Genocidio o semplice massacro?

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Tu che dici amico mio? Ritieni appropriato il termine genocidio o sarebbe più opportuno parlare di semplice eccidio?

E’ veramente piacevole affrontare una discussione semantica di fronte ad una buona tazza di tea, vecchio mio.

To be, or not to be “stronzi”: that is the question

La Corte penale internazionale (CPI) ha emesso mandati d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della difesa Yoav Gallant e del capo del braccio armato di Hamas Mohammad Deif 

il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha condannato le azioni criminali di Israele e del governo Netanyahu.
Lo ha fatto con parole di inusitata durezza.
“Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.
È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza. S’impone subito il cessate il fuoco.
In qualunque caso è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone”.
E ancora:
“I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi ed è grave l’erosione dei territori attribuiti all’Autorità nazionale palestinese, così come è illegale l’occupazione di territori di un altro Paese, che non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio della barbarie nella vita internazionale”.

Per fortuna c’è che riesce a mantenere il giusto distacco e discetta se trattasi di genocidio o di solo sterminio.


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Il Ballo delle Macchine

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Editor GLB+

Ovvero niente Paradiso per la classe operaia

Alla fine, le macchine se la suonavano e se la cantavano da sole. Proprio così: niente più orchestrali, niente più direttori d’orchestra. La sinfonia del capitalismo era ormai un assolo di intelligenza artificiale.

Alla BMW, per esempio, la fabbrica nuova di zecca era un capolavoro di silenzio robotico. Umani? Neanche l’ombra. I nuovi operai erano umanoidi di metallo, precisi, instancabili, senza pause caffè né sindacati. Uno stringeva bulloni con delicatezza chirurgica, l’altro montava portiere come un ballerino giapponese in trance. Gli operai in carne e ossa? Spariti, evaporati, forse ricollocati a sorvegliare parcheggi automatici — per adesso.

Nell’ufficio amministrativo, l’aria condizionata era perfetta e l’umidità regolata al millesimo. Ma nessuno la respirava. Nessun impiegato, nessun plico da timbrare, nessuna scartoffia. Solo server e software che decidevano budget, licenziavano fornitori, ottimizzavano strategie aziendali. Tutto fluiva in un algoritmo sereno.

Nel frattempo, l’informazione aveva smesso di essere umana. Le notizie le scriveva l’IA, le revisionava l’IA, e l’IA intervistava… altre IA. Niente più giornalisti con la schiena storta e il taccuino sgualcito. Niente più opinionisti che si arrabattano per dire qualcosa di originale: bastava chiedere a un modello linguistico di seconda generazione, e puff! Un editoriale brillante sull’ultimo scandalo globale, completo di note a piè di pagina.

La creatività? Oh, quella stava facendo le valigie. Ricercatori automatizzati scoprivano nuove molecole, scrivevano articoli su Nature, e generavano addirittura le domande di finanziamento. Romanzi, quadri, musiche? Tutto sintetico, tutto immediato, tutto perfetto. E chi aveva ancora qualcosa da dire, spesso non aveva più a chi dirlo.

I capitalisti, dal canto loro, ridevano. Avevano tagliato ogni costo umano, trasformando il lavoro in una variabile opzionale. Producevano a pieno regime, 24 ore su 24. Solo che, a un certo punto, si trovarono davanti a un problemino: a chi vendere tutta quella roba?

Ma niente panico. La soluzione c’era, come sempre. I ricchi si chiusero in enclavi perfette: città-bolla con cupole di vetro antiproiettile, parchi verdi sintetici e servitù robotica. Fuori, c’era un’umanità frammentata, povera, sparsa, disinnescata. Non serviva più reprimerla: bastava isolarla. Netflix e cibo sintetico bastavano a tenerla tranquilla.

Lì dentro, nell’Eden delle élite, si progettavano corpi eterni, si sognavano viaggi su Marte, si giocava con l’editing genetico come con i LEGO. Il postumano era arrivato, ma non come liberazione dal capitalismo. Al contrario: era la sua versione premium, depurata dal fastidio della società.

