I Miti che noia!

Si dice che Pan sia nato da una scappatella del dio Ermes, che da bravo sporcaccione si era travestito da pastore, con una ninfa tale Penelope da non confondere con la moglie di Ulisse. Coinvolto da una passione travolgente prese a frequentarla assiduamente fino che un giorno lei al colmo dell’orgasmo, gli disse: -Ma chi sei? Dimmelo! Sei divino!- . Ermes continuò a tacere sulla sua reale identità e Penelope per strappare questo segreto si rendeva disponibile giorno e notte e nei luoghi più impensati. Non so quanto e come sia la gestazione tra gli dei, ninfe ed affini, ma so che un giorno, quando Penelope vide la sua creatura venire al mondo, lanciò un urlo di terrore perché l’aspetto del neonato era decisamente orribile. L’urlo si propagò nei dintorni e quando Penelope fu soccorsa, sostenne di aver visto un essere mostruoso correre nel bosco.

Coperto di pelo, con delle zanne incredibili per un pupo ed un mento su cui spiccava una ruvida barba, era simile ad un caprone perché aveva anche due corna ed invece dei piedi aveva degli zoccoli. Cosa fece Penelope? Abbandonò il figlio nel bosco; brutta stronza! Non per fare l’avvocato del diavolo, ma per curiosità faccio una domanda alla persona che legge ammesso che ce ne sia una: tu avresti portato a casa Pan o avresti lasciato simile creatura nel bosco poiché i centri per la riabilitazione non esistevano? Si fa presto a dire madre fedifraga, ma se ti nasce qualcosa più simile ad una capra che ad un pargolo, cosa avresti fatto a quei tempi? Io lo avrei portato in quel ricettacolo di serpenti che era l’Olimpo pieno di Dei rissosi che s’imbrogliavano l’ uno con altro generando creature orribili vittime di sortilegi. Poteva starci anche Pan senza lasciarlo a zonzo.

E chi poteva portarlo con sé? Il perfetto Apollo? No certamente! La saggia Minerva? Impossibile; l’imbroglione Ermes? Nemmeno a parlarne; simbolo non a caso del commercio e della truffa tra i posteri, lo avrebbe sicuramente imbrogliato, anche se era suo figlio adottivo. Tra tutti, Diòniso il più sfrenato ed umano degli dei sempre pronto a far bisboccia, casino ed a concupire giovani fanciulle che ignare facevano il bagno nel fiume oppure che si erano avventurate da sole nel bosco come Cappuccetto Rosso, senza però il cestino da portare alla nonna, fu quello che lo tutelò. Crebbe secondo certi principi a dimostrazione che anche tra gli Dei l’imprinting ha il suo valore. Secondo il motto “bestia più bestia meno, c’è posto per tutti” oppure “aggiungi un posto a tavola” (anche se sedersi accanto a lui era rischioso perché poteva sempre pestare qualcuno con gli zoccoli che si portava addosso), Pan fece il suo ingresso in società preceduto da una nomea di persona allegra e di buona compagnia, insomma un tipo simpatico come lo descrisse Diòniso. -Fallo essere anche antipatico dopo che è brutto come un mostro!- borbottò Minerva.

Un giorno Pan, che si aggirava per i boschi come un guardone, vide una splendida creatura ed arrapato le piombò alle spalle, ma lei, di nome Siringa, come lo vide cominciò ad urlare e fuggì con gli occhi pieni di terrore chiamando papà Ladone, dio delle acque fluviali. -Papà ho visto un mostro… per favore papà fai che quel coso non mi possa più incontrare… ti prego papà cambiami di aspetto- . -Sei proprio sicura che sia così brutto? Non è che sei sotto l’effetto di qualche allucinogeno?- . -No papà; io mi chiamo Siringa, ma non mi faccio le siringhe- . -Già ho equivocato- rispose il padre che non convinto si travestì da donna andando per i boschi per accertarsi della situazione.

