Solo un soffio leggero…in fretta, in fretta…
L’anno se ne va.

Marco Marchiani (Mavilla)
da Facebook
Solo un soffio leggero…in fretta, in fretta…
L’anno se ne va.
Andrea Rauch espone alla Biblioteca San Giorgio di Pistoia
Una breve ma essenziale considerazione di Gianpasquale Santomassimo- Da Facebook
Quando si legge degli stratosferici stanziamenti di fantastiliardi di aiuti militari che gli Usa destinano all’Ucraina e a Israele è bene tener presente che l’80% delle somme resta in patria, investiti nella produzione di armamenti. E’ un meccanismo ben noto e collaudato, che fu in passato alla base di tutti i tentativi (riusciti o meno) di uscita dalle crisi attraverso le spese militari. E’ anche secondo molti interpreti la chiave del successo finale nella lunga guerra fredda del 900: la corsa agli armamenti come volano di sviluppo in una economia di mercato, come perdita secca e paralizzante in una economia socialista.
Gianpasquale Santomassimo
Da Facebook un bel contributo di Sandra Vegni
La foto trovata su una pagina di facebook mi ha suggerito un racconto
La bambina non si decideva ad andare a letto, pareva che l’eccitazione degli adulti le si fosse trasmessa nonostante fingessero normalità. Gli zii e la cugina giocavano a carte sul tavolo di marmo di cucina, osservati dal nonno che stringeva fra i denti la pipa spenta; il babbo leggeva il giornale sulla bergère del salotto.
Alla fine l’Amalia pose fine agli indugi: la portò in camera, le infilò il pigiama e si sedette accanto al lettino smaltato di rosa, una mano chiusa a pugno fra quelle della piccola che iniziò, come ogni sera, ad accarezzarle le nocche disegnando cerchi con le piccole dita. Una sorta di tortura cinese per la mamma che intonò a bassa voce la ninnananna fiorentina, l’unica che conosceva: “nannao nannao… questa bambina a chi la do…”
Subito carte e giornale sparirono dalla scena; facendo cenno l’uno all’altro di restare in silenzio, tutti si davano da fare. Il babbo e lo zio trascinarono su per le scale il grande abete che sfiorava il soffitto, la zia corse ad aprire la scatola dove riposavano, incartati ad uno ad uno con il giornale dell’anno prima, gli addobbi colorati. Palle di vetro semplici, le più belle interrotte da una girandola, fragili, difficili da maneggiare. Un tocco distratto, un rapido scivolìo e mille pezzi colorati si dividevano in minuscoli frammenti sulle mattonelle esagonali del pavimento.
Il nonno, dalla bergère spostata in un angolo per far posto all’albero, in silenzio osservava i lavori.
Dopo che, finalmente, la bambina si fu addormentata, arrivò la mamma a dar mano. C’erano ancora da agganciare i mandarini profumati e i sacchetti di noci e fichi secchi dell’orto e infine i cioccolatini a forma di Babbo Natale avvolti nella carta stagnola. Già s’immaginavano la gioia della bambina mentre li sgranocchiava.
L’ultimo tocco lo diede il babbo, sotto l’occhio vigile dello zio: era un compito delicato agganciare le candele alle fronde dell’albero, bisognava calcolare che l’altezza delle fiammelle non sfiorasse i rametti sovrastanti. Non sarebbe stato un gran giorno di Natale quello in cui la casa fosse andata a fuoco.
Gli anni precedenti la bambina era troppo piccola per apprezzare l’albero di Natale, quello per lei sarebbe stato il primo; così al mattino erano tutti lì ad aspettare le sue grida di sorpresa, pregustavano i salti, gli occhi scintillanti di gioia, gli abbracci che avrebbe regalato a tutti.
Arrivò per mano alla mamma, i capelli arruffati, il golfino infilato sopra il pigiama rosa e le pantofole scozzesi ai piedi. Era una bambina silenziosa, un po’ imbronciata, sempre a rincorrere le sue fantasie.
Lasciò la mano della mamma, guardò l’albero scintillante di vetri e di stagnole, le fiammelle tremolanti che puntavano il soffitto. Lo guardò con occhi critici, la fronte corrugata, le labbra strette. Poi si rilassò e sorrise.
«L’ho fatto io!» disse, soddisfatta.
La bambina ero io, avevo tre o quattro anni, la storia è vera. Ogni volta che me la raccontavano i ‘grandi’ ridevano come matti.
Avete mai provato a sfogliare Libero, o avete mai visto in TV qualche suo giornalista?
