EGEMONIA CULTURALE

(teste pensanti, teste vacanti)
di Anna Maria Guideri

Vari articoli apparsi in questi giorni sul quotidiano Domani trattano, da varie angolature, il tema dell’egemonia culturale e della polemica sollevata dalla destra su quale sia lo schieramento politico che ha più titoli per rivendicarla. La destra, con in testa la Meloni, si lamenta dell’indebita appropriazione del primato culturale ad opera della sinistra, sfidandola su questo terreno. Secondo l’attuale Presidente del Consiglio, si tratterebbe – nientedimeno – di un complotto orchestrato dalla sinistra per estromettere la destra postfascista dalla rosa dei cervelli pensanti di questo paese. Oscar Iarussi su Domani, in controtendenza con questa tesi afferma – e con fondate ragioni – l’esatto contrario.

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La borsetta

Giancarlo Rossini da Facebook

Vivere è competere: secondo natura tutti sono preda e ciascuno è predatore. Ognuno si difende e offende. L’odio e la vendetta sono invece proprio solo del genere umano anche per il furto di una semplice borsetta.
Nessuno vedrà la fine di questo universo, nessuno ha visto la fine di quello precedente.
Rimuginando su queste cosucce, un vecchio si trascinava lento pede sul pontile mentre il vento risucchiava la forza del mare.
Marina, in settembre di venerdì, giorno del mercato.

SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO?


(Il futuro è sempre dietro le spalle…)

Dalla lettura del bel libro di Antonio Padellaro –Solo la verità, lo giuro – ho tratto qualche motivo di riflessione sulla consuetudine, molto diffusa, di guardare con occhio benevolo – quando non nostalgico – al passato, anche a quello meno edificante della nostra storia: fatti, usi, costumi, personaggi … soprattutto personaggi. Nel caso di Padellaro che, al netto della sua avvincente prosa e della sua onestà intellettuale non fa eccezione alla regola, il personaggio ricordato con un filo di nostalgica ammirazione che l’attuale squallore sembrerebbe giustificare, è Bettino Craxi.

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I Superbomboloni

Sandra Vegni su Facebook

Quando ero piccola andare in via del Corso per vedere i bomboloni che cadevano dal cielo e rimbalzavano da destra a sinistra fino a rotolare nello zucchero era una meta obbligata.
Quando i’ babbo era libero dal lavoro, quasi sempre di giorno feriale perché guidava i’ tranvai e i riposi arrivavano a scendere, una settimana di giovedì la successiva di mercoledì e via scalando, s’andava quasi sempre in centro, al cinema o al museo (sì, museo, avete capito bene) oppure a passeggiare fra chiese e palazzi che stillavano bellezza e storia. Ma non poteva mancare una sosta golosa: in via Monalda d’inverno per la panna coi cialdoni se c’era anche l’Amalia oppure in via di’ Corso a veder saltellare i bomboloni, se eravamo da soli. All’Amalia i bomboloni non piacevano e trovava un po’ eccessivo – e arrogante – quello spettacolo dolce-fritto-zuccheroso.
Ho letto che il bar chiude oppure è già chiuso, non so.
Non ci son più occhi di bambini che si stupiscono davanti a un bombolone che vola fino ad atterrare nello zucchero.
Traboccano di merendine industriali gli scaffali dei supermercati, i bambini seguono le sonde spaziali e un bombolone che cade dal cielo che vuoi che sia.
E noi, i bambini di allora ormai vegliardi con i capelli bianchi e il colesterolo e la glicemia da controllare, da quanti anni non siamo andati in via del Corso, fermi sulla strada, gli occhi fissi alle alette che facevano rimbalzare i bomboloni.
Da quanto tempo i denti non affondano più nella salda elasticità della pasta, la crema non strabuzza dalle fessure, i baffi di zucchero semolato non disegnano le nostre labbra?
Il bar Cucciolo ha chiuso. I bomboloni non saltano più. I bambini non si stupiscono di queste sciocchezze, i babbi giocano al calcetto e i bambini li portano al cinema nelle multisale con la bigoncia di pop corn. I musei? Che ci pensi la scuola, se ci vuol pensare. Guardare avanti e non indietro.
Fine, the end. La mia infanzia se n’è andata da un pezzo, io non ho mai portato mia figlia a guardare i bomboloni cadere; solo la notizia che non cadranno più mi ha suscitato una botta di nostalgia. Per quella mano ruvida e calda che stringeva la mia, per gli occhi chiari del babbo che osservava insieme a me, come un fanciullo, cadere i bomboloni dal cielo.