Tutto imbellettato con una tunica bianca ed una parrucca piena di buccolotti biondi, cominciò ad ancheggiare strada facendo, ma di Pan nemmeno l’ombra. Infine al crepuscolo quando si cominciò a vedere e distinguere con difficoltà, Ladone sentì il rimbombo di alcuni passi. Si chinò e cominciò a camminare in ginocchioni tra le frasche attento a non fare il minimo fruscio, ma quando il rumore divenne percettibile non fece a tempo a voltarsi che … zac. Pan quando gli fu sopra, cominciò a palpeggiarlo, ma quando gli rimase in mano la parrucca, accorgendosi che la vittima non era una donna, si ritrasse e Ladone voltandosi quando lo vide, proruppe in un urlo.

Convinto di persona, fece di corsa ritorno a casa. A quei tempi non esisteva la chirurgia plastica ed allora che fare? Bisognava cambiare le sembianze di sua figlia e fu così che Siringa diventò una canna fluviale. Pan che prima si voleva fare Siringa provò a farsi una canna cercandola dappertutto; taglia di qua taglia di là, alla fine tagliò una canna in diversi pezzi. Si narra che sconsolato, li legasse con dello spago formando un flauto e con quello irrompesse nella quiete del bosco adescando e spaventando le fanciulle.

Gino Benvenuti. Settembre 1993

MARAMEOOO …

(La beffa di Fedez)

Tutti quanti i giornaloni
con vistosi titoloni
la notizia han pubblicato
di un futuro candidato.

Sì, è Fedez, il cantante
che così, seduta stante,
ha deciso il cambiamento:
candidarsi in Parlamento.

Sono pieni i paginoni
di Fedéz alle elezioni …
Ma il cantante all’improvviso
li sbeffeggia con il riso

ed impertinente urla:
si è trattato di una burla!
Giornalisti, gran babbei,
vi fo mille maramei …

Siete tutti un po’ suonati
e così siete cascati
nella rete che vi ho teso;
per il culo io vi ho preso!

Da influencer assai dotato
di sicuro vi ho influenzato.
Per il troppo servilismo
perso avete l’umorismo
e valete proprio zero
se credete il falso, vero!

Anna Maria Guideri, 16-11-2021

L’Inno di Babele

(ovvero, la notte dei grandi cervelli)

Il tema della confusione sotto il cielo, ma anche sopra – visto lo sciame pandemico che ci funesta – è di un’attualità tanto drammatica quanto, almeno in parte, non compreso o sottovalutato, come hanno ben argomentato, nei loro interventi Gianluigi Betti ed Enrico Tendi. Se da un lato la ragione e la scienza forniscono spiegazioni plausibili al caos che ci devasta attribuendolo in gran parte agli errori umani prevedibili e controllabili per quanto gravi, è anche vero che l’attuale situazione presenta aspetti che sembrano sfuggire al controllo e alla ragione come variabili impazzite. Ed infatti il virus, con tutto quello che ha scatenato non solo come emergenza sanitaria, ma anche come fenomeno di alienazione collettiva, può essere considerato, a tutti gli effetti, la variabile impazzita per eccellenza. Questo ci induce ad allargare lo sguardo oltre i confini segnati dai dati oggettivi evidenti per dirigerlo dentro noi stessi, dentro le nostre menti. Forse allora possiamo dire che il modello di sviluppo socio-economico e lo stile di vita che hanno accompagnato per lunghi anni il cammino delle magnifiche sorti e progressive della nostra civiltà, non sono del tutto incompatibili con la follia. Il caos che regna nelle menti offuscate che rifiutano di salvarsi perché vedono nella salvezza – il vaccino – una condanna, e nella condanna – il virus – la salvezza, come si spiega se non con una psicosi collettiva? A ben guardare le avvisaglie di tale turbolenza che ha investito i neuroni e le sinapsi delle nostre celluline grigie è da un po’ di tempo che si danno da fare inducendo i cervelli a pensare all’incontrario.

