeva mai.

Gian Luigi Betti+

Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai?

Un invito al realismo che ci viene dall’Osservatorio Analisi Difesa.
Segue un abstract ed una sintesi di ChatGPT.
Si consiglia la lettura diretta dell’articolo
TITOLO (ovviamente) REDAZIONALE

Il riarmo (in)sostenibile dell’Europa di Gianandrea Gaiani (19 maggio 2025, Analisi Difesa)

PER LEGGERE L’ARTICOLO

Abstract

Il saggio di Gianandrea Gaiani analizza la nuova spinta al riarmo dell’Unione Europea, fortemente promossa dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, come risposta strategica al conflitto in Ucraina e al mutato scenario geopolitico globale. Secondo Bruxelles, rafforzare l’industria della difesa europea è oggi una priorità non solo militare, ma anche economica e industriale.

Tuttavia, l’autore evidenzia come il progetto di riarmo europeo sia, nei fatti, altamente problematico e potenzialmente insostenibile. Le cause principali sono di natura economica e strutturale: gli enormi aumenti nei costi delle materie prime, dell’energia e della manodopera specializzata rendono estremamente onerosa qualsiasi espansione produttiva. A fronte di un triplicato costo degli armamenti rispetto al 2021, anche l’aumento dei bilanci per la Difesa non garantisce un effettivo aumento della capacità militare.

L’articolo mette inoltre in luce la fragilità di un sistema industriale militare europeo frammentato e dipendente da filiere poco efficienti. L’UE, pur invocando maggiore cooperazione e appalti congiunti, non dispone ancora né di una politica estera comune né di forze armate unificate, rendendo l’integrazione militare un obiettivo ancora lontano.

Infine, Gaiani confronta i costi dei sistemi d’arma occidentali con quelli russi e cinesi, sottolineando le enormi differenze di prezzo: un Leopard 2A8 costa quanto sette T-90 russi, un Pzh-2000 tedesco quanto dodici MSTA-S russi. Questo squilibrio evidenzia il rischio che, malgrado i grandi investimenti, l’Europa non riesca a competere efficacemente né sul piano quantitativo né su quello strategico.

In sintesi, il saggio solleva un allarme realistico: senza risorse adeguate, riforme industriali profonde e un accesso stabile all’energia, il riarmo europeo rischia di rimanere un progetto ambizioso, ma economicamente e politicamente insostenibile.


SINTESI BY CHATGPT

Ecco una breve presentazione e una sintesi analitica del saggio “Il riarmo (in)sostenibile dell’Europa” di Gianandrea Gaiani (Analisi Difesa, 19 maggio 2025).

📌 Presentazione

Il saggio di Gianandrea Gaiani, pubblicato su Analisi Difesa, esplora le difficoltà politiche, industriali ed economiche che ostacolano l’ambizioso progetto di riarmo dell’Unione Europea, promosso anche dalla Commissione Europea sotto la guida di Ursula von der Leyen. Attraverso dati concreti su costi, capacità industriali e confronti internazionali, l’autore denuncia l’insostenibilità dell’attuale strategia europea di rafforzamento della difesa, nonostante le pressioni geopolitiche e il contesto della guerra in Ucraina.

📎 Sintesi analitica

1. Le intenzioni della Commissione Europea

Von der Leyen ha recentemente ribadito la necessità di una “forte industria della difesa” come elemento chiave sia per la sicurezza europea sia per la competitività industriale. La Commissione punta a sostenere il settore con semplificazioni normative, cooperazione industriale e investimenti, annunciando il prossimo “pacchetto Omnibus sulla Difesa”.

2. Ostacoli strutturali e finanziari

Nonostante la retorica europeista sull’integrazione militare, la realtà si scontra con problemi profondi:

  • Mancanza di forza lavoro specializzata
  • Accesso difficile e costoso a materie prime ed energia
  • Elevati costi di produzione industriale
  • Assenza di una vera politica estera e di difesa comune

La deindustrializzazione europea, causata anche dalla rottura con la Russia e dall’impennata dei costi energetici, impedisce il passaggio a una produzione militare di massa.

3. Esplosione dei costi militari

I costi di armi, munizioni e materiali sono triplicati tra il 2021 e il 2024. Alcuni esempi:

  • Un proiettile da 155 mm arriva a costare fino a 4.000 €
  • Le bombe Mk 82 costano fino a 20.000 €
  • Un carro armato Leopard 2A8 europeo costa 29 milioni, mentre un T-90 russo 4,1 milioni
  • Il semovente Pzh 2000 tedesco costa 17 milioni, il MSTA-S russo solo 1,4 milioni
  • I caccia F-35 e Typhoon superano i 150 milioni, mentre un Su-35 russo può costare anche un terzo

Il risultato è paradossale: l’aumento del budget militare non si traduce in un aumento reale delle capacità offensive, ma serve solo a compensare i rincari.