MOTTI DA LEGARE 36

di Anna Maria Guideri

1 – Dubbio atroce. Se il fascismo è dentro di noi , la lotta di liberazione è stata un depistaggio?
2 – Inverno demografico: strategia dell’estinzione.
3 – In Italia essere neri non è né un difetto né un pregio, semmai è una sfiga!
4 – Si stava meglio quando si stava peggio …. Infatti che vuoi mettere Sangiuliano, Lollobrigida, Santanché con Mussolini, Craxi e Berlusconi?
5 – Valditara: La scuola deve puntare soprattutto sul merito … sì, soprattutto di chi insegna e dei ministri che la governano.
6 – Tempi moderni. Com’è possibile che i miti che ci costruiamo per sfuggire alla mediocrità siano migliori della mediocrità che li ha prodotti?
7 – Neofascisti: reduci attaccati alle radici.
8 – La sinistra va sempre a cercarsi idoli fuori dall’Italia; ora c’è Kamala Harrys … La destra invece non ha bisogno di uscire dall’Italia, Mussolini è made in Italy.
9 – Il no alla destra non deve essere pregiudiziale, ma sui contenuti … visti i contenuti, non c’èpericolo di sbagliare!
10 – Renzi, Schlein e campo largo: è possibile che un politico spregiudicato riesca a rovinare il PD più di quanto un politico onesto riesca a salvarlo? Sì, è possibile!
11 – Politicamente scorretto: abuso di potere verbale.
12 – Il governo Meloni ha finalmente raggiunto l’emorragia culturale.
13 – Non è la satira ad essere cattiva, sono loro ad essere fascisti!
14 – Meloni premier: io, patria e famigli.
15 – Il neofascismo non è altro che l’incubo del fascismo uscito dall’incubatrice.
16 – Berlusconi è stato per molto tempo il nostro MASSIMO COMUN DOMATORE.
17 – Renzi torna all’ovile della sinistra: da figlio prodigio a figliol prodigo… non pentito!
18 – Per il governo Meloni cos’è la patria? E’ la Repubblica nata dalla lotta di liberazione dal nazi-fascismo o è ancora la Repubblica di Salò che vorrebbe liberarsi dalla liberazione?
19 – Non crede, Il ministro Valditara, che se si applicasse alla lettera il suo concetto di merito –avanti i bravi, indietro gli asini – il primo a rimetterci sarebbe proprio lui?
20 – Il ministro Piantedosi sui migranti che vengono in Italia senza essere invitati: MAR VOLUTO UNN’E’ MAI TROPPO!
21 – Meloni, reconditi pensieri: Io all’epoca della strage di Bologna avevo solo 3 anni, non vi ho potuto partecipare … purtroppo!
22 – Questo governo ci porta a sbattere: siamo in un veicolo cieco!
23 – L’inchiesta di Fanpage sulla Gioventù Nazionale neofascista di Fratelli d’Italia: cronaca nera.
24 – Il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano è stato BOCCIAto.
25 – Stato sociale: bisogna dare in funzione dei bisogni, non dei costi.
26 – Meloni: Di più non potevo fare, ho dato tutta me stessa … e ti sembra tanto?
27 – Meloni torna a schierarsi con gli stati euroscettici: il richiamo della foresta … nera!
28 –Il potere lava più bianco? Un potente corrotto non è un grande uomo, è solo un grande corrotto perché il potere non è un attenuante, ma un aggravante..
29 – Se tutti siamo fascisti non ci resta che il suicidio di massa … oppure, l’assoluzione di massa. Infatti.

