PADELLARO UNO E TRINO

Anna Maria Guideri 1 maggio 2025
Segue un link all’articolo di Alexandro Sabetti : “Il feticcio del fascismo: sempre evocato, temuto, ma quando c’è nessuno lo vede” su https://www.kulturjam.it/ da cui è stata tratta l’immagine


(Governano i fascisti e il problema è l’antifascismo)

In questo periodo è difficile sfuggire alle apparizioni di Antonio Padellaro ospite molto richiesto nei vari talk show televisivi per presentare il suo libro Antifascisti immaginari. A quanto pare in questa sua recente fatica l’autore sostiene – a mio parere piuttosto spericolatamente – la tesi secondo la quale dichiararsi antifascisti fa male alla salute politica della sinistra, mentre farebbe bene alla destra. È sempre la logora tiritera gradita -inspiegabilmente – ai sedicenti, supponenti di sinistra e con qualche ragione in più, alla destra. Si comprende facilmente perché Italo Bocchino e i suoi followers reputino obsoleto essere antifascisti, si capisce un po’ meno se lo pensa anche Padellaro che, al netto di qualche lontana simpatia per Bettino Craxi, si era onorevolmente riscattato optando decisamente per la sinistra al punto da aver diretto, all’inizio del 2000, il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, L’Unità. Ma che gli è preso a Padellaro? Una folgorazione sulla via di Travaglio? Ha ricevuto una botta in testa dalla Schlein? O forse sta valutando l’opportunità di riposizionarsi in vista dei futuri stravolgimenti geopolitici ad opera della destra mondiale? Padellaro uno e trino: dal periodo craxista, al periodo comunista, al periodo qualunquista … ? Quella di Padellaro non mi sembra una trovata molto originale visto che è da quel dì che gli spiriti illuminati (ma non illuministi) fanno a gara a dare addosso al 25 Aprile e agli antifascisti anziché ai fascisti! Con l’aggravante, per Padellaro, di prendersela con gli antifascisti dopo che, parafrasando Bersani, la mucca è uscita dal corridoio ed è entrata nella stanza dei bottoni. Per lui l’antifascismo non ha motivo di esistere in quanto manca l’oggetto del contendere: il fascismo, che è stato definitivamente sconfitto nel ’45. Amen. Se il fascismo non c’è più, che ci azzecca l’antifascismo? Insomma, se Mussolini è morto, quelli che governano oggi, compreso La Russa, non gli somigliano per “gniente”. I non meglio identificati individui erroneamente sospettati – dai malintenzionati antifascisti – di fascismo, possono pure presentare sintomi evidenti di intolleranza alla democrazia come inneggiare al duce, essere razzisti, xenofobi, omofobi, fare il saluto romano, andare in pellegrinaggio a Predappio e ad Acca Larentia … ma non sono fascisti. Sono senz’altro grotteschi, ridicoli e fuori tempo … esattamente come gli antifascisti che li prendono sul serio, ma non possono essere fascisti perché il fascismo non c’è più. A tale proposito la storica Michela Ponzani chiarisce in modo esemplare: Il vero problema non è l’antifascismo, ma l’indulgenza con cui il fascismo viene trattato, minimizzato e tollerato a fronte della durezza con la quale viene trattata da questo governo la celebrazione della Resistenza … Pesi e misure vergognosamente sbilanciati per affermare un colossale falso storico e cioè che coloro che hanno devastato l’Italia sono meno colpevoli di coloro che l’hanno salvata. E ancora Ponzani: In un momento così critico per la nostra democrazia in Italia e nel mondo c’era proprio bisogno di scrivere un libro contro l’antifascismo? Le sottili disquisizioni sulla correttezza dell’uso del termine antifascismo riferito all’attualitàgenerano il fraintendimento che si tratti di una questione lessicale, non sostanziale. L’antifascismo non è un esercizio di stile, non è roba per gli accademici della Crusca, ma è un termine che definisce la contrapposizione netta e definitiva al fascismo, una tragica realtà storica e al tempo stesso una questione di natura filosofica e sociologica che riguarda profondamente l’essere umano e il suo rapporto con la comunità in cui vive. Il fascismo non è un passato che non torna, ma un passato che non passa. Scrive il filosofo Sergio Labate su Domani: L’antifascismo non contiene dentro di sé una retorica carnevalesca, ma è esso stesso una tragica memoria di morti che non chiedono “sobrietà”, ma verità. Come possiamo ovviare a quella che Michela Ponzani definisce la cristallizzazione retorica delle celebrazioni del 25 Aprile che ne hanno logorato la memoria svuotandola della sua drammatica eredità di dolore, di morte, di appassionata rinascita? Riscoprendone il valore storico, etico, umano, di coraggio, di sacrificio, di dono. È realistico pensare che in Italia si possa parlare di democrazia senza definirla antifascista? E l’antifascismo è un falso problema? Sì, solo per i fascisti!

