Follow the money

FONTE Facebook Alessandro Volpi 10-4-25
TITOLO REDAZIONALE

Trump ha sospeso i dazi, per 90 giorni, nei confronti di tutti i paesi, ad eccezione della Cina, alla quale li ha aumentati al 125%. Questa scelta suggerisce tre considerazioni. La prima, molto banale; Trump è destinato a creare un costante clima di incertezza nell’economia globale rendendo impossibile qualsiasi vera programmazione e dunque contribuendo a trasformare il capitalismo in un costante gioco d’azzardo. La seconda: il crollo dei listini mondiali, e in particolare di quelli americani, ha terrorizzato i milioni di cittadini e cittadine statunitensi che hanno nei fondi, imbottiti di titoli finanziari, tutta la loro assistenza sociale, sanitaria e pensionistica. In questo senso, le Big Three hanno vinto almeno in parte la partita con il nuovo presidente, sfruttando proprio la pervasività del modello finanziario che hanno costruito in seguito alla demolizione di ogni dimensione pubblica. Nelle Borse americane ci sono anche i risparmi degli europei che si sono affidati a Black Rock e soci per avere rendimenti significativi. Se tali rendimenti fossero spariti, quei risparmi sarebbero stati portati in Europa dalle stesse Big Three, smontando pezzi interi della finanza americana; e questo Trump non può permetterselo. La terza considerazione è la più impegnativa: Trump ha deciso di nascondere la sua clamorosa marcia indietro, concentrando tutta la guerra doganale sulla Cina che diventa l’impero del male; una strategia posticciamente ideologica che farà male agli Stati Uniti per gli effetti sull’inflazione, per la dollarizzazione, ma, soprattutto, perché posta in questi termini obbliga la Cina a reagire anche sul piano egemonico e induce un’inevitabile spaccatura fra l’ordine capitalistico e l’appartenenza al multipolarismo cinese, destinato ad avere molti seguaci in giro per il mondo.

Alessandro Volpi 10-4-25

QUANDO È TROPPO È TROPPO!

di Anna Maria Guideri


(Dal troppismo al trumpismo il passo è breve!)

La dismisura, non la grandezza, è la cifra del nostro tempo. Siamo tempestati da una miriade di input, da un’esagerata quantità di tutto: cose materiali e virtuali, visibili e invisibili, reali surreali, vere e finte: di tutto, di più. Siamo affetti dalla sindrome del troppismo ed anche – in perfetta linea ed assonanza – di trumpismo. Nel villaggio globale tutto si tiene e, come un battito d’ali di una farfalla può scatenare una calamità naturale all’altro capo del mondo, così il troppo che da tempo imperversa nell’occidente capitalista, può favorire la comparsa di un fenomeno mostruoso, davvero eccessivo come Trump con ricadute devastanti ovunque. Sbaglia chi crede che Trump sia un corpo estraneo al sistema, facilmente asportabile con un bisturi. Trump non è un caso anomalo se non nella misura in cui lo siamo tutti noi, cittadini del mondo globalizzato, opulento e misero, avanzato e arretrato, razionale e folle, umano e disumano oltre ogni limite. Avviato da tempo lungo la china dell’autodistruzione. Possiamo, come italiani, rivendicare il merito di aver anticipato i tempi della presa del potere democratico da parte dei tycoon eleggendo Silvio Berlusconi, l’uomo di tutte le dismisure che ha inferto picconate micidiali alle istituzioni, all’etica pubblica e privata, alla legalità, alla decenza … atteggiandosi a vittima della persecuzione dei magistrati comunisti. Un ribaltamento dei termini del reale che ha aperto crepe non facilmente riparabili nel tessuto già logoro del nostro sistema democratico e non solo. Trump è lo sbocco naturale, fisiologico, di un declino inarrestabile, la punta di diamante di un degrado etico e civile da lungo tempo annunciato, ma colpevolmente ignorato, o sottovalutato. Troppismo e trumpismo, due inquietanti fenomeni della nostra realtà attuale, due facce della stessa medaglia, espressioni di un “gigantismo normalizzato” di fronte al quale la balbettante democrazia europea si trova confusa e smarrita. Il troppo stroppia: dal consumismo compulsivo, alle parole agli estrogeni, ad ogni tipo di eccesso contro la realtà, contro la ragione, contro la morale, contro i diritti umani e civili, contro la giustizia … Dalla violenza sterminatrice di intere popolazioni che viene tranquillamente metabolizzata e quindi ritenuta inevitabile, il troppo è sempre poco, per chi se lo può permettere e l’asticella dei traguardi da raggiungere si alza sempre di più sotto la spinta dei media asserviti ai disegni deliranti di chi detiene l’85% della ricchezza mondiale. Ci si crede sani, ma siamo gonfi, cioè malati (da Berlinguer ti voglio bene). Si vive dentro una bolla creata ad arte da coloro che hanno interesse ad inventarsi una realtà a misura dei propri deliri e dei sogni impossibili degli sprovveduti e dei disperati in fuga da una realtà altrettanto impossibile. Un sogno di riscatto e di libertà che trova il suo compimento non nella forza del diritto (Cicerone), ma nella sua negazione, non nella ragione, ma nell’abuso e nella follia. Assistiamo a due aspetti sociali solo apparentemente contraddittori, in realtà interdipendenti e funzionali l’uno all’altro: la frammentazione e l’omologazione. A fronte di una frammentazione dovuta alla caduta libera dei valori democratici unificanti, risulta evidente una crescente omologazione intorno al vuoto delle idee e alla confusa percezione di interessi non meglio identificati e indotti. Quanto più la società si disperde e si disgrega, tanto più si riunisce sotto l’ombrello del demagogo di turno che promette miracoli. Insomma, una comunità non coesa composta da individui che hanno poco in comune tranne lo smarrimento. Più che una comunità, un’ammucchiata! Che le differenze che si riscontrano nelle società a livello valoriale siano più superficiali che sostanziali lo dimostra l’uniformità trasversale dei modelli comportamentali, del linguaggio, degli stereotipi. Credo che questa miscellanea indistinta si debba in buona parte anche a quel fenomeno ambiguo e ingannevole definibile come capitalismo populista. La mutazione genetica del sistema capitalistico nella variante populista rende verosimile l’assurdo e cioè, che lo storico nemico dei meno abbienti – il capitalismo selvaggio – sia diventato il loro amico più fidato!