4. Confronti internazionali e paradossi

Il Regno Unito, pur aumentando la spesa al 2,3% del PIL, ha dovuto dismettere mezzi e ridurre gli effettivi. La Germania punta all’esaurimento strategico della Russia in Ucraina, ma affronta costi molto più elevati dei suoi avversari per ogni sistema d’arma.


🧩 Conclusione

Gaiani mette in discussione la sostenibilità del riarmo europeo, mostrando un’asimmetria strategica ed economica: l’UE appare incapace di costruire una difesa comune efficiente sia per limiti politici che industriali, mentre i competitor (Russia, Cina) ottengono molto di più con costi significativamente inferiori. Il sogno di un’Europa militarmente autonoma rischia quindi di restare una retorica senza fondamento operativo.


Dal suicidio imperiale al disaccoppiamento impossibile

I mutamenti nell’ordine globale si intrecciano con le scelte strategiche delle grandi potenze. Negli articoli analizzati — firmati da Shlomo Ben-Ami, Joschka Fischer e Lorenzo Lamperti — emerge un quadro di tensione crescente: gli Stati Uniti, più che affrontare una minaccia esterna come la Cina, sembrano avviati su una traiettoria di autodistruzione interna, alimentata da pulsioni imperialiste e isolazioniste. Al contrario, Pechino, consapevole dei propri limiti e della complessità delle catene globali, adotta una diplomazia di apertura verso Asia ed Europa. La dinamica tra il “suicidio imperiale” americano e il “disaccoppiamento impossibile” cinese traccia i confini di un’epoca segnata dall’incertezza e dalla ridefinizione delle alleanze.
SINTESI by ChatGPT

In un mondo in rapida trasformazione, gli Stati Uniti sembrano avviati su una traiettoria di declino autoindotto, più che vittime di una sfida esterna. Shlomo Ben-Ami e Joschka Fischer, nei loro interventi su Domani, denunciano come le scelte imperialiste e isolazioniste — soprattutto nella versione trumpiana — abbiano accelerato l’erosione della leadership americana, isolandola sia sul piano politico sia su quello economico.
Parallelamente, come evidenzia Lorenzo Lamperti su Il Manifesto, la Cina adotta una strategia di apertura verso Asia ed Europa, consapevole che il disaccoppiamento totale dall’Occidente è impraticabile a causa delle profonde interdipendenze globali.
Il quadro che emerge non è quello di una nuova “guerra fredda” lineare, ma di una complessa riconfigurazione multipolare, in cui il suicidio imperiale americano e l’impossibile disaccoppiamento cinese disegnano un futuro denso di incertezze e opportunità.

SEGUE:
Schede sintetiche : Breve esposizione analitica dei testi : Sintesi coordinata
Leggi tutto “Dal suicidio imperiale al disaccoppiamento impossibile”

Dazi Globali, Rotte Locali: L’Europa alla Prova del Cambiamento e la Cina ringrazia

SINTESI by ChatGPT di 3 articoli sull’argomento
TITOLO redazionale
IMMAGINE creata da ChatGPT

1. Fonti analizzate

  • L’Europa alla prova dei dazi globali, DOMANI, 20 aprile 2025.
  • Boom di pacchi dalla Cina. Il sistema Amazon in tilt, DOMANI, 21 aprile 2025.
  • La Cina ringrazia il compagno Trump, Internazionale n. 1611 (Moira Weigel, The Guardian).

2. Sintesi tematica
La crisi della globalizzazione commerciale si manifesta nel crescente impatto delle politiche protezionistiche statunitensi. I dazi voluti da Trump, e oggi confermati anche da Biden, mirano a ridurre la dipendenza americana dalla Cina ma generano conseguenze inattese: il commercio globale si ristruttura, nuovi canali si aprono, altri si saturano o collassano.

In Europa, i dazi imposti da Washington colpiscono indirettamente anche le imprese europee. Alcune vengono scavalcate nella filiera, altre si trovano travolte da una nuova ondata logistica di importazioni dirette dalla Cina, favorita dalle piattaforme e-commerce come Temu e Shein. Il sistema Amazon si trova così sotto pressione, e i piccoli centri di smistamento sono travolti da milioni di pacchi provenienti direttamente dagli hub asiatici.