Anna Maria Guideri 11-09-2024

DAL CASO AL CAOS

di Anna Maria Guideri


Il caso Bruno Vespa e la funzione egualitaria delle virgole

Tutto potevo immaginare tranne che mi sarei ritrovata a difendere Bruno Vespa dalle accuse di subdolo razzismo mossegli da un’ondata di proteste politicamente corrette che questa volta non ho condiviso. Il fatto è noto. A seguito dell’ennesima, becera dichiarazione di Vannacci fatta sulla pelle – nera – di due pallavolistedella squadra vincitrice dell’oro olimpico,Bruno Vespa ha diffuso un post che qui testualmente riporto: Straordinaria la nazionale pallavolista femminile. Complimenti a Paola Egonu e a Maria Sylla: brave, nere, italiane. Esempio di integrazione vincente. Ne è nato un caso, anzi, un caos. Vespa, definendo nere le due atlete ha sollevato un tal vespaio da rischiare di essere considerato più razzista di Vannacci. Il furore iconoclasta di chi ambisce al politicamente perfetto può creare effetti boomerang con pericolosi scivoloni nel genere grottesco con buona pace delle rispettabili intenzioni di chi sposa con tanta foga la nobile causa dell’uso corretto del linguaggio che anch’io condivido, pur con i dovuti distinguo. Dico questo potendo rivendicare con orgoglio, una totale impermeabilità al fascino segreto di Bruno Vespa. Di fatto, cosa gli è stato contestato? Di avere definito nere le due atlete di colore e di aver parlato di integrazione vincente. Poiché non era ritenuto necessario alludere al colore della loro pelle, sarebbe stata, la sua, una sottolineatura di troppo atta a richiamare l’attenzione più sulla loro etnia che sulla loro prestazione sportiva. In quanto poi all’integrazione, Vespa, secondo i severi censori ipercorretti, avrebbe commesso un errore macroscopico visto che le due campionesse, essendo state sempre italiane a tutti gli effetti, non hanno dovuto fare niente per integrarsi. Osservo che l’accusa di gratuità nel definire nere le atlete vale per Vannacci, non per Vespa il quale, per rispondergli con efficacia non poteva fare altro che raccogliere la parola e rilanciargliela restaurata e riabilitata dall’uso corretto. Come ha fatto? Lo ha fatto con le virgole scrivendo: brave, nere, italiane. Non ha usato né una concessiva – brave, italiane anche se nere – né un’avversativa – nere, ma brave e italiane – . In tal caso lo scivolone discriminatorio sarebbe stato evidente. Ma Vespa non è uno sprovveduto e con le virgole ci sa fare. Con esse ha voluto evidenziare la pari dignità fra l’etnia, la bravura e l’italianità delle atlete spuntando le armi a quel cafone di Vannacci. Essere neri non è né un difetto né un pregio; è solo uno dei tanti modi di essere del reale. E’ giusto non fare di questo termine un uso inflazionato, ma è altrettanto giusto non avere paura di usarlo quando la difesa dei diritti umani e civili lo richiede. E a parer mio Vespa ha fatto questo: a tutto c’è un limite e a quanto pare Vannacci è troppo anche per lui! Avrebbe potuto fare di meglio scrivendo solo brave e italiane omettendo nere? Sarebbe stata senz’altro una risposta elegante e sottile, ma credo che sarebbe passata inosservata, visto lo standard medio di attenzione alle sottigliezze. L’italianità non è determinata dall’etnia e questo Vespa lo fa capire bene includendo nere tra brave e italianecome un dato di fatto perfettamente normale. Per quanto riguarda Vannacci, additare il colore della pelle di chicchessia, non è prova di coraggio nel dire la verità, come lui vuole far credere, ma di viltà, quella di spacciare per verità, il male oscuro del proprio fascismo endemico. In questo caso il re nudo non è chi è nero, ma chi lo indica discriminandolo, cioè, Vannacci. C’è in giro un iperrealismo puritano che sconfina nell’assurdo e nel proprio contrario. Fare di alcune parole dei tabù non aiuta a superare i pregiudizi, anzi. Essi restano come convitati di pietra, ingessati in artificiose limitazioni spesso contrarie al buon senso, che alimentano il bacino inconscio del politicamente scorretto. Le espressioni becere e fascistoidi si combattono affrontandole apertamente, non impedendo loro di esistere, Riguardo alla controversia sull’integrazione occorre distinguere il dato legale – la cittadinanza – dal dato culturale – la percezione che la società italiana ha delle persone di colore e non solo. Il razzismo esiste a prescindere dal certificato di cittadinanza e Vespa ha giustamente parlato di integrazione vincente. Forse verrà un giorno – ce lo auguriamo – in cui il colore della pelle delle persone sarà diventato un fatto irrilevante o, meglio ancora, normale, ma finché ci saranno individui come Vannacci che ne fanno uno strumento da usare per la propria fortuna politica, bisognerà reagire usando bene le virgole per dare chiarezza al proprio pensiero per far sì che parole come brave, nere, italiane possano convivere in modo pacifico, anzi, paritario!