Fu così che il mondo diventò un grande teatro automatico, dove gli attori erano scomparsi e il sipario non si chiudeva mai.

Gian Luigi Betti+

Pane Nero a Sinistra

𝗟𝗘 𝗔𝗣𝗣𝗔𝗥𝗜𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗖𝗛𝗘 𝗦𝗖𝗢𝗡𝗩𝗢𝗟𝗦𝗘𝗥𝗢 𝗟❜𝗜𝗦𝗢𝗟𝗔 𝗗𝗜 𝗔𝗟𝗜𝗖𝗨𝗗𝗜.
Alicudi è una sperduta isoletta nell’arcipelago delle Eolie in Sicilia che fu protagonista di eventi straordinari tra il 1902 e il 1905.
La vita di numerosi abitanti dell’isola venne sconvolta da visioni reali di persone volanti che svanivano alla vista trasformandosi in corvi, animali onirici e…fantasmi.
Pensarono di essere in presenza di eventi paranormali e provarono anche a convivere con queste apparizioni, considerandole parte di una maledizione con la quale dover convivere.
La reale natura del fenomeno emerse solo dopo tre anni quando venne identificata la causa delle misteriose apparizioni.
Si scoprì che la farina di segale con la quale producevano il pane era stata infestata da un fungo parassita, il claviceps purpurea che, se ingerito, può provocare forti allucinazioni perché produce naturalmente l’acido lisergico, il principio attivo alla base del LSD.
Quando il consumo di pane nero venne interdetto, le allucinazioni collettive ebbero fine.
FONTE Facebook
SEGUE La storia continua di GLB


Alicudi Reloaded: La sinistra lisergica e il pane nero del pensiero

C’erano una volta Alicudi, il pane nero e i corvi che si trasformavano in fantasmi. Non era una distopia di Philip K. Dick né un episodio dimenticato di Stranger Things, ma la Sicilia degli inizi del Novecento, dove gli isolani, ignari consumatori di segale contaminata da claviceps purpurea (detta popolarmente Segale cornuta), videro volare uomini e udire voci da mondi paralleli. Poi si scoprì che era LSD naturale: niente demoni, solo allucinazioni da carboidrati psichedelici.

Ebbene, a più di un secolo di distanza, pare che la stessa farina visionaria sia giunta sui banchi della “sinistra” italiana. Perché altrimenti non si spiegherebbe come alcuni si dichiarino ancora “progressisti”, “pacifisti” e “socialisti”, mentre:

  • Abbracciano politiche economiche liberiste con l’entusiasmo di Milton Friedman dopo un happy hour.
  • Invocano la pace, ma votano per il riarmo, con la stessa disinvoltura con cui si prenota una vacanza su Booking.
  • Giustificano la morte di civili a Gaza, perché “Hamas ha iniziato” (citazione non verificata, attribuita solo ad una minoranza, ma altamente plausibile in contesti lisergici, cmq meno profumi e più olio di gomito).
  • Chiedono più guerra contro la Russia, nonostante la strategia sia fallita peggio di un talent show con Salvini cantante.
  • Sognano gli Stati Uniti come faro democratico, dopo decenni passati a denunciare il loro imperialismo, con lo stesso spirito coerente di chi scrive “NO NATO” sui social dal Wi-Fi della base NATO.
  • Boicottano Russia e Cina, ma si lamentano se poi il made in Italy costa come un Rolex.
  • Parlano di democrazia mentre sostengono governi da democratura, con l’entusiasmo di chi confonde Orwell con Instagram.

Insomma, più che una corrente politica, pare una corrente psichedelica. Non una visione, ma un trip prolungato. Altro che gramscismo, qui siamo al gramscidèllico.

Sorge spontanea una domanda: dove acquistano il loro pane nero, questi strateghi del corto circuito cerebrale? È la nuova filiera bio del pensiero confuso? Una partnership PD–Psilocybina? O magari una start-up finanziata dal Pentagono per testare nuove forme di coerenza quantistica?