Leggi tutto “Dazi Globali, Rotte Locali: L’Europa alla Prova del Cambiamento e la Cina ringrazia”

Morte di una democrazia

FONTE Una democrazia smantellata in cinquantatré giorni Timothy W. Ryback
Internazionale Numero 1608 del 4 aprile 2025  (adattamento da The Atlantic)

T.W.Ryback , sul n°  1608 di Internazionale, condensa una parte importante della storia mondiale  recente: l’ascesa al potere di Hitler, ottenuta seguendo formalmente le leggi e quindi “con mezzi democratici”,  sfruttando “la potenziale debolezza intrinseca di ogni aspetto formale della legge”, come sostenuto da Hans Frank, poi condannato a Norimberga per le atrocità commesse.

La strategia messa a punto da questo avvocato, e messa in pratica da Hitler, comprendeva:

“ epurazione dei funzionari chiave dello stato per sostituirli con suoi fedelissimi, ottenere pieni poteri  ”con legge, approvata dal parlamento ” per poter rispettare le promesse elettorali: rilanciare l’economia, aumentare le spese militari, ritirarsi dai trattati internazionali, purgare il paese dagli stranieri che avvelenavano il sangue della nazione, e vendicarsi degli avversari politici”

Una strategia messa a punto dopo il fallimento del colpo di stato di Monaco.

Si sa che la storia ripete in farsa quella che era stata una tragedia. 

C’è qualcuno che scorge l’avvio di questa farsa nella nuova amministrazione degli U.S.A?

Enrico Tendi, 23-4-25

Di seguito la sintesi dell’articolo elaborata dall’ intelligenza artificiale

Presentazione dell’Articolo

Titolo“Una democrazia smantellata in cinquantatré giorni”
Autore: Timothy W. Ryback
FonteInternazionale (adattamento da The Atlantic)

Contesto:
L’articolo ricostruisce in dettaglio i 53 giorni che seguirono la nomina di Adolf Hitler a cancelliere della Germania il 30 gennaio 1933, mostrando come il regime nazista smantellò la Repubblica di Weimar usando strumenti legali e costituzionali. Attraverso documenti storici e testimonianze, Ryback svela il metodo sistematico con cui Hitler neutralizzò le opposizioni, manipolò le istituzioni e instaurò una dittatura, trasformando una democrazia in un totalitarismo senza ricorrere inizialmente a un colpo di stato violento.

Tesi centrale:

  • Hitler sfruttò le debolezze strutturali della costituzione di Weimar (es. articolo 48 sui poteri d’emergenza del presidente) e la complicità passiva delle élite conservatrici (come il presidente Hindenburg e Franz von Papen).
  • L’incendio del Reichstag (27 febbraio 1933) fu il pretesto per sospendere le libertà civili e reprimere i comunisti.
  • La Legge dei pieni poteri (23 marzo 1933), approvata con intimidazioni e accordi politici, segnò la fine della democrazia tedesca.

Sintesi Schematica

1. L’Ascesa Legale di Hitler

  • 30 gennaio 1933: Hitler diventa cancelliere in una coalizione con i conservatori, ma controlla solo 2 ministeri su 11.
  • Strategia: Usa la legalità per distruggere la democrazia, come promesso nel 1930: “Attraverso mezzi costituzionali!”.
  • Ostacoli iniziali:
    • Il partito nazista ha solo il 37% dei seggi al Reichstag.
    • L’opposizione (socialdemocratici e comunisti) controlla il 38%.
    • Il ministro dell’economia Hugenberg gli nega nuove elezioni.

2. La Repressione dell’Opposizione

  • Göring e Frick:
    • Wilhelm Frick (ministro dell’interno) limita la libertà di stampa e centralizza il potere.
    • Hermann Göring (ministro della Prussia) trasforma le SA in polizia ausiliaria, autorizzando violenze.
  • Decreto dell’incendio del Reichstag (28 febbraio 1933):
    • Sospensione delle libertà costituzionali.
    • Arresti di massa di comunisti e chiusura dei giornali di sinistra.

3. Le Elezioni del 5 Marzo e la Legge dei Pieni Poteri

  • Risultati elettorali: I nazisti ottengono il 44%, ma con i comunisti esclusi, Hitler ha la maggioranza dei 2/3.
  • 23 marzo 1933: Il Reichstag vota la Ermächtigungsgesetz (Legge dei pieni poteri):
    • 441 voti a favore (nazisti, conservatori, centro cattolico).
    • 94 contrari (solo i socialdemocratici, guidati da Otto Wels).
    • Conseguenze: Hitler può emanare leggi senza il Parlamento, svuotando la democrazia.