Spacciando il virtuale per il reale, il torto per la ragione, l’ offesa e l’abuso per il diritto, la parte per il tutto, il superfluo per l’essenziale, il carnefici per le vittime, la scemenza per la scienza. Già Collodi con Pinocchio aveva magistralmente ritratto, con un infallibile intuito profetico, non solo il suo, ma anche il nostro tempo anticipando situazioni e personaggi della nostra attualità. Basti pensare al Paese degli acchiappacitrulli dove si arrestano gli innocenti e non i colpevoli … Oppure all’omino di burro del Paese dei Balocchi che è il perfetto ritratto di Berlusconi, oggi potenziale candidato al Quirinale … E seguendo il trend virtuoso, che dire di un parlamento che vota Ruby nipote di Mubarak, dei leghisti bossiani che promettono di destinare il tricolore ad un uso , per così dire, igienico, dei grillini eletti al grido di vaffa, del ministro Salvini che sventola il rosario in nome della crociata contro i barbari invasori del suolo patrio lasciati per giorni e giorni in balia delle onde? Per non parlare delle azioni violente ed eversive delle bande neofasciste trattate, anche dagli opinionisti più accreditati, con la paterna indulgenza che si usa nei confronti di ragazzi scalmanati e un po’ idioti da commiserare più che da temere e denunciare … L’arena mediatica pullula delle bufale più strampalate: dalle bare vuote, ai morti finti, ai complotti della Spectre che nemmeno 007 … ai feti utilizzati per i vaccini e mentre c’è chi muore e fa morire perché non si vuol vaccinare c’è chi muore perché non si può vaccinare. A coronamento di tanta pandemica idiozia mancava solo il corteo dei no-vax e no-pass travestiti da deportati ebrei nei lager dell’Italia neonazista alla vaccinara.

Ma non tutto è perduto, abbiamo una grande risorsa: Draghi uno e trino, Presidente del Consiglio italiano e forse anche europeo, nonché probabile futuro Presidente della repubblica, con l’auspicio, quasi dichiarato, di assolvere ai vari compiti contemporaneamente. Il suo spirito aleggia sulle acque, in cielo in terra e in ogni luogo. Come novello re Mida quel che tocca diventa oro, perfino i ritardi e le gaffe – vedi quella clamorosa del colle Oppio di Roma – non sono che astute strategie il cui senso sfugge ai comuni mortali. Ma c’è un altro faro che illumina il nostro cammino: la stampa. Più che di libertà, si può parlare di unità di stampa. In un momento tanto confuso è consolante vedere i maggiori organi di informazione, così graniticamente determinati e univocamente orientati al servo encomio verso Draghi ed al codardo oltraggio verso i malcapitati Conte e Letta che le sbagliano tutte, ma proprio tutte anche quando ad affossare il DDLZAN si sa bene chi è stato. Ma non perdiamoci d’animo, come ci insegna la teoria del Big Bang, finché c’è caos, c’è speranza!