Solo così potrete apprezzare in pieno la vignetta, che in altro contesto troveremmo un po’ pesante
Provare per credere
Vanna Panerai su Facebook riporta una considerazione della Dott.ssa Alice Rotelli, fatta il 30 marzo 2023: prima della piazzata del Presidente della Coldiretti Prandini davanti alla Camera e relativa aggressione al parlamentare Della Vedova che aveva contestato in aula l’atto del Governo che vietava la ricerca la produzione ed il consumo della cosidetta “carne sintetica”, meglio sarebbe dire “carne coltivata”, “carne pulita”, “carne in vitro” o “carne artificiale”.
La cosiddetta “carne sintetica”, che tanto fa storcere il naso a molti, altro non è che un prodotto alimentare realizzato utilizzando cellule animali.
Il processo prevede l’estrazione delle cellule staminali e quindi la proliferazione in una soluzione nutritiva all’interno di un bioreattore; le fibre muscolari così ottenute vengono utilizzate per produzione finale della carne.
Definirla “sintetica”, in realtà, è sbagliato: è un termine atto solo a suscitare un’ingiustificata repulsione verso tale prodotto. In realtà, come spiegato sopra, si tratta di carne coltivata derivante da cellule vere e proprie.
La carne prodotta “in vitro” ad oggi è legale negli Stati Uniti e a Singapore.
Il vantaggio è che da una sola cellula si possono ottenere circa 10mila chili di carne in poche settimane.
Vietarne la produzione ed il consumo significa non solo porre dei limiti alla libertà di chi vuole percorrere strade alternative, ma soprattutto non riuscire a vedere oltre il proprio naso.
Siamo infatti ormai 8 miliardi di persone ed il numero è destinato ad aumentare costantemente ed inesorabilmente.
La produzione ed il consumo di alimenti ben presto diventerà insostenibile, se non si trovano soluzioni alternative.
Gli allevamenti intensivi non sono la scelta corretta: non sono ecosostenibili e comportano un rischio tangibile di sviluppo di antibiotico-resistenza che, a sua volta, costituisce un problema sanitario sempre più dilagante e oltremodo preoccupante.
La carne “in vitro”, invece, non lede il benessere animale, permette una sostenibilità ambientale ed una sicurezza alimentare.
In conclusione, la carne in vitro, come anche le fonti proteiche che possono derivare dagli insetti, devono essere viste piuttosto come un’opportunità e non come un problema da vietare a priori.
Rinunciarci o vietarla in nome di un principio o di una ideologia retrograda è da persone ottuse e non lungimiranti.
“Delinquente, buffone“. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha aggredito questa mattina il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, fuori dal Parlamento. Mentre era in corso alla Camera la discussione del disegno di legge sulla carne coltivata, all’esterno la Coldiretti ha organizzato un sit-in coi propri iscritti. A un certo punto – come si vede nel video – Prandini ha raggiunto Della Vedova (in compagnia di Riccardo Magi e un piccolo gruppo di persone che stava manifestando contro il divieto alla carne coltivata con alcuni cartelli in mano) e lo ha spintonato, insultandolo. Immediata la reazione dei presenti e delle forze dell’ordine, che hanno allontanato il presidente di Coldiretti.
“Se il presidente di Coldiretti si sente in diritto di aggredire un parlamentare credo che siamo all’eversione. È una persona che non dovrebbe ricoprire un ruolo del genere, ora facciamo una bella denuncia” ha dichiarato Della Vedova, dopo le tensioni davanti a Palazzo Chigi. “Chiediamo che il governo si dissoci”, ha aggiunto il segretario Magi. “Sono andato ad incontrarlo per dirgli quello che pensavo di lui – ha detto Prandini – Da lì c’è stata qualche piccola spinta, ma niente di più, che viene strumentalizzata dallo stesso per avere un po’ di visibilità in termini mediatici”.
Gianni Rodari
Da Facebook Corrado Cirio 20-11-23
Ma dove sono finiti tutti i portatori di bandiera ucraini, quelli che volevano cancellare poeti, scrittori e cantanti russi, che inneggiavano ai Leopard e ai missili Himars, che invitavano Zelinsky ad ogni festicciola e a parlare ovunque? Ce ne fosse uno solo tra il mezzo milione di morti ucraini, ma no, sono qui tutti vivi e vegeti ad inneggiare al nuovo eroico esercito israeliano che ha ammazzato in un mese dieci volte tanti bambini di quelli uccisi in Ucraina dalle due parti in 18 mesi.
E stasera faranno il tifo contro l’Ucraina, perché sanno bene quali sono le cose importanti.