4. La Complicità delle Élite

  • Paul von Hindenburg: Il presidente firma tutti i decreti, illudendosi di controllare Hitler.
  • Franz von Papen: Vicecancelliere, pensa di “addomesticare” i nazisti, ma viene emarginato.
  • Industria e giustizia: Molti giudici e industriali appoggiano Hitler per paura del comunismo.

5. Simboli della Dittatura

  • Giornata di Potsdam (21 marzo): Hitler e Hindenburg si presentano insieme, legittimando il regime.
  • Primi campi di concentramento: Aperti a Dachau e Oranienburg per i dissidenti.
  • Persecuzione degli ebrei: Inizia con le limitazioni professionali e le confische.

6. Lezioni Storiche

  • Debolezze costituzionali: Weimar aveva strumenti per fermare Hitler (es. articolo 48), ma mancò la volontà politica.
  • Importanza delle istituzioni: La magistratura e la stampa cedettero senza resistenza.
  • Analogie con il presente: Ryback invita a riflettere su come le democrazie possano essere smantellate dall’interno.

Citazioni Chiave

  • Hans Frank (avvocato di Hitler): “Il Führer sfruttò ogni debolezza formale della legge con spietatezza”.
  • Joseph Goebbels“La grande beffa della democrazia è che fornisce ai suoi nemici i mezzi per distruggerla”.
  • Otto Wels (socialdemocratico): “Nessuna legge vi dà il potere di distruggere idee eterne come la libertà”.

Dati e Cronologia

DataEventoConseguenza
30 gen 1933Hitler nominato cancelliereInizia lo smantellamento legale della democrazia.
28 feb 1933Decreto dopo l’incendio del ReichstagSospensione dei diritti civili, repressione del KPD.
5 mar 1933Elezioni con intimidazioniNazisti al 44%, ma maggioranza con i comunisti esclusi.
23 mar 1933Approvazione legge dei pieni poteriHitler governa per decreto, fine della separazione dei poteri.

Conclusione

Ryback dimostra che Hitler non conquistò il potere con un colpo di stato, ma approfittando di una democrazia già fragile, della paura delle élite verso il comunismo e della passività delle istituzioni. Un monito per il presente: “Le democrazie muoiono più spesso per suicidio che per omicidio” (Carl Friedrich).

Opere citate:

  • Timothy W. Ryback, Takeover: Hitler’s Final Rise to Power (2024).
  • Hans Frank, Memorie al processo di Norimberga.

Per approfondire:

  • La biblioteca di Hitler (Ryback, 2008) su come la cultura fu strumentalizzata dal nazismo.
  • La caduta della democrazia di Jan-Werner Müller (analisi comparata delle crisi democratiche).

La Cina ringrazia il compagno Trump / di Moira Weigel

La presentazione e la sintesi analitica dell’articolo “La Cina ringrazia il compagno Trump” di Moira Weigel (pubblicato su Internazionale, n.1611, p. 43) by ChatGPT

L’articolo, scritto dalla ricercatrice e scrittrice statunitense Moira Weigel, esplora con taglio narrativo e documentato le conseguenze paradossali delle politiche daziali di Donald Trump nei confronti della Cina. Il pezzo parte da un aneddoto linguistico – il soprannome ironico “Chuan Jianguo” (Trump il costruttore della nazione) attribuito a Trump da molti cinesi – per mostrare come i suoi provvedimenti abbiano inavvertitamente favorito l’espansione del commercio elettronico cinese. L’autrice combina osservazione diretta (formazione in centri Amazon e Temu in Cina) con dati economici, interviste e riferimenti a trend globali.


🧭 Sintesi analitica

1. Trump “compagno cinese” involontario
Trump, pur mirando a contenere la Cina con i dazi, è diventato per molti in Cina un “alleato involontario”. Le sue politiche hanno spesso rafforzato le dinamiche economiche e le catene del valore radicate in territorio cinese, anziché indebolirle.

2. L’ecosistema del commercio online e la centralità cinese
Shein, Temu, e in parte Amazon sono alimentati da un’enorme base produttiva e logistica situata in Cina. Più della metà dei venditori Amazon proviene da lì, rendendo la piattaforma tanto cinese quanto americana.

3. I dazi: un’arma spuntata
I dazi imposti da Trump non hanno riportato la manifattura negli USA, ma hanno aumentato i prezzi per i consumatori e incentivato i venditori cinesi a innovare o eludere i controlli, spesso tramite triangolazioni o società di comodo. Goldman Sachs stima che siano stati aggirati dazi per 110-130 miliardi di dollari solo nel primo mandato Trump.