Anna Maria Guideri, 14-11-2021

Motti da legare – 6

1 – Per avere successo nella vita bisogna avere l’aria di essere onesto e stupido senza essere né l’uno né l’altro (Pietro Aretino) … ma si può avere successo anche avendo l’aria di essere intelligenti senza esserlo … (vedi Massimo Cacciari)
2 – Perché molti delusi della sinistra svoltano a destra? Perché la sinistra non è abbastanza di destra!
3 – No-vax: i morti per il Covid sono certi, i complotti, no.
4 – L’uguaglianza è l’utopia più indispensabile che esista.
5 – Il problema degli “antisistema” non è quello di sbagliare l’analisi, ma di sbagliare la sintesi.
6 – Le donne sono state sconfitte perché sono più capaci e ragionevoli degli uomini (Jacopo Fo). E’ meglio perdere perché siamo migliori o vincere perché siamo peggiori?
7 – Elezioni amministrative Ottobre 2021. Centro-sinistra: e VINSERO felici e contenti.
8 – Ognuno crede a ciò che vuole credere. Quando ci indovina passa per intelligente.
9 – Renzi al 2%: strategia dell’ESTINZIONE.
10 – Perché nessuno si meraviglia delle infiltrazioni neofasciste in Fratelli d’Italia? Ma l’avete vista la Meloni?
11 – Perché questo eterno revival di Berlusconi? Perché ci si merita!
12 – Assalto alla CGIL: in piazza non c’erano solo i fascisti … no, anche i loro sosia!
13 – Astensionismo: il partito più grande è quello che non c’è.
14 – Fascismo: “Non siamo responsabili per le scelte dei nostri padri …” ma lo siamo per quelle dei nostri figli.
15 – L’audience si regge sulla dismisura: più le spari grosse più sei creduto.
16 – Inquinamento planetario: il paradosso terrestre.
17 – Discriminazione di genere 1: se la donna è apprezzata perché è bella, quando invecchia non lo sarà più. Se l’uomo è apprezzato perché è bravo, da vecchio lo sarà ancora.
18 – Discriminazione di genere 2: Considerare la donna superiore all’uomo è l’altra faccia – uguale e contraria – della discriminazione.
19 – Se il battito d’ali di una farfalla ha ripercussioni all’altro capo del mondo, quali ripercussioni avranno le infinite cazzate di Salvini?
20 – Massimo Giannini: Ha vinto il centro-sinistra, c’è poco da fare …” purtroppo.
21 – I fascisti hanno una notevole forza comunicativa … Gli ci vuole tutta per sostenere le cazzate che dicono.
22 – Matteo Salvini: O Benito vestito di nuovo …
23 – Il no-vax della destra è l’eterno ritorno del menefrego.
24 – Se la destra non va a votare è un problema per la democrazia … e se ci va?
25 – All’erta sto. Contro i fascisti occorre attuare la strategia dell’attenzione.
26 – Alessandro Giuli: La bonifica della destra della Meloni è in atto… sì, la bonifica dell’agro pontino!
27 – Caso Morisi: Un gran polverone per la polverina.
28 – No-vax: nuoce gravemente alla salute.
29 – La democrazia consiste nel poter votare anche contro la democrazia?
30 – Province degradate e astensionismo: chi non ha speranze non ha desideri.

Anna Maria Guideri, 06-11-2021

Il fantasma dell’operetta

(Berlusconi aleggia sul Quirinale …)

C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi, d’antico … No, non è L’aquilone di Giovanni Pascoli che vola sulle nostre teste nostalgiche di un’infanzia poetica perduta, ma un incubo senza fine che ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. E’ l’eterna fenice che risorge dalle ceneri, quella del plurindagato, del condannato, del satiro, del mentitore, dell’autocrate che piega il parlamento ai suoi interessi, del fenomeno da baraccone che ha fatto ridere il mondo … Lui, la vergogna dell’Italia che sembrava finito, devastato nel fisico e nel morale … Una maschera indecente e grottesca, disfatto, rifatto, plastificato, incollato, un vero replicante del mostro di Frankenstein, un fantasma da operetta, l’emblema inconfondibile di un’Italia ridicola. Condannato, caduto … risorto! L’uomo dei miracoli, l’uomo del destino (non il primo, però), dai mille ricicli che spunta sempre quando l’Italia è caduta talmente in basso da credere di avere bisogno di lui. Un’Italia che, appena prova a rialzare la testa viene respinta al suo stato primordiale, al suo incombente fattore B – la bestia.