In fondo, Alicudi ci ha insegnato una cosa: le allucinazioni non durano per sempre, basta cambiare farina. E forse, anche stavolta, servirebbe sospendere la dieta a base di retorica neoliberale, finto progressismo e bombardamenti umanitari, prima che il Parlamento si trasformi in un rave festival e la Costituzione venga riscritta su cartine da rolling paper.

Nel dubbio, controllate la dispensa. E se trovate della segale troppo nera, magari è ora di tornare a pensare… sobriamente.

GLB 27-5-25


Dalla Dottrina Monroe alla Dottrina Donroe

Un breve racconto sulla coerenza imperiale americana con un valido aiuto di ChatGPT
Gian Luigi Betti

Democrazia, dazi e destino manifesto nella narrazione imperiale degli Stati Uniti

Le origini: Monroe e il destino manifesto
La narrazione ideologica americana affonda le sue radici nel XIX secolo, con la Dottrina Monroe (1823). Presentata come una strategia difensiva contro l’intervento europeo nelle Americhe, di fatto affermava il continente come zona d’influenza esclusiva degli Stati Uniti.
“America to the Americans” è l’espressione che abbiamo studiato sui libri del liceo. Era l’inizio di un’ideologia imperiale ancora mascherata da principio di autodeterminazione.

Qualche decennio dopo, l’“eccezionalismo americano” si fece esplicitamente espansionista: con il concetto di “Manifest Destiny”, gli Stati Uniti si arrogavano il diritto – e il dovere – di estendersi “dal mare al mare” portando civiltà, progresso e libertà. La missione storica del popolo americano prende forma: un’identità fondata non su una cultura, ma su un compito da realizzare nel mondo.

La Guerra Fredda: il mito si globalizza
Dopo il 1945, questa narrazione si internazionalizza. Il nemico non è più l’Europa monarchica, ma l’Unione Sovietica e il comunismo. La Guerra Fredda trasforma il confronto tra modelli economici e sociali in una battaglia globale tra bene e male. Ronald Reagan usa il termine Evil Empire, Impero del male nei confronti dell’Unione Sovietica. La democrazia liberale e il libero mercato diventano strumenti di salvezza planetaria, mentre qualsiasi alternativa è vista come una minaccia all’ordine naturale delle cose.

Gli Stati Uniti si presentano come garanti della libertà mondiale: le guerre in Corea, Vietnam, Afghanistan, gli interventi in America Latina e Medio Oriente, sono giustificati da una narrazione moralistica che maschera interessi geopolitici, risorse e controllo degli alleati.

Dopo il 1989: il trionfo e le crepe
Con il crollo dell’URSS, la narrazione sembra trionfare. Fukuyama parla di “fine della storia” e del definitivo trionfo del modello occidentale. La globalizzazione si impone come dogma, e il mercato come regolatore universale dei destini umani. La democrazia diventa “esportabile” e il mondo, un campo aperto all’integrazione neoliberista.

Ma questo racconto si incrina presto. Le crisi economiche, l’11 settembre, le guerre infinite e l’instabilità prodotta dagli stessi “interventi democratici” rivelano l’altra faccia dell’ideologia americana: quella imperiale, non universale, dove l’eccezionalismo diventa arbitrio.

Il XXI secolo: dazi, dati e dominio
Nel nuovo secolo, la minaccia non è più solo militare. È tecnologica, digitale, monetaria. La competizione si sposta su 5G, AI, supply chain, valute digitali. E il nemico, oggi, ha un volto diverso: la Cina. Il conflitto si riaccende, ma le categorie si ribaltano.

La Cina comunista difende il libero mercato globale, mentre gli Stati Uniti protezionisti impongono dazi e sanzioni, erigendo muri digitali e finanziari. Una dinamica che il presidente Trump ha reso evidente nel modo più diretto: il ritorno al sovranismo economico come forma di guerra commerciale globale e l’uso di espressioni dal forte richiamo ideologico come “Make America Great Again” (MAGA). Lui stesso ha definito questa visione “Dottrina Donroe”, parafrasando Monroe in chiave ultra-nazionalista.