Anna Maria Guideri 30-04-2025

LINK all’articolo di Alexandro Sabetti su Kulturjam

COME RICONOSCERE I FASCISTI DI OGGI

di Anna Maria Guideri

(istruzioni per l’uso)

1 – Non aspettatevi di riconoscere i fascisti in quanto nemici del popolo, li riconoscerete invece da quanto lo adulano e lo manipolano.
2 – Non riconoscerete i fascisti dall’odio contro la democrazia, ma dal fatto che si vantano di essere loro, e non gli antifascisti, i veri democratici.
3 – Non riconoscerete i fascisti dal disprezzo verso le donne, ma da come le lodano se si comportano come vogliono loro.
4 – Non riconoscerete i fascisti da come limitano la libertà di espressione, ma da come fanno passare per abuso, l’uso che gli antifascisti ne fanno.
5 – Non riconoscerete i fascisti tanto dall’esternazione del loro odio razziale, ma da come cercheranno di farvi credere che gli odiati dai diversi siete voi.
6 – Non riconoscerete i fascisti dalla negazione esplicita dei diritti umani, ma dal fatto che cercheranno di convincervi che chi li nega sono gli antifascisti.
7 – Non riconoscerete i fascisti dalla lavanda gastrica dell’olio di ricino, ma dal lavaggio di cervello dei social.
8 – Non riconoscerete i fascisti dalla discriminazione dei deboli, ma dal fatto che vi vorranno convincere che i deboli sono i forti.
9 – Non riconoscerete i fascisti dalla loro disumanità, ma dal fatto che vi vorranno far credere che ciò che è male per l’essere umano è invece il suo bene.
10 – Non riconoscerete i fascisti perché sottovalutano l’importanza della cultura, ma perché vorranno farvi credere che l’unica cultura che conta è quella fascista.
11 – Non riconoscerete i fascisti dalla negazione della verità storica, ma dal loro tentativo di farvi credere che, a dispetto dei fatti, gli unici che la possiedono sono loro.
12 – Non riconoscerete i fascisti perché negano il valore della Resistenza, ma perché tentano di convincervi che gli unici che hanno davvero resistito al nemico sono i repubblichini di Salò!

Anna Maria Guideri, 25-04-2025

LIBERATI A NOI? LIBERATI VU SARETE VOI!

Anna Maria Guideri 24-3-25

(La liberazione non è per tutti i gusti!)

Perché i tristi eredi del regime sconfitto dalla lotta di liberazione dovrebbero inneggiare alla liberazione se non volevano essere liberati? L’esclusione del partito fascista dall’arco costituzionale – poi rientratovi sotto mentite spoglie – non è stata una liberazione, ma un tremendo oltraggio subito per mano di coloro che hanno usurpato il trono a Mussolini e gli hanno scippato la patria e il sogno dell’impero. Hanno masticato fiele per 80anni baloccandosi con tentativi vari di golpe e attentati terroristici falliti per distruggere la repubblica democratica nata dalla Resistenza che li ha sconfitti e ora ne dovrebbero celebrare la nascita e il trionfo sulle spoglie del regime che loro hanno amato e servito fedelmente … Ma cosa si pretende dai comuni mortali? Anche i fascisti hanno un cuore che batte sotto la camicia nera! Il 25 Aprile per loro è la data più funesta, il cosiddetto giorno più lungo. La Repubblica Italiana è il loro peggior nemico; si sentono prigionieri, non liberi. Governano sì, ma non sono per niente liberi di dire e di fare quello che vogliono … A che serve stare al potere se poi devono fingere di essere democratici abbracciando Liliana Segre, parlando bene di Papa Francesco, arrampicandosi sugli specchi per dire che non sono fascisti mentre vorrebbero gridarlo ai quattro venti con orgoglio, petto in fuori e pancia in dentro? Che fatica poveretti! Ma chi gliel’ha fatto fare di vincere le elezioni? Loro ci provano e ci riprovano a uscire dalle righe, ma c’è una vigile sentinella che ad ogni intemperanza, ad ogni tentativo di insubordinazione, intima l’alt ed è la nostra Costituzione – ben rappresentata dal Presidente Mattarella – i cui principi tutelano ancora il diritto alla libertà di stampa la quale, in gran parte, non si è ancora allineata al nuovo corso della storia. Per fortuna, anche se il comune sentire attualmente li favorisce mostrando di gradire i loro frequenti attacchi alla democrazia, la Costituzione è un solido pilastro contro il quale rischiano di rompersi la testa. Questo lo sanno e perciò i vari ministri, ma soprattutto Giorgia Meloni, interpretano, a seconda delle occasioni ufficiali o ufficiose, varie parti in commedia, ora urlando e sbraitando, ora assumendo toni e atteggiamenti più moderati e diplomatici, con l’intento più o meno palese di resuscitare il ventennio se pur riveduto e corretto. Sarebbe proprio una beffa crudele se quest’anno, morto il papa per Pasqua, resuscitasse, anziché Cristo, il famigerato ventennio! Ma per ora il nostro baluardo eretto a difesa della democrazia non vacilla, resiste, non a caso la Costituzione è nata dalla RESISTENZA!