Ma ciò che colpisce e disorienta di più, in questo scenario da incubo senza fine, è l’aplomb con cui, nei vari salotti televisivi, si discetta dell’ipotesi più inverosimile – l’ascesa al Colle di B – come se fosse realistica. Non si colgono né ironia, né un’adeguata indignazione, né stupore. Se ne parla seriamente, ragionevolmente, tranquillamente come di una eventualità politica di ordinaria amministrazione. A forza di evocarlo – il fantasma dell’operetta – si materializza, diventa realtà. I vari opinionisti fanno a gara a chi prende più sul serio questa inverosimile ipotesi, vuoi per condividerla, vuoi per criticarla, spendendosi in sottili analisi politiche, valutando, soppesando i pro e i contro … Mai nessuno che si alzi in piedi, esploda in una risata omerica e gridi: Il re è nudo!! Basta coi cazzeggi, parliamo di cose serie! A forza di fingere di crederci, si finisce per crederci davvero, di rendere l’inconcepibile, possibile. Un’assurdità ripetuta tante volte diventa normalità. E’ lo stravolgimento beffardo della fiaba de La bella e la bestia, laddove non l’amore, ma i media, al servizio dei giochi sporchi del potere, ipnotizzano il popolo per fargli credere che la bestia sia un principe.

Anna Maria Guideri, 01-11-2021

Matteo d’Arabia

Il sor Matteo cammellato
in Arabia se n’è andato.
Vuole fare lo stilita
ma il cammin è assai in salita.
Come fece Sant’Antonio
lu nemicu del lu demonio
Sant’Antonio al lu deserto
il sor Matteo è a cielo aperto.
A Dubai non s’encaglia.
ché li guadrini non son paglia.
Sol per far opere buone
e lui prepara il ribaltone.
San Matteo non lo inganni
rigirar sa bene i danni
È stilita ma è pur vero che
lui lo stil lo infila a te.

Il Baffo Aretino, 28/10/2021

Andar per boschi

Autunno

Andar per boschi
senza obbiettivi prefissi
non per funghi o castagne
benché sia la stagiòn dell’abbondanza
non per la caccia o la pesca
ad insidiar la trota nelle acque chiare
come nei miei verdi anni solevo.

Andar per boschi
solo ad ascoltare il concerto
dei miei pensieri
sgangherati, modesti, anche tristi,
ma miei, solo miei.
Sullo sfondo il coro gentile delle fronde
i gialli ed i rossi autunnali
che fanno da sfondo
a cinguettii e fruscii discreti…

Con elegante passo il cervo s’allontana
a memento della mia senile goffaggine.
L’autunno sta per terminare
l’inverno è vicino.

Andar per boschi
fino a che regge il fiato e le gambe
e dopo la calaverna, in attesa
del bianco manto che tutto sopisce.

Baffo Aretino, 19/10/2021

Territori solidali “se non ora quando?”

(per sostenere Mimmo Lucano)

Nel 2011, con l’iniziativa “Territori solidali” promossa da alcune realtà associative e di movimento fiorentine con il sostegno della Regione Toscana, incontrammo Domenico Lucano, Sindaco di Riace, e Ilario Ammendola, Sindaco di Caulonia, perché ci raccontassero le loro esperienze di accoglienza e d’inclusione dei/delle migranti (con l’intento di riproporle e portarle avanti sul nostro territorio).Intervennero, fra gli altri, il Presidente dell’Associazione toscana delle Comunità Montane Oreste Giurlani, Nicola Solimano della Fondazione Michelucci, Rosaria Bortolone del Coordinamento Antimafia di Firenze, Mercedes Frias dell’Associazione “Punto di Partenza”, Fabio Salbitano dell’Università di Firenze, l’Assessore regionale Salvatore Allocca.

Riproponiamo l’introduzione di quella iniziativa, che ne spiegava il senso, convinti che le motivazioni rimangano valide e che per dare un sostegno a Lucano, oltre ad esprimergli piena solidarietà e dargli un contributo economico,  occorra anche rilanciare il progetto da lui attuato a Riace – e poi smantellato e messo sotto accusa -, cercando di realizzarlo qui da noi. E’ evidente che vi erano problemi, e che poi non si proseguì sul percorso prospettato in quell’occasione, ma sarebbe utile prendere in considerazione le riflessioni di allora e ripartire oggi dal punto a cui eravamo giunti. Saluti antirazzisti.
Moreno Biagioni, 22/10/2021

Per sostenere Mimmo Lucano :
A Buon Diritto Onlus IBAN IT55E0101503200000070333347
Causale : per Mimmo

Territori solidali, 2011 se non ora quando?