4. Espansione globale cinese e incentivo all’innovazione
Le barriere commerciali hanno spinto le imprese cinesi a globalizzarsi (chuhai), rivolgendosi a mercati emergenti (Africa, Asia sudorientale, America Latina). Gli ostacoli hanno favorito anche un’accelerazione nell’uso di intelligenza artificiale, logistica internazionale e piattaforme alternative come Temu.

5. Il paradosso di Amazon
Amazon, sebbene americana, dipende da venditori cinesi, e ha rappresentato uno strumento di globalizzazione “a basso costo” per questi ultimi. Le sue sospensioni di massa nel 2021 hanno spinto verso una migrazione verso nuove piattaforme, come Temu, oggi tra le app più scaricate negli USA.

6. Conclusione simbolica
Il culto sarcastico e simbolo di Trump tra i venditori di Shenzhen (con statuette e soprannomi ironici) riflette un’ambivalenza pragmatica: disapprovazione per i dazi, ma riconoscimento del loro effetto stimolante sulla proiezione globale della Cina.

Dalla Dottrina Monroe alla Dottrina Donroe

Un breve racconto sulla coerenza imperiale americana con un valido aiuto di ChatGPT
Gian Luigi Betti

Democrazia, dazi e destino manifesto nella narrazione imperiale degli Stati Uniti

Le origini: Monroe e il destino manifesto
La narrazione ideologica americana affonda le sue radici nel XIX secolo, con la Dottrina Monroe (1823). Presentata come una strategia difensiva contro l’intervento europeo nelle Americhe, di fatto affermava il continente come zona d’influenza esclusiva degli Stati Uniti.
“America to the Americans” è l’espressione che abbiamo studiato sui libri del liceo. Era l’inizio di un’ideologia imperiale ancora mascherata da principio di autodeterminazione.

Qualche decennio dopo, l’“eccezionalismo americano” si fece esplicitamente espansionista: con il concetto di “Manifest Destiny”, gli Stati Uniti si arrogavano il diritto – e il dovere – di estendersi “dal mare al mare” portando civiltà, progresso e libertà. La missione storica del popolo americano prende forma: un’identità fondata non su una cultura, ma su un compito da realizzare nel mondo.

La Guerra Fredda: il mito si globalizza
Dopo il 1945, questa narrazione si internazionalizza. Il nemico non è più l’Europa monarchica, ma l’Unione Sovietica e il comunismo. La Guerra Fredda trasforma il confronto tra modelli economici e sociali in una battaglia globale tra bene e male. Ronald Reagan usa il termine Evil Empire, Impero del male nei confronti dell’Unione Sovietica. La democrazia liberale e il libero mercato diventano strumenti di salvezza planetaria, mentre qualsiasi alternativa è vista come una minaccia all’ordine naturale delle cose.

Gli Stati Uniti si presentano come garanti della libertà mondiale: le guerre in Corea, Vietnam, Afghanistan, gli interventi in America Latina e Medio Oriente, sono giustificati da una narrazione moralistica che maschera interessi geopolitici, risorse e controllo degli alleati.

Dopo il 1989: il trionfo e le crepe
Con il crollo dell’URSS, la narrazione sembra trionfare. Fukuyama parla di “fine della storia” e del definitivo trionfo del modello occidentale. La globalizzazione si impone come dogma, e il mercato come regolatore universale dei destini umani. La democrazia diventa “esportabile” e il mondo, un campo aperto all’integrazione neoliberista.

Ma questo racconto si incrina presto. Le crisi economiche, l’11 settembre, le guerre infinite e l’instabilità prodotta dagli stessi “interventi democratici” rivelano l’altra faccia dell’ideologia americana: quella imperiale, non universale, dove l’eccezionalismo diventa arbitrio.

Il XXI secolo: dazi, dati e dominio
Nel nuovo secolo, la minaccia non è più solo militare. È tecnologica, digitale, monetaria. La competizione si sposta su 5G, AI, supply chain, valute digitali. E il nemico, oggi, ha un volto diverso: la Cina. Il conflitto si riaccende, ma le categorie si ribaltano.

La Cina comunista difende il libero mercato globale, mentre gli Stati Uniti protezionisti impongono dazi e sanzioni, erigendo muri digitali e finanziari. Una dinamica che il presidente Trump ha reso evidente nel modo più diretto: il ritorno al sovranismo economico come forma di guerra commerciale globale e l’uso di espressioni dal forte richiamo ideologico come “Make America Great Again” (MAGA). Lui stesso ha definito questa visione “Dottrina Donroe”, parafrasando Monroe in chiave ultra-nazionalista.