Anna Maria Guideri 24-04-2025

ELOGIO DELLA MANCANZA …

di Anna Maria Guideri
IMMAGINE creata da ChatGpt dopo l’analisi del testo.
In fondo al testo di Anna Maria il dialogo con ChatGPT

(per una infelicità intelligente …)

Forse non abbiamo mai attraversato un tempo altrettanto materialista come quello attuale: pieno di tutto, di troppo, di niente. Vuoto perché troppo pieno di cose superflue, perché privo dell’essenziale. Il problema non consiste tanto nell’enorme quantità di beni di consumo prodotti, quanto piuttosto nella loro immanenza che toglie spazio e respiro al pensiero, alla coscienza, alla capacità empatica dell’umano. Siamo ossessionati dalla mancanza percepita, ma non reale, di oggetti in gran parte inutili che esercitano un’ attrazione fatale indotta dai mercati, e non avvertiamo il vuoto prodotto dall’invasione di ultracorpi che hanno occupato i nostri spazi interiori, soffocandoli. Paradossalmente è un vuoto prodotto da un eccesso di pieno che altera il nostro rapporto con la realtà privandolo del disagio provvidenziale dovuto al senso della mancanza di qualcosa di cui abbiamo veramente bisogno: non avvertiamo più la mancanza della mancanza. Oltre un certo limite si produce un effetto anestetico che ci proietta in una dimensione fittizia dove il pieno privo di contenuto e di valore sembra esaudire i nostri desideri e i nostri bisogni vitali. Si rischia di fare la fine dei polli d’allevamento destinati a beccare all’infinito senza fermarsi mai. Per risalire la china di questo, in parte inconsapevole e inarrestabile declino, credo si debba recuperare l’inquietudine esistenziale che la mancanza di senso, più o meno percepita, produce negli esseri umani. Occorre accorgersi che siamo infelici, nonostante i mille vantaggi che lo straordinario progresso tecnologico ci procura. Una volta tanto sarebbe bene svegliarsi al mattino con un vago sentore di estraneità, con un bisogno di domande non scontate, di risposte diverse dal solito che ci aiutino a dare un senso non banale al nostro stare al mondo e alla parte che in esso vogliamo rappresentare, oltre a quella assegnataci da un sistema preconfezionato che sta facendo acqua da tutte le parti. Sì, ci vorrebbe un po’ di consapevole infelicità per passare dall’ inconscia saturazione ad una sana insoddisfazione che ci spinga a reagire, a ritrovare dentro di noi uno spazio libero, creativo, vivo; pensieri e parole non artificiali, ma umane. L’infelicità può essere intelligente solo se la avvertiamo e se la usiamo come un’ opportunità creativa. Se serve a rimuovere la massa amorfa che opacizza le nostre facoltà percettive e a farci capire, davvero, che i genocidi, le ingiustizie, le disuguaglianze, la violazione dei diritti umani e civili, i deliri di onnipotenza di chi governa il mondo, i naufragi infiniti dei migranti, le morti sul lavoro … non sono telefilm, ma tragedie vere. Tragedie che l’enorme quantità di beni materiali di cui il mondo sviluppato dispone, non può né compensare, né attutire. Ce n’è abbastanza, credo, per risvegliarsi dal sonno della ragione e recuperare il senno perduto. Ben venga un’infelicità consapevole e creativa dovuta agli orrori del mondo e alla sua indifferenza.