C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria … diceva una poesia (di Giovanni Pascoli, se ben ricordo) che nel secolo scorso imparavamo a memoria a scuola. E’ un verso che si può fare nostro dopo gli straordinari risultati del referendum [sull’acqua bene comune]. sembrerebbe questa una divagazione, eppure penso che c’entri molto con il tema di cui parleremo qui. A Teano, l’anno scorso, l’Italia delle tantissime esperienze di base – solidali, a tutela dei diritti, dell’ambiente, dei beni comuni – si è incontrata per avviare la ricostruzione di un’unità del Paese che avesse il collante proprio in quelle esperienze, così profondamente in sintonia con i principi della nostra Costituzione antifascista.

Il punto 2 della Carta stilata a conclusione dell’incontro di Teanom afferma: “L’Italia che che sogniamo e che vogliamo .. è l’Italia che accoglie il profugo, lo straniero perseguitato, disperato, costretto all’emigrazione da guerre e disastri ambientali, da un’economia globale escludente e punitiva con i più deboli. Un paese aperto al mondo, accogliente, multiculturale”. Ed era stato proprio quanto era accaduto a Riace ed a Caulonia – ce ne parleranno fra poco i sindaci di quei comuni – a dare concretezza – la concretezza delle cose che è giusto, opportuno, possibile fare – a tale affermazione (nonché all’articolo 10 della Costituzione): questo vale anche per gli altri temi resi concretamente “visibili” a Teano da varie altre esperienze concrete . L’Italia riunita nel luogo dello storico incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele II era un’Italia sotto traccia, oscurata dai media, considerata irrilevante rispetto ai poteri forti ed alla politica istituzionale, un’Italia fatta da persone apprezzabili, di buona volontà, ma che non contavano e non avrebbero mai contato nulla.

Questo pensavano politici “professionali” e media che avevano ignorato l’incontro. Ebbene, i risultati del referendum dimostrano che non è poi così vero che quell’Italia, fatta da una società civile attiva, impegnata, solidale, risulti minoritaria e faccia solo atti esemplari e di testimonianza. Vi è una gran voglia, da parte di una fetta sempre più ampia di popolazione (giovani, donne, anziane/i, lavoratori e lavoratrici, precari/e, disoccupati/e etc.) di partecipare, di risolvere insieme i problemi, di ridare senso così alla politica, rinchiusa per troppo tempo all’interno dei palazzi e riservata agli addetti ai lavori, al seguito molto spesso di ciò che impongono il mercato, le grandi multinazionali, i poteri finanziari. Soffia un vento nuovo, alla paura ed al rinchiudersi in se stessi (l’egoismo contrapposto alla politica, quella vera, secondo la felice definizione di don Milani e dei ragazzi della scuola di Barbiana) si va sostituendo la coscienza che insieme è possibile lottare, incidere, cambiare lo stato delle cose esistente.

Ciò risulta particolarmente vero riguardo ai temi dell’accoglienza, dell’inserimento sociale, dell’inclusione. In questo campo la paura e le ansie securitarie hanno prevalso in larga parte del Paese, alimentando per molto tempo le politiche nei confronti di migranti, richiedenti asilo, profughi/e. E non solo nei provvedimenti del Governo, ispirati dal razzismo della Lega (punta avanzata di un sentire più diffuso), ma anche nelle misure adottate a livello locale (le famose ordinanze dei Sindaci, in cui Firenze ha un triste primato, che la corte Costituzionale ha messo in gran parte in mora) e nel diffondersi di atteggiamenti ostili verso gli stranieri fra la popolazione.
Certo, vi sono atti  in controtendenza (fra gli altri, la legge regionale sull’immigrazione della Regione Toscana, approvata nel 2009), ma la sicurezza è rimasta a lungo la preoccupazione dominante, che ha influenzato e condizionato anche chi, a livello istituzionale, si proponeva politiche di accoglienza.