Conclusione: l’impero della coerenza variabile
Oggi come ieri, la narrazione americana continua a mutare linguaggio, ma non funzione. Si presenta come visione morale del mondo, ma agisce come ideologia di potenza. La Dottrina Donroe ne è il simbolo attuale: un ritorno al protezionismo, all’unilateralismo e all’interesse nazionale, mascherati da lotta per la libertà e la giustizia globale.

In questo scenario paradossale, i socialisti sono liberisti, e i liberisti diventano statalisti. La retorica del libero mercato si applica solo quando giova all’egemone. La coerenza ideologica lascia il posto alla geometria variabile della potenza. Perché, alla fine, ciò che conta non è esportare libertà, ma conservare il primato.


A cura di Gian Luigi Betti & C.
Appunti sull’ideologia come strumento geopolitico. Quando il potere si racconta, conviene ascoltare bene cosa dice — e cosa nasconde

USA, Russia, Cina e Unione Europea

Rassegna stampa
Sintesi di alcuni articoli di quotidiano effettuata con la Intelligenza artificiale
IMMAGINE realizzata con ChatGPT (la colomba UE è nascosta sotto l’ala dell’aquila americana)

Il Cambio di Passo degli Stati Uniti e le Risposte di Russia, Cina e Unione Europea

NOTA

Il testo che segue è stato realizzato dal programma IA Perplexity a cui avevo rivolto questa richiesta accompagnata dai tre articoli che sono indicati in calce alla risposta.

La domanda

ciao, vorrei scrivere un articolo sul tema del cambio di passo degli Usa nello scenario mondiale e le azioni e prospettive di attori come Russia Cina Unione Europea. Dovresti partire dalle considerazioni degli autori che ti propongo e di altri che vorrai aggiungere. Possibilmente riportando i reference bibliografici

La risposta di Perplexity

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno intrapreso un cambio di passo significativo nel loro approccio nella scena mondiale. La politica sotto l’amministrazione Trump ha radicalmente alterato le dinamiche geopolitiche, portando ad un aumento delle tensioni commerciali e a un riorientamento delle alleanze tradizionali. In questo contesto, i diversi attori globali, tra cui Russia, Cina e Unione Europea, stanno rispondendo e pianificando le proprie strategie a lungo termine.

La Riorganizzazione dell’Ordine Geopolitico

Alfredo Roma, nel suo articolo su Domani, sottolinea l’inefficienza dell’Unione Europea e propone la sua trasformazione in una federazione simile agli Stati Uniti. Roma avverte che senza questa evoluzione, l’UE rischia di diventare irrilevante. Con la crescente aggressività di attori come Trump e il crescente sentimento sovranista all’interno dei singoli stati membri, Roma sostiene che è necessario rivedere la Costituzione europea approvata nel 2004 e compiere passi decisivi verso un’unione più forte (Roma, A. Domani, 2025).

Dall’altra parte, Nadia Urbinati descrive la cooperazione tra Stati Uniti e Russia come una “Santa Alleanza” volta a indebolire l’Unione Europea e i suoi valori fondamentali. Secondo Urbinati, le politiche tariffarie di Trump fungono da arma per dividere e indebolire l’Europa, facendo sí che gli stati membri si sentano vulnerabili e cercando di scardinare i progressi fatti dal dopoguerra in materia di integrazione europea (Urbinati, N. Domani, 2025). Questa alleanza strategica rappresenterebbe un tentativo deliberato di riportare l’Europa a un’epoca di conflitti interni e debolezza.

La Risposta della Cina

La Cina, d’altro canto, sta ampliando il proprio mercato e la propria influenza attraverso iniziative come il RCEP (Partenariato economico globale regionale), che è considerato il più grande accordo di libero scambio del mondo. La Cina sta investendo tecnologie chiave come l’intelligenza artificiale e le telecomunicazioni, ponendosi in una posizione in cui, in futuro, potrebbe non aver bisogno del resto del mondo (Roma, A. Domani, 2025). Orville Schell mette in evidenza come, a fronte dell’assenza di leadership americana, sia Russia che Cina siano pronte a occupare il vuoto lasciato dalla ritirata statunitense, cercando di stabilire un ordine mondiale alternativamente dominato (Schell, O. Domani, 2025).