Anna Maria Guideri 17-4-25

La mia richiesta a ChatGPT

ciao, devo pubblicare questo articolo. Saresti in grado di produrre un disegno che ne colga lo spirito?
ELOGIO DELLA MANCANZA …
(per una infelicità intelligente …)

La risposta di ChatGPT

Sì, assolutamente. Per accompagnare il tuo articolo “Elogio della mancanza (per una infelicità intelligente)”, posso realizzare un’immagine evocativa che ne colga a fondo lo spirito. Ecco una proposta visiva:

Descrizione dell’immagine da generare:

Una figura umana stilizzata, seduta in mezzo a una stanza stracolma di oggetti: televisori, scatole, schermi, pacchi, luci, pubblicità. Ma la figura guarda verso una piccola finestra, da cui entra una luce pallida. Fuori si intravede uno spazio vuoto e calmo: un albero spoglio, un cielo grigio ma limpido, e un uccello che vola via. Sul volto della figura, un’espressione assorta, malinconica, ma viva. Tutto attorno è pieno, ma l’unico punto che respira è quel piccolo spazio vuoto oltre la finestra.

Tono dell’illustrazione: minimalista, espressivo, con contrasto visivo tra caos e vuoto, per comunicare l’idea di un pieno che soffoca e un vuoto che libera.

Procedo a generarla. Un attimo.

MOTTI DA LEGARE 41

Anna Maria Guideri 12-04-25

1 – Trump e Putin: due fecce della stessa medaglia.
2 – Grandinata trasversale di critiche a Prodi per la tirata di capelli alla giornalista di destra. La destra considera Prodi un grande nemico … Anche la sinistra!
3 – … tanto sono tutti uguali …. Chi mette tutto sullo stesso piano di fatto preferisce i piani bassi.
4 – Calenda vuole cancellare il M5S … Con il 3% se ‘un si spiccia cancellan lui!
5 – A Trump: che tu possa precipitare dal delirio di onnipotenza al declino di ogni potenza!
6 – Avere un nemico comune, alla maggioranza serve per unirsi e all’opposizione per dividersi.
7 – Elsa Fornero: “ Basta con questa task force tutta maschile!” G. Floris: “Ma la Meloni è una donna …” Le donne son’omini anche loro! (R. Benigni)
8 – Crisi mondiale: non ci resta che sperare … a zero!
9 – Renzi ha fatto un ritratto perfetto della Meloni, sembrava parlasse di sé stesso!
10 – Questa è la realtà, volenti o nolenti … No, violenti e dolenti!
11 – L’aspetto peggiore di questi politici di destra è che ci fanno più ridere che piangere. Perché? Perché se ci divertono, si rivotano!
12 – D. Santanché: Io rappresento plasticamente tutto ciò che voi odiate … perché sono tutta rifatta!
13 – Comune sentire: se il buonismo nasconde l’ipocrisia, il cattivismo esprime l’autenticità.
14 – Mala tempora. L’ottimismo è una virtù? No, una viltà!
15 – Meloni: Dio, Patria e Famiglia ..,.MIA!
16 – La “coerenza” nel perseguire il male è più apprezzata dell’ “incoerenza” nel perseguire il bene.
17 – Il governo Meloni ha occupato la RAI: La troia del cavallo!
18 – A volte per salvare la vita si rinuncia ai propri ideali … ma conservandoli, se ne può salvare il senso.
19 – La Meloni non può mentire perché rappresenta gl’italiani … invece li rappresenta benissimo!
20 – Russia e America, da opposte tifoserie a complici schifoserie.
21 – È meglio un buono che sbaglia o un cattivo che ci azzecca? Un buono che ci azzecca!
22 – Adattamento. È una prova d’intelligenza quella di saper sfruttare al meglio la propria …mediocrità!?
23 – Se non siamo all’altezza dei nostri ideali non ci resta altro che … abbassarli!
24 – Conformismo: spesso l’ovvio è verosimile nella misura in cui non è vero.
25 – Meloni: Il problema è che se sbaglio gli italiani mi mandano a casa … No, se sbagli ti rivotano!
26 – La Russa, Donzelli … forse Cesare Lombroso non aveva tutti i torti!
27 – Specchio deformante. Il bellissimo Narciso s’innamorò della propria immagine … O come avrà fatto Trump ad innamorarsi della propria?
28 – Annalisa Terranova a proposito di Trump: La sinistra è portata a considerare pazzi i politici che non le piacciono, ma, pazzi o no, ci si deve trattare … Ma non è detto che se ci si deve trattare, siano, per questo, meno pazzi!