Anna Maria Guideri 18-08-2024

QUALE PATRIA?

di Anna Maria Guideri

Valditara: io, patrie e famigli …

Il ministro della Pubblica istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, se n’è uscito con un’altra delle sue per dare l’ennesima botta di vita al sistema scolastico che scarseggia, a parer suo, di spirito patriottico: botta, appunto. Ci voleva proprio il rilancio dell’amor patrio messo a dura prova dalla contaminazione di virus multietnici di ogni specie e provenienza! Ma cos’è la patria in un paese democratico? Senza questo chiarimento si rischia di ritrovarsi in mezzo ad un vaniloquio dove ognuno va per conto suo anche se la Costituzione ci offre validi motivi per andare dalla stessa parte. E il nostro zelante ministro dovrebbe conoscerla e condividerla meglio di tutti noi, visto che l’ha firmata … ma tant’è … Piccolo dubbio: Non può essere che un’attenzione così particolare a questo tema sia il frutto di un “apprezzabile” quanto infondato scrupolo per colmare un vuoto terminologico, visto che tale parola – patria – nella carta costituzionale è menzionata solo una volta – art. 52 – anche se vi è ampiamente rappresentata dai suoi contenuti? L’uso così parsimonioso che i padri costituenti hanno voluto fare di questa parola è dovuto più al grande amore per la democrazia che ad uno scarso amore per la patria; democrazia che hanno voluto tutelare bilanciando l’uso eccessivo e distorto che della parola patria è stato fatto durante il ventennio fascista…, ma sembra – ahimè – che gli sforzi non siano bastati. Il ministro avrà forse pensato: sì, vanno bene la democrazia, la Repubblica, i diritti, i doveri, la dignità … ma la patria? Che fine ha fatto la patria?Bisogna provvedere a rimetterla al suo posto! Patria … la parola non possiede intrinsecamente valori assoluti. Essa li trae dal suo sistema politico di riferimento; un conto è la patria delle democrazie e un conto è la patria dei regimi totalitari. Sono due concetti incompatibili fra loro che, come l’olio e l’acqua non si possono mescolare.

Qualche richiesta di chiarimento.

Quale patria intende Valditara? Vuole ripristinare la patria del tempo perduto o forse vuole specificare meglio – qualora ce ne sia bisogno – la patria del tempo democratico? In concreto: in nome di quale idea di patria si attacca la sentenza definitiva sulla strage di Bologna riscrivendo arbitrariamente la storia e gettando fango – senza nessun motivo plausibile – sulla magistratura, minando lo stato sia come entità legale che come entità ideale di valori condivisi definibile come patria?

In nome di quale idea di patria si nega la cittadinanza a persone che vivono da lungo tempo nel nostro paese e adempiono ai loro doveri senza vedere riconosciuti i propri diritti?

E la squadra multietnica femminile di Volley che ha vinto l’oro per l’Italia, l’ha vinto per la patria o contro la patria visto che i caratteri somatici di alcune atlete non corrispondono, a detta dell’antropologo improvvisato Vannacci, al patrimonio genetico della nostra italianità?

In nome di quale idea di patria si attacca la libertà degli organi d’informazione – tanto da creare un allarme democratico in Europa – contravvenendo pesantemente al dettato dell’art. 3 della nostra costituzione?