Oggi il circolo vizioso “paura, richiesta di maggiore sicurezza, aumento della paura e delle misure securitarie” si è cominciato a rompere – i risultati delle recenti elezioni amministrative lo dimostrano, in quanto l’allarmismo contro i Rom e gli immigrati (contro le “zingaropoli” e le moschee) non ha pagato -. E’ estremamente urgente che se ne rendano finalmente conto quegli amministratori toscani che si attardano ancora ad inseguire le paure, in genere presunte, dei loro amministrati. Per andare in un’altra direzione, partendo da altri presupposti – essenzialmente dai diritti delle persone, dalla loro realtà di esseri umani, dalle iniziative che favoriscono l’inclusione e la convivenza -, non bastano le enunciazioni, ma occorre un impegno notevole – nello sforzo di impostare e realizzare progetti concreti, nel dare voce a chi non è rappresentato, nel far divenire realtà, nei vari territori, la legge approvata nel 2009 e rimasta, in qualche modo, nel cassetto -.

Indubbiamente, di fronte a tutto questo, ricorrerà l’accusa di “buonismo“, ma, premesso che comunque il “buonismo” è sempre meglio del “cattivismo” di chi vorrebbe sparare sui barconi dei/delle migranti (nello stesso modo per cui la tolleranza, benché largamente insufficiente, è pur meglio dell’intolleranza), va sottolineato “buonismo” è fatto di enunciazioni e di parole generiche di principio, che non si misurano con i fatti da cui non seguono provvedimenti concreti, mentre ciò che prospettiamo è un insieme di atti, di progetti, di misure, di interventi politico/culturali volti ad affermare diritti, a promuovere pari opportunità, a sostenere rapporti di convivenza.
E’ su questa lunghezza di onde che si pongono iniziative come quella di oggi (e quella di domani l’altro, a Pisa, e cioè gli Stati Generali sull’Immigrazione). Dalle esperienze di Riace e Caulonia, di paesi cioè che la presenza dei/delle migranti – essenzialmente profughi/e del Nord Africa – ha rivitalizzato, possono venire indicazioni valide anche per la nostra Regione.

Dalle esperienze in questione è nata una legge regionale calabrese volta a promuovere e far sviluppare l’inclusione di profughi/e e richiedenti asilo. Particolarmente importante è il fatto che in quanto è stato pazientemente costruito in quelle realtà si sono intrecciati aspetti diversi: la tutela dell’ambiente, la cura di zone agricole e boschive, il restauro e la ristrutturazione di agglomerati in via di abbandono, il recupero di mestieri tradizionali, lo sviluppo di percorsi che, attraverso il confronto, hanno coinvolto insieme nativi/e e migranti. Non si tratta, quindi, di interventi soltanto di accoglienza, spesso puramente assistenziali e destinati a concludersi in periodi più o meno brevi, ma di progetti complessivi che impegnano l’ente locale e l’intera comunità (e che proseguono nel tempo).

Qualche piccolo esempio di un simile modo di procedere lo abbiamo anche qui in Toscana. E’ necessario però andare oltre, e cioè far sì che, di fronte all’arrivo ricorrente di profughi/e e richiedenti asilo, o comunque alla presenza di persone emarginate, non vi sia un’indifferenza istituzionale, quando non addirittura un’ostilità (spesso si è proceduto allo sgombero da un territorio all’altro di quelli/e che vengono considerati “esuberi” rispetto alle capacità di accoglienza della propria realtà comunale). A Firenze, ad esempio, a dare un tetto a profughi/e e richiedenti asilo, in prevalenza somali ed eritrei, è stata da lungo tempo l’iniziativa “privata” (fra virgolette) del Movimento di Lotta Popolare per la Casa.