Anna Maria Guideri 12-04-2025

QUANDO È TROPPO È TROPPO!

di Anna Maria Guideri


(Dal troppismo al trumpismo il passo è breve!)

La dismisura, non la grandezza, è la cifra del nostro tempo. Siamo tempestati da una miriade di input, da un’esagerata quantità di tutto: cose materiali e virtuali, visibili e invisibili, reali surreali, vere e finte: di tutto, di più. Siamo affetti dalla sindrome del troppismo ed anche – in perfetta linea ed assonanza – di trumpismo. Nel villaggio globale tutto si tiene e, come un battito d’ali di una farfalla può scatenare una calamità naturale all’altro capo del mondo, così il troppo che da tempo imperversa nell’occidente capitalista, può favorire la comparsa di un fenomeno mostruoso, davvero eccessivo come Trump con ricadute devastanti ovunque. Sbaglia chi crede che Trump sia un corpo estraneo al sistema, facilmente asportabile con un bisturi. Trump non è un caso anomalo se non nella misura in cui lo siamo tutti noi, cittadini del mondo globalizzato, opulento e misero, avanzato e arretrato, razionale e folle, umano e disumano oltre ogni limite. Avviato da tempo lungo la china dell’autodistruzione. Possiamo, come italiani, rivendicare il merito di aver anticipato i tempi della presa del potere democratico da parte dei tycoon eleggendo Silvio Berlusconi, l’uomo di tutte le dismisure che ha inferto picconate micidiali alle istituzioni, all’etica pubblica e privata, alla legalità, alla decenza … atteggiandosi a vittima della persecuzione dei magistrati comunisti. Un ribaltamento dei termini del reale che ha aperto crepe non facilmente riparabili nel tessuto già logoro del nostro sistema democratico e non solo. Trump è lo sbocco naturale, fisiologico, di un declino inarrestabile, la punta di diamante di un degrado etico e civile da lungo tempo annunciato, ma colpevolmente ignorato, o sottovalutato. Troppismo e trumpismo, due inquietanti fenomeni della nostra realtà attuale, due facce della stessa medaglia, espressioni di un “gigantismo normalizzato” di fronte al quale la balbettante democrazia europea si trova confusa e smarrita. Il troppo stroppia: dal consumismo compulsivo, alle parole agli estrogeni, ad ogni tipo di eccesso contro la realtà, contro la ragione, contro la morale, contro i diritti umani e civili, contro la giustizia … Dalla violenza sterminatrice di intere popolazioni che viene tranquillamente metabolizzata e quindi ritenuta inevitabile, il troppo è sempre poco, per chi se lo può permettere e l’asticella dei traguardi da raggiungere si alza sempre di più sotto la spinta dei media asserviti ai disegni deliranti di chi detiene l’85% della ricchezza mondiale. Ci si crede sani, ma siamo gonfi, cioè malati (da Berlinguer ti voglio bene). Si vive dentro una bolla creata ad arte da coloro che hanno interesse ad inventarsi una realtà a misura dei propri deliri e dei sogni impossibili degli sprovveduti e dei disperati in fuga da una realtà altrettanto impossibile. Un sogno di riscatto e di libertà che trova il suo compimento non nella forza del diritto (Cicerone), ma nella sua negazione, non nella ragione, ma nell’abuso e nella follia. Assistiamo a due aspetti sociali solo apparentemente contraddittori, in realtà interdipendenti e funzionali l’uno all’altro: la frammentazione e l’omologazione. A fronte di una frammentazione dovuta alla caduta libera dei valori democratici unificanti, risulta evidente una crescente omologazione intorno al vuoto delle idee e alla confusa percezione di interessi non meglio identificati e indotti. Quanto più la società si disperde e si disgrega, tanto più si riunisce sotto l’ombrello del demagogo di turno che promette miracoli. Insomma, una comunità non coesa composta da individui che hanno poco in comune tranne lo smarrimento. Più che una comunità, un’ammucchiata! Che le differenze che si riscontrano nelle società a livello valoriale siano più superficiali che sostanziali lo dimostra l’uniformità trasversale dei modelli comportamentali, del linguaggio, degli stereotipi. Credo che questa miscellanea indistinta si debba in buona parte anche a quel fenomeno ambiguo e ingannevole definibile come capitalismo populista. La mutazione genetica del sistema capitalistico nella variante populista rende verosimile l’assurdo e cioè, che lo storico nemico dei meno abbienti – il capitalismo selvaggio – sia diventato il loro amico più fidato!