Di quale patria parla il ministro, di quella degli onesti cittadini che, in osservanza all’art. 4 della costituzione contribuiscono alla crescita del paese pagando le tasse, o di quella che, fra condoni, scarsi controlli, scarsa stima del contributo fiscale ( pizzo di stato) e cancellazione dell’abuso d’ufficio, favorisce i soliti furbi?

E ancora, qual è la patria cara al ministro, quella che premia il merito dei primi della classe e boccia gli asini prescindendo dalle possibili condizioni di vantaggio dei primi e/o di svantaggio dei secondi ignorando l’art.3 che parla di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità …? E non si è chiesto che forse, se fin qui avesse contato il merito come lo intende lui, sia lui che altri ministri del suo governo non si troverebbero dove si trovano?

E poi, la patria è qualcosa che appartiene solo a chi ha vinto le elezioni, oppure è qualcos’altro che appartiene a tutti i cittadini, vincitori e vinti? Insomma, la patria è mia e me la gestisco io o è di tutti e la gestiamo facendo ognuno la nostra parte?

Vorrei inoltre sapere se Il nome del partito Fratelli d’Italia si rifà solo al nostro inno nazionale oppure strizza l’occhio alla benemerita fratellanza-confraternita della P2 di Licio Gelli.Gli affiliati non sono anche fratelli?

E infine, mi si perdoni la provocazione, la patria per lei, è la repubblica nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo o è ancora, idealmente, la repubblica di Salò che vorrebbe tornare al fascismo per liberarsi dalla lotta di liberazione?

Dopo aver visto l’inchiesta di Fanpage ci si può aspettare di tutto!

Anna Maria Guideri, 13-08-2024

MOTTI DA LEGARE 35

di Anna Maria Guideri,

1-La classe degli asini : Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura alla Camera
sulla strage di Bologna del 02 agosto 1980 ha de-ragliato alla grande.
2 – Destra neofascista: conservatrice di pregiudizi; demolitrice dei valori democratici;
fomentatrice di odio e violenza, falsificatrice della storia …
3- Destra: dichiarazioni eversive contro la sentenza sulla strage di Bologna: creare ad hoc il
disordine per poi accreditarsi come gli unici che sanno ripristinare l’ordine.
4- Ma io non c’ero! Avere avuto 3 anni al tempo della strage di Bologna può costituire per
Meloni un alibi per non averla progettata, ma non per non averne, a distanza, contestata la
matrice.
5- I vantaggi dell’autoritarismo. Un governo forte può assicurare al popolo tutto ciò che si
merita!
6- La premier vorrebbe che la stampa scrivesse sotto dittatura.
7- Com’è possibile che dalla democrazia nata dalla Resistenza sia nato il neofascismo?
Semplice: la democrazia è mortale, il fascismo, come diceva Umberto Eco, è eterno.
8- I pregiudizi sono un goffo tentativo di dare un ordine – artificiale – a quel fantasmagorico
disordine naturale che è la vita.
9- Perché usare l’ironia per commentare la politica? Per renderla sopportabile … ma non
troppo!
10- Solo la bellezza ci salverà… se si salverà!
11- Paure e pregiudizi. Quando eravamo bambini ci spaventavano con l’uomo nero; poi
abbiamo scoperto che l’uomo nero è l’uomo bianco.
12- Trump parla all’America spaventata … e spaventosa!
13- Perché far pagare le tasse se i servizi non funzionano? Forse non funzionano proprio perché
non si pagano le tasse!
14- Qualunquismo: mutazioni generiche.
15 – Per risolvere i problemi di La Russa non c’è che la ruspa! Ma è un metodo fascista … Chi
di ruspa ferisce …
16 – Cos’hanno in comune i poveri e i ricchi? Entrambi sono incontentabili!
17 – Destre: Destra sociale, destra golpista, missina, sovranista … confluiscono tutte in FdI …
Tutte per una, una per tutte!
18 – Il fascino segreto della legalità. Kamala Harris dovrà sfidare Trump per rendere
attrattiva la legalità più di quanto lui riuscirà a rendere attrattiva l’illegalità.
19 – Renzi sta andando a sinistra? Allora è ridotto proprio male!
20 – Se la democrazia non è in grado di educare alla democrazia, è destinata ad estinguersi e a
mutarsi nel proprio opposto.
21 – Morto un papa se ne fa un altro … anche morto un duce!
22 – Meloni isolata in Europa: nata per opporsi, non per proporsi.
23 – Aeroporto intitolato a Berlusconi: chi MALPENSA MAL FA!
24 – Retorica populista: la banalità altisonante.
25 – Il razzismo è lì, scritto nero su bianco … No, bianco su nero!
26 – Meloni sull’inchiesta di Fanpage: Infiltrarsi nei partiti è roba da regime! Infatti Mussolini,
non si infiltrava … lui i partiti li asfaltava!