Conclusione: l’impero della coerenza variabile
Oggi come ieri, la narrazione americana continua a mutare linguaggio, ma non funzione. Si presenta come visione morale del mondo, ma agisce come ideologia di potenza. La Dottrina Donroe ne è il simbolo attuale: un ritorno al protezionismo, all’unilateralismo e all’interesse nazionale, mascherati da lotta per la libertà e la giustizia globale.

In questo scenario paradossale, i socialisti sono liberisti, e i liberisti diventano statalisti. La retorica del libero mercato si applica solo quando giova all’egemone. La coerenza ideologica lascia il posto alla geometria variabile della potenza. Perché, alla fine, ciò che conta non è esportare libertà, ma conservare il primato.


A cura di Gian Luigi Betti & C.
Appunti sull’ideologia come strumento geopolitico. Quando il potere si racconta, conviene ascoltare bene cosa dice — e cosa nasconde

Civiltà armate

pensierini oziosi di un ozioso

SI COMINCIA BENE

Unione Europea. Il programma presentato dalla presidente Ursula von der Leyen chiede ai paesi membri un aumento di spesa per la difesa. La motivazione è che senza difesa adeguata non c’è autonomia.
Due modestissime osservazioni:
1- non basta aumentare la spesa per la difesa per garantire l’autonomia. La maggior parte delle commesse militari sono orientate dalla Nato e consistono in tecnologia americana. Maggiore spesa quindi aumenta la dipendenza dagli Stati Uniti. Altro che autonomia europea;
2- La necessità di aumentare la spesa dei paesi europei viene motivata dalla guerra in corso Russia-Ucraina. Si porta il dato che la Russia investe per la difesa il 32,5 % del Pil per un totale di 145 miliardi dollari e quindi bisogna aumentare la nostra percentuale che deve essere portata oltre il 2% del Pil di ciascun paese membro. Se guardiamo i numeri in assoluto noi vediamo invece che la somma della spesa dei soli principali paesi europei assomma a ben 279 miliardi, 134 più della spesa della Russia, quasi il doppio. Logica vorrebbe, non spendere di più ma spendere meglio. Ma ovviamente la guerra è un pretesto per fare business.

TABELLA 1 – spesa per la difesa in percentuale sul Pil e valori assoluti in miliardi di dollari: Russia, Unione Europea e Stati Uniti

SOGGETTI% PILTOT
Russia32,5145
Unione Europea279
Stati Uniti3,5850

TABELLA 2- Spesa per la difesa dei principali paesi UE

PAESI% PILTOT
Regno Unito2,2397,68
Germania1,3982,11
Francia1,9464,27
Italia1,6834,46
Polonia2,3834,98

Ma siamo in pieno scontro di civiltà, dice qualcuno. Può essere, ma non capisco come si possa definire civile chi punta tutto sulla guerra, Usa in testa e europei in coda.

Gian Luigi Betti

Lo scontro di civiltà

pensierini oziosi d’un ozioso

Lasciamo perdere tutto il dibattito storico filosofico ideologico che ha accompagnato questa interpretazione delle organizzazioni sociopolitiche dell’umanità e veniamo al dunque. E tralasciamo pure il fattore religione di conquista, che è un caso a parte. 

In questo momento chi afferma che siamo ad uno scontro di Civiltà sono solo gli Stati Uniti d’America, qualunque sia il partito e l’attore alla presidenza del neo impero americano. Quelli che si accodano come gli Europei lo fanno perché è il loro dovere di sudditi del neo impero a stelle strisce. Gli Stati Uniti sono la potenza più ricca e potente del mondo. Anche se viene tallonata stretto dal resto del mondo conserva ancora il primato che detiene almeno da 80 anni.