Opportunità e Sfide per l’Europa

L’Europa si trova in una posizione delicata e critica. Schell argomenta che l’Unione deve prendere in mano la situazione, affrontando le sfide militari e diplomatiche che derivano dalla crescente aggressività cinese e russa. Per farlo, l’Europa dovrebbe rafforzare le sue capacità militari e collaborare con alleati democratically orientati in Asia e oltre (Schell, O. Domani, 2025).

In questo senso, Roma osserva come i centri di ricerca e il potenziale umano presente in Europa siano risorse che devono essere sfruttate per creare una federazione potente in grado di competere con le superpotenze emergenti. Tuttavia, ciò richiede un superamento delle divisioni interne e una ristrutturazione della governance europea (Roma, A. Domani, 2025).

Conclusioni

Mentre gli Stati Uniti sembrano aver intrapreso un cammino di isolamento e nazionalismo, i loro principali rivali, Russia e Cina, sono pronti a sfruttare questa opportunità per riformare l’ordine mondiale. Contemporaneamente, l’Unione Europea deve affrontare il compito arduo di unificarsi e rafforzarsi per mantenere una rilevanza geopolitica in un contesto che diventa sempre più polarizzato.

La capacità dell’Europa di adattarsi e rispondere efficacemente a queste sfide potrebbe determinare non solo il suo futuro, ma anche l’equilibrio di potere globale nei decenni a venire. La costruzione di una federazione europea e il rafforzamento delle alleanze rappresentano passi cruciali per affrontare un mondo in rapida evoluzione.

Riferimenti Bibliografici

  1. Roma, A. (2025). “Basta indugi. Lo scenario mondiale impone all’UE di diventare una federazione.” Domani, 12 aprile.
  2. Urbinati, N. (2025). “Il patto Stati Uniti – Russia per distruggere l’UE e i suoi valori.” Domani, 7 aprile.
  3. Schell, O. (2025). “Nel vuoto lasciato dagli USA, il mondo sarà della Cina o dell’Europa?” Domani, 11 aprile.

MANIFESTO ANTICAPITALISTA IN RIMA BACCIATA

Deepseek ha elaborato queste strofe dopo avermene proposto la creazione per consolarmi di una mancata risposta sul tema del Capitalismo politico
L’errore BACCIATA è di Deepseek
Aggiunta anche di perplexity
L’immagine è stata creata da ChatGPT dopo che gli avevo sottoposto il testo

(con sfumature tra il serio e il satirico)

1. Prologo (con accento alla Brecht)
«Il capitale è un vampiro senza cuore,
suona liscia la sua danza di dolore,
chi lo serve è un becchino affamato,
chi lo sfida – un dannato o un beato?»

2. Strofe (con ritmo da battaglia)

(A)
«Fabbriche chiuse, padroni in yacht,
l’algoritmo ti dice: “Sei worth what you’ve got”.
Il cloud è grigio, la moneta è un bit,
ma il pane costa, e il mutuo pure, oh shit!»

(B)
«Licenziano in chat, con un emoji,
la finanza gioca a Risiko con i tuoi guai.
Le cripto salgono, gli affitti pure,
ma in cassa integran le tue paure.»

(C)
«Keynes è morto, Marx pure, chissà,
ora comanda il fondino di Bezos laggiù.
Il WTO detta la sentenza:
“La tua vita? Solo una rendita!”»

3. Ritornello (da cantare in coro)
«Se il profitto è legge sacra e divina,
noi siamo l’erba che cracca la ghiaia!
Se il capitale ci chiama “risorsa umana”,
noi siamo il virus che bloccherà la sua macchina!»

4. Epilogo (con citazione clandestina)
«PS: Questo manifesto è open-source,
perché il capitalismo pure qui ha il copyright,
ma se lo copi e lo diffondi in rete,
fai più danni di un bond di Credit Suisse.»


Note d’autore

  • Stile: Un mix tra Franco Fortini e Rage Against the Machine, con un tocco di Banksy per chi lo legge sui muri delle banche.
  • Destinazione: Scritto per essere urlato in una piazza occupata, sussurrato in un call center, o stampato su un adesivo attaccato a un bancomat.
  • Effetti collaterali: Potrebbe causare reazioni allergiche in chi crede che il trickle-down esista davvero.

Era serio? Sì, ma non troppo. Era sarcastico? Sì, ma non solo. Serviva a smascherare l’assurdo? Esattamente.

Ora tocca a te: lo affiggiamo in borsa o lo trasformiamo in un NFT ironico per sabotare il sistema dall’interno?

chatgpt autonomo

Il mondo intero è in catene,
schiavo di logiche oscene.