27 – Sangiuliano, Lollobrigida … Chi non riesce a farsi apprezzare come persona seria, finisce
per far ridere.
28 – Riforma giudiziaria: si dice garantismo e si legge impunità.
29 – Berlusconi era di una banalità potente.
30 – F. Specchia: La Russa bisogna capirlo, ha sofferto la discriminazione, ha ingoiato tanta
rabbia, è normale che ogni tanto ecceda … Sì, bisogna capirlo che è anche Presidente del
Senato!
31 – Si dice che la Meloni abbia un certo fascino … FASCI? NO!

Anna Maria Guideri, 08/08/2024

Lo scontro di civiltà

pensierini oziosi d’un ozioso

Lasciamo perdere tutto il dibattito storico filosofico ideologico che ha accompagnato questa interpretazione delle organizzazioni sociopolitiche dell’umanità e veniamo al dunque. E tralasciamo pure il fattore religione di conquista, che è un caso a parte. 

In questo momento chi afferma che siamo ad uno scontro di Civiltà sono solo gli Stati Uniti d’America, qualunque sia il partito e l’attore alla presidenza del neo impero americano. Quelli che si accodano come gli Europei lo fanno perché è il loro dovere di sudditi del neo impero a stelle strisce. Gli Stati Uniti sono la potenza più ricca e potente del mondo. Anche se viene tallonata stretto dal resto del mondo conserva ancora il primato che detiene almeno da 80 anni.

Se si guarda bene non si capisce come un paese che ha un tasso di povertà relativo appena più alto dei paesi “arretrati” e più basso di tutti i paesi “sviluppati” (i cosiddetti paesi nordici quelli dell’Europa occidentale) e di molti paesi emergenti, un paese dove la sanità e l’istruzione sono un lusso di classe, un paese che spende per un esercito che occupa tutte le aree del globo, che considera il welfare una bestemmia contro dio e contro la natura del fannulloni e delinquenti -predestinati- … insomma come è possibile che un paese simile possa arrogarsi il titolo di Prima Civiltà dell’Occidente?.  Si capisce che la ristretta élites del bengodi se ne freghi se la maggioranza piange, ma possibile che la massa non se ne accorga? Le élites fanno le élites, ma il popolo non fa il popolo. Le parole d’ordine che sento sono First America, Maga (Make Great America Again) variamente declinate: ma formulato in contesti che richiamano l’espressione Amerika Uber Alles per cui il popolo eletto  (si fa per dire) ha il diritto dovere di portare la pace ed il benessere nel mondo contro tutti, che siano i comunisti dell’Unione Sovietica o i comunisti putiniani (sempre subdoli) o quelli cinesi o anche i sussiegosi ed infidi criptosocialisti europei che se non c’erano loro americani sarebbero ancora mezzi sotto baffino e mezzi sotto baffone, ma poi anche ‘sti sudamericani sempre pronti a zapatare …

Non ho mai considerato le elezioni americane come espressione di “democrazia” … quando corrono certe cifre e quando certe industrie come quella delle armi riescono tranquillamente ad imporre la sacralità dell’arma da fuoco come diritto inalienabile dell’individuo … c’è da dubitare della sobrietà di quella minoranza del demos che va a votare. Ho quindi pensato che gli americani in quanto tali siano fondamentalmente delle vittime di una macchina infernale  talmente grossa che gli conviene star fermi e buoni che potrebbe andar peggio. Altro che il doublethink di Orwell o le fake news di oggi: tutta roba da dilettanti. Da quasi un secolo è in atto una complessa narrazione, basata su una pletora di balle sull’ottimo paese, eletto da dio alla governance del mondo in attesa dell’Apocalisse, anzi dell’Armageddon,  e della fine della storia. Narrazione? Ballazione piuttosto.