Se si guarda bene non si capisce come un paese che ha un tasso di povertà relativo appena più alto dei paesi “arretrati” e più basso di tutti i paesi “sviluppati” (i cosiddetti paesi nordici quelli dell’Europa occidentale) e di molti paesi emergenti, un paese dove la sanità e l’istruzione sono un lusso di classe, un paese che spende per un esercito che occupa tutte le aree del globo, che considera il welfare una bestemmia contro dio e contro la natura del fannulloni e delinquenti -predestinati- … insomma come è possibile che un paese simile possa arrogarsi il titolo di Prima Civiltà dell’Occidente?.  Si capisce che la ristretta élites del bengodi se ne freghi se la maggioranza piange, ma possibile che la massa non se ne accorga? Le élites fanno le élites, ma il popolo non fa il popolo. Le parole d’ordine che sento sono First America, Maga (Make Great America Again) variamente declinate: ma formulato in contesti che richiamano l’espressione Amerika Uber Alles per cui il popolo eletto  (si fa per dire) ha il diritto dovere di portare la pace ed il benessere nel mondo contro tutti, che siano i comunisti dell’Unione Sovietica o i comunisti putiniani (sempre subdoli) o quelli cinesi o anche i sussiegosi ed infidi criptosocialisti europei che se non c’erano loro americani sarebbero ancora mezzi sotto baffino e mezzi sotto baffone, ma poi anche ‘sti sudamericani sempre pronti a zapatare …

Non ho mai considerato le elezioni americane come espressione di “democrazia” … quando corrono certe cifre e quando certe industrie come quella delle armi riescono tranquillamente ad imporre la sacralità dell’arma da fuoco come diritto inalienabile dell’individuo … c’è da dubitare della sobrietà di quella minoranza del demos che va a votare. Ho quindi pensato che gli americani in quanto tali siano fondamentalmente delle vittime di una macchina infernale  talmente grossa che gli conviene star fermi e buoni che potrebbe andar peggio. Altro che il doublethink di Orwell o le fake news di oggi: tutta roba da dilettanti. Da quasi un secolo è in atto una complessa narrazione, basata su una pletora di balle sull’ottimo paese, eletto da dio alla governance del mondo in attesa dell’Apocalisse, anzi dell’Armageddon,  e della fine della storia. Narrazione? Ballazione piuttosto.

Oggi ci accorgiamo che la ballazione è diventata ideologia, sentire comune che funziona da elemento connettivo tra il potente e l’infimo, con la potenza e la ritualità di un autodafé. Ci sono differenze è vero tra gli strati della popolazione ma, si sa, purtroppo prevalgono sempre i peggiori. E su cosa si basa la ballazione?. 

La Tavola della Ballazione : Il decalogo Americano

1) La Ballazione è l’unica legge del grande paese America. Sono abrogate la Costituzione gli emendamenti e qualsiasi altra legge federale o statuale esistente
2) La Ballazione è stata data all’America direttamente da Dio e non può essere modificata anche solo in parte
3) L’America ha il diritto/dovere di governare il mondo. Deus vult, WAR WAR WAR
4) In America governano solo i veri americani : i Veri Americani hanno il dovere di ripulire il paese (dio è dalla nostra parte) FIRE FIRE FIRE
5) I Veri Americani hanno tutti i diritti in patria e nel mondo
6) I Veri Americani hanno il dovere di armarsi ed usare le armi in patria e nel mondo WAR WAR WAR FIRE FIRE FIRE
7) Chiunque non accetti i principi di democrazia libertà e supremazia in America e nel resto del mondo è un nemico dell’America e quindi un comunista che deve essere schiacciato
8) Gli ecologisti sono una sottospecie particolarmente malvagia dei comunisti : a loro sia riservata la nostra cura: BURN BURN,  DRILL BABY DRILL
9) Basta aspettare l’Apocalisse, provochiamo noi l’Armageddon, FIGHT FIGHT FIGHT
10) MAGA (Make America Great Again) = AUA (Amerika uber alles) WAR WAR WAR