Anna Maria Guideri 08-04-2025

VA’ PENSIERO …

di Anna Maria Guideri
Immagine : Quadro Elisabetta Nannini L’albero delle parole


(Parole:
Alla ricerca del senso perduto)

E pensare che c’era il pensiero è il titolo di un noto spettacolo di Giorgio Gaber degli anni ’90 sul tema della crisi del pensiero nella società odierna. Ne descriveva la parabola discendente nel passaggio da collettivo a massificato, da individuale a individualista, da consapevole a ignaro e inconsistente. Un’analisi tanto centrata e profetica come era difficile immaginare e temere. È forse utile riflettere che il pensiero collettivo, a differenza di quello massificato, implica consapevolezza individuale e plurale e capacità di elaborare una visione organica della società in senso lato. Il pensiero di massa – o non pensiero – al contrario, risponde ai criteri dei diktat mediatici per conseguire scopi abilmente mistificati e generalmente ignorati. Il pensiero include – come ci insegna il logos – la parola. Pensiero e parola formano una unità inscindibile, astratta e concreta , invisibile e visibile, sostanziale e formale. L’uno non esiste senza l’altra. Se il pensiero viene meno, fatalmente trascina con sé anche la parola che non gli può sopravvivere se non come suono disconnesso, incomprensibile, fuorviante. È quello a cui stiamo assistendo nell’indifferenza generale: la scissione del LOGOS. La qualità delle parole usate è inversamente proporzionale alla loro quantità: meno si pensa più si parla in modo piatto, generico, conformista. Prevale lo stile sloganistico, buono per tutte le occasioni, per dire tutto e niente. Al logos dobbiamo la nostra appartenenza al genere umano (Don Milani). Gli dobbiamo la nostra evoluzione morale e civile , la cultura, la democrazia, il superamento di conflitti insanabili, la ricerca instancabile della verità … Le parole come logos, usate cioè in senso dialettico, sono temute perché hanno il potere di fare e disfare i mondi senza darli mai per scontati. Le parole pensate e pensanti, parlano alle menti, alle coscienze, aprono finestre, indicano orizzonti, costruiscono ponti, ribaltano ordini superati per crearne di nuovi … Per questo sono combattute, oserei dire, perseguitate. Ci stiamo avviando lungo una china che, dal vero, passando per il falso, ci spinge verso il nulla. Assistiamo proprio in questi giorni alla dichiarazione di guerra alle parole delle comunità gay e al ripristino di quelle riferite alle disabilità da parte del presidente argentino Milei con intenti chiaramente oltraggiosi. Stigmatizzanti, o ambigue … Le parole sono ormai contenitori deformabili e adattabili a ricevere tutte le possibili esternazioni prive di senso e di valore. O meglio, il senso che viene loro attribuito è provvisorio, arbitrario, intercambiabile a seconda delle circostanze e delle convenienze: parole usa e getta del tutto conformi al consumismo imperante. Il fenomeno è quasi surreale: a fronte del rischio estinzione delle parole pensate proliferano, infestanti come i virus pandemici, le parole gettate al vento, prive di senso, come esche per le malcapitate prede. Non per dialogare, ma per prevaricare, non per convincere, ma per imbonire, non per chiarire, ma per confondere, non per rispettare, ma per offendere. Se la parola significante perde il suo significato e il suo potere di interlocuzione, cosa ci resta? Quali armi abbiamo per lottare contro l’indifferenza, l’ignoranza, la violenza, l’ingiustizia? Di quali mezzi possiamo disporre per arrivare alla coscienza degli esseri umani se gli esseri umani non hanno più coscienza? Cosa possiamo inventarci per rivolgerci a Trump e a tutti gli oligarchi assetati di potere totalmente refrattari al pensiero? Se non c’è condivisione sul codice d’accesso, l’accesso è impossibile; si precipita rovinosamente dal logos al caos! È ciò che sta accadendo. Se si parla di democrazia , ma ognuno degli interlocutori la intende a modo suo, poche sono le possibilità di dialogare. Se parlando di libertà, c’è chi la intende come libero arbitrio che non prevede limiti di sorta e chi invece ne riconosce i limiti posti dal diritto altrui, non c’è dialogo possibile. Democrazia, libertà, diritti, pace, guerra … le parole sono le stesse, ma i significati sono opposti a seconda di chi le usa; sono incompatibili fra loro. La stessa incompatibilità che c’è fra la forza e la ragione. C’è chi parla di ragione, ma intende forza ragione della forza – e chi parla di ragione come logos, come capacità di accedere ad una verità mediante il ragionamento basato su capisaldi etici, come quelli della nostra Costituzione dove le parole hanno un significato inequivocabile … per chi non ha interesse ad equivocarlo! Se la forza diventa ragione, la ragione cessa di esistere sia come valore che come parola pensata e pensante. È la morte della parola che ci rende afoni, disarmati, soli, privi d’identità. Un lutto difficile da elaborare. Chi siamo, in che mondo viviamo, quali sono i nostri riferimenti, i nostri ideali, il nostro senso? La nostra facoltà più preziosa, il pensiero, che ci permette di comprendere, elaborare, creare, comunicare usando la parola, a volte per colpire, altre per aiutare, ma sempre all’interno di un codice condiviso, sta diventando irrilevante e con essa quanti vi si riconoscono . La nostra forza è diventata debolezza; siamo dei sansoni a cui hanno tagliato i capelli. Le parole vuote fluttuano disordinatamente nello spazio, indistinguibili, incapaci di farsi “carne”, di consistere, d’interpretare la realtà nel suo essere e nel suo divenire. Parole anonime, sbatacchiate qua e là, costrette ad indossare abiti prestati dai simulatori di professione per capovolgere il senso delle cose e seminare il caos propiziatore di denaro e di potere. Se il potere non è più appannaggio degli esseri pensanti, ma di coloro che usano i bicipiti, non ci resta che usare i bicipiti – se li abbiamo – rimettendoci la nostra identità umana e culturale. Si può vincere perdendo se stessi? Ne vale la pena? In principio era il verbo … E il pensiero? Non pervenuto!