Oggi ci accorgiamo che la ballazione è diventata ideologia, sentire comune che funziona da elemento connettivo tra il potente e l’infimo, con la potenza e la ritualità di un autodafé. Ci sono differenze è vero tra gli strati della popolazione ma, si sa, purtroppo prevalgono sempre i peggiori. E su cosa si basa la ballazione?. 

La Tavola della Ballazione : Il decalogo Americano

1) La Ballazione è l’unica legge del grande paese America. Sono abrogate la Costituzione gli emendamenti e qualsiasi altra legge federale o statuale esistente
2) La Ballazione è stata data all’America direttamente da Dio e non può essere modificata anche solo in parte
3) L’America ha il diritto/dovere di governare il mondo. Deus vult, WAR WAR WAR
4) In America governano solo i veri americani : i Veri Americani hanno il dovere di ripulire il paese (dio è dalla nostra parte) FIRE FIRE FIRE
5) I Veri Americani hanno tutti i diritti in patria e nel mondo
6) I Veri Americani hanno il dovere di armarsi ed usare le armi in patria e nel mondo WAR WAR WAR FIRE FIRE FIRE
7) Chiunque non accetti i principi di democrazia libertà e supremazia in America e nel resto del mondo è un nemico dell’America e quindi un comunista che deve essere schiacciato
8) Gli ecologisti sono una sottospecie particolarmente malvagia dei comunisti : a loro sia riservata la nostra cura: BURN BURN,  DRILL BABY DRILL
9) Basta aspettare l’Apocalisse, provochiamo noi l’Armageddon, FIGHT FIGHT FIGHT
10) MAGA (Make America Great Again) = AUA (Amerika uber alles) WAR WAR WAR


Se di scontro di civiltà dovesse trattarsi, ecco, io sto dall’altra parte, qualunque essa sia

Gian Luigi Betti

Trump il rivoluzionario

pensierini oziosi d’un ozioso

Ma com’è che, se è vero quello che dicono, un demagogo razzista fascista delinquente bugiardo e volgare come Trump corre il rischio questa volta di prendere più voti di qualsiasi sia il suo concorrente alla Casa Bianca? Dico voti, perché quando aveva vinto l’altra volta aveva 4 milioni e passa di voti in meno del suo avversario. E’ la democrazia bellezza. O sarà perché le sue bandiere sono rosse e lui saluta la folla col pugno chiuso e a muso duro? E poi lancia proposte popolari del tipo aboliamo le tasse, rinchiudiamoci in casa e non andiamo a far guerre al mondo, diamo lavoro e benessere ai nostri cittadini … Ma non erano parole d’ordine del socialista Sanders? E come Trump le destre europee avanzano (molto di più del numero degli eletti al Parlamento europeo – se si contano i voti ne hanno molto di più del centro. per non parlare della Francia che è un capitolo a parte: una monarchia elettiva costituzionale ove il Presidente comanda tutto e non lo schiodi se non con la ghigliottina).
Se si guarda bene in ogni parte del mondo stanno affermandosi dei signori che dicono: adesso ghe pensi mi, sarà effetto della disperazione che affligge gli animi in periodi di grave crisi, sarà che il bene rifugio della fede si è svalutato, sarà che le avanguardie hanno perso il seguito sarà che la società liquida ha reso melma il cervello … ma comunque c’è qualcuno che magari pesca nel torbido però propone qualcosa che potrebbe sembrare a favore del popolo se non addirittura di sinistra e non scandalizziamoci se della democrazia non si cura, anche la rivoluzione d’Ottobre e quella di Mao sono passate sulla canna del fucile. Eppure sarebbe semplice: dire qualcosa di sinistra, indossare qualcosa di rosso e fare il pugno chiuso. O no? Dobbiamo imparare da Trump?
C’è qualcosa che non torna.

Gian Luigi Betti