Anche provvedimenti corretti e sensati come quello adottato dalla Giunta regionale toscana di fronte ai profughi/alle profughe dal Nord Africa (che prevede l’accoglienza in strutture di piccole dimensioni diffuse sul territorio) hanno bisogno di ulteriori sviluppi. L’obiettivo che ci dobbiamo porre, istituzioni e società civile attiva insieme, è quello di giungere ad un sistema regionale in grado di fornire una prima accoglienza a coloro che ne hanno bisogno, siano essi richiedenti asilo, profughi/e, Rom scacciati da un territorio ad un altro, persone rimaste comunque prive di abitazione in seguito a calamità naturali o altro. Per passare poi, subito dopo, a processi di inclusione sulla base di progetti integrati, che prendano spunto anche dalle esperienze di cui discutiamo oggi (e che potranno avere un clima più favorevole, nelle istituzioni e nella società, grazie a quel vento nuovo che spira oggi nel nostro Paese).

Con questo incontro intendiamo avviare un percorso che metta insieme, nell’elaborazione di progetti,, enti locali, associazionismo e società civile attiva, “saperi” prodotti dalle realtà sociali e di movimento, dai luoghi di studio e di ricerca, da singole competenze, in settori diversi, che devono interagire fra loro (dell’accoglienza e dell’inclusione, del recupero abitativo, dell’assetto urbanistico, del ripristino e del mantenimento delle aree boschive ed agricole, del recupero dei vecchi mestieri artigianali, dello sviluppo di un turismo “spalmato” sull’intera regione, della tutela dell’ambiente e del territorio, della formazione e dell’interculturalità). Perchè, come hanno detto le donne con le grandi manifestazioni del 13 febbraio scorso, “se non ora quando?”.

La casa

Tornare a casa è atroce
che i cani ti spalmino la lingua sulla faccia oppure no
che tu abbia una moglie oppure no
che tu abbia una solitudine a forma di moglie che ti aspetta
oppure no.

Tornare a casa è atroce e si è soli
così, con tenerezza, pensi alla pressione barometrica
percepita nel posto da cui provieni,
perché una volta fatto ritorno a casa
tutto è atroce, ogni cosa.

Pensi ai vermi
attaccati alle foglie d’erba,
ore interminabili passate a guidare,
lungo la strada officine e gelatai
e peculiari forme di nuvole e silenzi
e desiderio di non voler tornare.

Perché tornare a casa
è semplicemente atroce.
E le nuvole e i silenzi fatti in casa
non servono a molto
se non a ingrandire l’inquietudine.

Le nuvole, così come sono,
sono sospette,
e fatte di una diversa sostanza
di quelle lasciate lì, da dove vieni.

Qualcuno ha rivestito anche te
di un diverso tessuto di nuvola,
hai fatto ritorno,
hai resettato la mente,
infettato dalla luce della luna,
non sei felice di essere a casa
non hai voglia, sei fuori posto
negli stracci logori che hai addosso.

Fai ritorno a casa
vieni dalla luna, da un paese straniero;
la forza gravitazionale terrestre
ha raddoppiato la sua intensità,
allenta i lacci delle scarpe
le tue spalle cadono
le rughe dell’ansia sono ben incise sulla fronte,

Fai ritorno a casa sprofondato
prosciugato, connesso al domani
da una stanca ciocca di…
Va così…

Sei sotto le bombe, respiri nei giorni tutti uguali.
Può darsi che almeno un giorno, tra i tanti…
Bene…
Va così…

Fai ritorno a casa.
Il sole fa su e giù
come una puttana stanca,
il meteo rimane fermo
come un ramo spezzato
e tu ti ostini a invecchiare, poco altro.

Niente si muove
se non le correnti e le maree del tuo corpo.
Non riesci più a vedere.
Ti porti dietro la tempesta,
una grande balena blu,
oscurità da ingrassare.

Fai ritorno a casa,
ringrazia i raggi x.
I tuoi occhi sono una carestia.
Fai ritorno a casa

fornito dei tuoi doni di mutante
da regalare a una casa di ossa.

Alberto Brasca, ottobre 2021