Anna Maria Guideri 17-03-2025

CARISMA E COSMESI

di Anna Maria Guideri


(Il trasformismo meloniano)

La leader carismatica
è una leader cosmetica,
cura molto l’estetica,
ma non è democratica.

La cosmesi ha l’effetto
veramente speciale
di mutare l’aspetto
della leader mondiale.

In un altro paese
lei sa far la piaciona,
sa mostrarsi cortese,
un po’ giocherellona …

Ma in Italia è diversa;
si traveste da duce,
coi migranti è perversa,
con la stampa, assai truce …

Verso il popol, suadente
-è una grande ruffiana –
sa esser pur convincente:
è una vera cristiana!

Eppur c’è chi ci crede
che un vero cristiano
debba urlar la sua fede
scatenando il baccano!

In ogni occasione
lei cambia il suo trucco:
che trasformazione
col trucco e parrucco!

In tal situazione
la pratica estetica
è usata in funzione
di offendere l’etica.

E in tal circostanza,
con gran faccia tosta,
balla un’altra danza;
va dove il cuor la porta.

Un dì putiniana,
passata a Zelensky,
diventa trumpiana:
voltafaccia pazzeschi!

E da gran patriota
– ma chi può darle torto? –
fra bastone e carota
sta coi frati e zappa l’orto!

È lo sport degli umani,
soprattutto italiani.

Nel campo dei miracoli
che lei ha seminato …
di tutti i suoi oracoli
nessuno si è avverato

Ma l’ultima cosmesi
i frutti li darà:
è pronta l’ipnosi
che tutti colpirà:
per lei la palingenesi,
alfin si avvererà:

“O mio caro Zelenschì, con Musk, Trump e Putinì
oramai non c’è partita,
che vuoi far, così è la vita!
Faccio un’inversione a U
e con te non ci sto più!”