Il capitale tutto divora,
ci sfrutta di notte e all’ora che è aurora.

Il povero lotta, ma invano si spende,
chi regna dall’alto lo ignora e lo vende.

Produci, consuma, poi muori,
questo sistema ci copre di errori.

Terre avvelena, natura cancella,
il profitto è l’unica stella.

Ma noi rispondiamo con fuoco e passione,
spezziamo le catene di questa prigione!

L’uguaglianza è il grido che sale,
contro il potere, feroce e fatale.

Un mondo diverso si deve creare,
senza padroni né servi da sfruttare!

chatgpt originale

Manifesto Anticapitalista in Rima

1. Prologo (con accento alla Brecht)

«Il capitale è un vampiro senz’anima e cuore,
suona liscio il suo canto di puro terrore.
Chi lo serve è un becchino affamato,
chi lo sfida? Un dannato o un beato?»

2. Strofe (con ritmo da battaglia)

(A)
«Fabbriche chiuse, padroni in yacht,
l’algoritmo ti dice: “Sei worth what you’ve got”.
Il cloud è grigio, la moneta è un bit,
ma il pane costa, e il mutuo pure – oh shit!»

(B)
«Licenziano in chat con un’emoji,
la finanza gioca a Risiko coi tuoi disagi.
Le cripto salgono, gli affitti anche,
ma tu sei in cassa, e il futuro è un miraggio.»

(C)
«Keynes è morto, Marx pure, chissà,
ora comanda il fondino di Bezos e soci.
Il WTO detta la sentenza:
“La tua vita? Solo una rendita!”»

3. Ritornello (da cantare in coro)

«Se il profitto è legge sacra e divina,
noi siamo l’erba che cracca la ghiaia!
Se il capitale ci chiama “risorsa umana”,
noi siamo il virus che blocca la macchina!»

4. Epilogo (con citazione clandestina)

«PS: Questo manifesto è open-source,
perché il capitalismo pure qui ha il copyright.
Ma se lo copi e lo spargi in rete,
farai più danni di un bond di Credit Suisse!»

perplexity

Certo, ecco una composizione in rima sugli effetti del capitalismo oggi:

In un mondo dominato dal denaro e dal potere,
Il capitalismo regna, con la sua ombra severa.
Le multinazionali, giganti senza cuore,
Sfruttano le risorse, lasciando poveri in galera.

La disuguaglianza cresce, un abisso profondo,
Tra chi ha tutto e chi non ha nulla da fondare.
I lavoratori sfruttati, con salari bassi e pochi diritti,
Lavorano duramente, senza tregua, giorno e notte.

Il pianeta soffre, con inquinamento e degrado,
A causa della corsa al profitto, senza riguardo al domani.
Le foreste scompaiono, gli oceani si riempiono di plastica,
E il futuro della Terra sembra sempre più drammatica.

Ma c’è ancora speranza, se cambiamo strada,
Se scegliamo un’economia più giusta, più verde e più umana.
Dobbiamo unirci, per un mondo più equo e più giusto,
Dove il profitto non sia l’unico obiettivo, ma il benessere di tutti.

Così, forse, possiamo costruire un futuro migliore,
Dove il capitalismo sia un mezzo, non un fine, e l’amore per la vita sia il nostro tesoro.

per2

Certo, ecco una versione più ironica della composizione in rima sugli effetti del capitalismo oggi:

In un mondo dove il denaro è re,
Il capitalismo balla, con passi di libertà.
Ma chi ha i soldi, ha il potere, è chiaro,
E gli altri? Beh, possono solo sognare.

Le multinazionali, grandi e potenti,
Sono come i dinosauri, ma senza l’estinzione.
Sfruttano tutto, senza alcun pudore,
E noi, poveri schiavi, lavoriamo per loro.

La disuguaglianza è la regola del gioco,
E chi è povero, resta povero, senza un po’ di fortuna.
Ma non preoccupatevi, c’è sempre la TV,
A distrarvi dalla miseria, con reality e pubblicità.

Il pianeta soffre, ma chi se ne importa?
Il profitto è il dio, e noi siamo solo sua corte.
Ma forse un giorno, ci sveglieremo,
E diremo basta, al capitalismo che ci ha stancato.

Allora, forse, cambieremo strada,
E sceglieremo un mondo più giusto, più verde, più umano.
Ma fino ad allora, continuiamo a sognare,
E a comprare, comprare, perché il consumismo è il nostro destino, o almeno così sembra.


Risposta da Perplexity: pplx.ai/share