Se di scontro di civiltà dovesse trattarsi, ecco, io sto dall’altra parte, qualunque essa sia

Gian Luigi Betti

Trump il rivoluzionario

pensierini oziosi d’un ozioso

Ma com’è che, se è vero quello che dicono, un demagogo razzista fascista delinquente bugiardo e volgare come Trump corre il rischio questa volta di prendere più voti di qualsiasi sia il suo concorrente alla Casa Bianca? Dico voti, perché quando aveva vinto l’altra volta aveva 4 milioni e passa di voti in meno del suo avversario. E’ la democrazia bellezza. O sarà perché le sue bandiere sono rosse e lui saluta la folla col pugno chiuso e a muso duro? E poi lancia proposte popolari del tipo aboliamo le tasse, rinchiudiamoci in casa e non andiamo a far guerre al mondo, diamo lavoro e benessere ai nostri cittadini … Ma non erano parole d’ordine del socialista Sanders? E come Trump le destre europee avanzano (molto di più del numero degli eletti al Parlamento europeo – se si contano i voti ne hanno molto di più del centro. per non parlare della Francia che è un capitolo a parte: una monarchia elettiva costituzionale ove il Presidente comanda tutto e non lo schiodi se non con la ghigliottina).
Se si guarda bene in ogni parte del mondo stanno affermandosi dei signori che dicono: adesso ghe pensi mi, sarà effetto della disperazione che affligge gli animi in periodi di grave crisi, sarà che il bene rifugio della fede si è svalutato, sarà che le avanguardie hanno perso il seguito sarà che la società liquida ha reso melma il cervello … ma comunque c’è qualcuno che magari pesca nel torbido però propone qualcosa che potrebbe sembrare a favore del popolo se non addirittura di sinistra e non scandalizziamoci se della democrazia non si cura, anche la rivoluzione d’Ottobre e quella di Mao sono passate sulla canna del fucile. Eppure sarebbe semplice: dire qualcosa di sinistra, indossare qualcosa di rosso e fare il pugno chiuso. O no? Dobbiamo imparare da Trump?
C’è qualcosa che non torna.

Gian Luigi Betti

L’auto elettrica

pensierini oziosi d’un ozioso

Le auto elettriche cinesi. Bisogna fermarle, mettendo dazi esagerati. Perché? Perché sono scorretti e hanno approfittato di aiuti di Stato, quindi hanno infranto le regole del libero mercato. Ma nel libero mercato non si dovrebbe badare solo al fattore economico? cioè comprare dal miglior offerente? E lo Stato non dovrebbe star fuori da tutto? E se non lo fa non è che turba il libero mercato? Ma no si dice: lo Stato deve essere regolatore e non attore in modo tale da garantire la libera concorrenza che premia il più virtuoso e fa del bene al consumatore. Ma allora perché lo Stato penalizza il consumatore impedendogli di comprare l’auto più economica? E poi perché lo Stato interviene privatizzando (leggi svendendo) interi settori pubblici che andavano bene (se andavano male non le pigliava nessuno) e poi auspica l’ingresso di capitali stranieri ancor meno controllabili di quelli nostrani e che poi prendono i soldi e scappano, e chi li ripiglia? E se restano e fanno degli utili se li cuccano a casa loro o in qualche paradiso fiscale. E i cinesi che avrebbero aiutato l’industria auto verde (come altre) che male hanno fatto?. Se aspettavano che il privato investisse con prospettive di guadagno a lungo termine sarebbero tutti soffocati dal gas. Ma su questo punto li batteremo alla grande dimostrando la superiorità culturale morale democratica e libertaria del Mercato superiore anche in quanto fattore evolutivo: grazie al piccolo sacrificio di oggi i nostri nipoti nasceranno col filtro e potranno sopravvivere anzi dominare il mondo inquinato che si prospetta. Dico bene o c’è qualcosa che non torna?

Gian Luigi Betti