Anna Maria Guideri 06-03-2025


COL CAPPELLO IN MANO

di Anna Maria Guideri


sovranisti, sovrani e sudditi

La vittoria di Trump ha spazzato via in un colpo solo i velleitari sovranismi nostrani e ha innalzato fino alle stelle i sovrani americani: Trump e Musk. Cosa resta della spocchia sovranista di Giorgia Meloni e della residuale dignità culturale e storica di un’italietta la cui leader si spella le mani per applaudire le cazzate di Trump con l’intento palese di propiziarsene i favori per ottenere sconti daziari e qualche briciola da raccogliere sotto il tavolo delle trattative internazionali? Siamo ancora sovranisti? Certo, ma non sovrani. Amiamo i sovrani altrui e ne siamo sudditi. Disposti a svendere la nostra – se pur malconcia – democrazia – ai più forti della terra, subendone le condizioni inaccettabili in termini di perdita dei diritti umani, dell’autonomia, della dignità. Tutto per avere qualche sconto con i saldi di fine stagione … democratica. E tutto si tiene, anche l’allineamento degli opinionisti progressisti di solito non allineati che, obtorto collo, fanno buon viso a cattiva sorte e valutano con prudenza, ma anche con malcelata speranza, grazie alle “grazie” di Donna Giorgia, la possibilità che il nostro paese possa far parte della rosa dei favoriti dalla benevolenza del grande tycoon. E se poi a rimetterci è l’Europa, come del resto è da sempre nei disegni di questa destra, che ce ne cale? La svendita dell’Europa godrà della copertura offerta dal sacrosanto diritto alla sopravvivenza. E’ la realpolitik, bellezza! Trump, ricordati di me, ricordati degli amici … In perfetto stile Guzzanti-Rutelli-Sordi, l’Italia rappresentata dalla Meloni si piega ai sovrani megagalattici e si appresta a fare il tappetino … nero!

Anna Maria Guideri, 23-01-2025

MOTTI DA LEGARE 39

di Anna Maria Guideri

1 – Musk, una vera mannaia dal cielo!
2 – Renzi: Il mio due per cento è decisivo per far vincere … l’avversario!
3 – Meloni: stare con i forti e far credere che lo si fa per aiutare i deboli.
4 – Campo largo? Riusciranno i 5 stelle a resistere al richiamo della protesta a tutti i costi?
5 – La destra: divisi dentro e uniti fuori. La sinistra: divisi dentro e divisi fuori
6 – Politichese: avere le parole per dirlo, ma non avere niente da dire.
7 – Meloni: ci vuole un carattere molto forte per sostenere un pensiero così debole.
8 – Se il modello dell’emancipazione femminile è Giorgia Meloni … aridatece l’angelo del focolareee!
9 – Quasi tutti i politici sanno guidare la macchina, ma pochi sanno guidare il paese.
10 – Consumismo 1: ricomprare quello che abbiamo perché ci si scorda di averlo e dimenticarlo di nuovo per poi ricomprarlo.
11 – Consumismo 2: soffitte piene e culle vuote.
12 – Uno degli aspetti più problematici del capitalismo è che l’essere umano è ridotto a merce … e costa molto meno!
13 – Perché molte donne, pur essendo più capaci degli uomini, accettano di essere trattate come se fossero inferiori? Perché non lo sanno di essere più capaci!
14 – Chi rende il male ridicolo fa più bene all’umanità di chi ne denuncia il pericolo.
15 – Il Natale, una vacanza dal male più apparente che reale.
16 – Alemanno arrestato: non provo vendetta, ma fede: Dio c’è!
17 – I numeri primi non sono soli perché diversi, ma perché fanno sentire diversi tutti gli altri numeri.
18 – La libertà è il valore supremo perché ogni scelta che danneggia l’altro è una sua negazione.
19 – La società è tenuta in piedi dal comune mentire.
20 – Il PD è un partito prevalentemente di anziani; questo rivaluta o svaluta l’anzianità?
21 – Sana competizione: non devo essere più bravo di te, devo essere più bravo di me.
22 – Il popolo italiano: una massa di individui pronti a litigare su tutto tranne che sul capo solo al comando.
23 – Il primo nato del 2025 è una femmina, questo apre il cuore alla speranza in un mondo migliore … purché non somigli alla Meloni!
24 – Quei sinceri democratici che hanno qualche propensione a considerare seriamente le ragioni dell’omofobia, osservino attentamente chi la sostiene e si chiariranno le idee.
25 – Il fatto che non sempre ci riesca stare dalla parte giusta non rende la parte giusta meno giusta.
26 – Le Ideologie degli opposti schieramenti. Destra: io sono in quanto HO. Sinistra: io sono in quanto ABBIAMO… più facile a dirsi che a farsi!
27 – Calenda fa del suo centro il centrino dell’universo.
28 – Circo mediatico: dimmi come non informi e ti dirò chi sei.
29 – Disertare le urne è desertificare il terreno della democrazia.

Anna Maria Guideri 14-01-2025