Anna Maria Guideri 08-04-2025

Burro o cannoni?

FONTE Andrea Montagni Reds n. 04 – 2025 03 April 2025
TITOLO REDAZIONALE

L’Europa sociale e della pace versus l’Europa delle armi. Non ci può essere commistione! – di Andrea Montagni

La svolta nella politica estera statunitense ha messo in crisi i paesi della Unione europea.

L’Europa si era immaginata e proposta come modello di cooperazione internazionale.

L’Unione europea è stata protagonista della politica di distensione e disarmo (quella degli accordi di Helsinki del 1975). Con il piano Delors, ancora nel 1992 pensava di rispondere con politiche keynesiane alle crisi economica mondiale e al processo di disgregazione del mondo bipolare. Ma nello stesso anno, con il Trattato di Maastricht, si liberava dei lacciuoli delle politiche di welfare e di intervento pubblico in economia della Europa postbellica per diventare strumento di conquista dei mercati dell’Europa centro-orientale. Il modo con il quale la Repubblica federale tedesca fagocitò la Germania democratica (1990) – annientandone il potenziale industriale e facendone un mercato di conquista e le guerre per disgregare la Jugoslavia (1991-2001) cui parteciparono tutti i paesi europei, Italia compresa! – dettero il via ad un processo che si è concluso proprio in questi ultimi anni per circondare la Russia, usando la NATO, con una nuova e più vasta cortina di ferro che va dal Mar Baltico al Mar Nero. Il cambio di politica statunitense ha disorientato l’Europa e i paesi che la guidano. Francia e Germania – e con qualche incertezza l’Italia – stanno reagendo in modo scomposto, ma perseverando nelle politiche di guerra. Nonostante la sfacciata defezione statunitense, i paesi occidentali continuano a presentarsi come il “mondo libero” in contrapposizione alla Russia, ma anche alla Cina e ai loro alleati.

In questo contesto dobbiamo leggere anche le piazze che vengono convocate in Italia, in cui la maggioranza della gente di ogni generazione, strato sociale e orientamento politico è tenacemente ostile alla guerra comunque motivata. Mi ha stretto il cuore sentir riecheggiare nella piazza romana del 15 marzo, nelle parole di Roberto Vecchioni e di Scurati, la eco del “fardello dell’uomo bianco” di Kipling, nel tentativo di rimotivare il sostegno alla guerra in Ucraina stavolta non per vincere, ma per conquistare una pace “giusta” e di promuovere un’Europa come terza potenza (ma nel mondo di oggi sarebbe forse la quinta o la sesta dietro a Cina, India, Arabia saudita, ecc.) basata sul militarismo e sulla contrapposizione alla Russia e forse agli USA.

Profetiche suonano le parole di Enrico Berlinguer che nel 1984, in un’intervista, affermava: “Se l’Europa prendesse la via di divenire un terzo blocco militare, la direzione della vita politica europea finirebbe per essere presa, prima o poi, da gruppi e caste reazionarie”.

L’Europa del movimento operaio e sindacale, la nostra Europa del lavoro, non è una potenza imperialista armata a protezione delle proprie sfere d’influenza, dell’esportazione dei propri capitali e dei mercati, con armi nucleari, missili a lungo raggio, portaerei e possenti eserciti professionali. La nostra Europa è l’Europa sociale che promuove e difende il diritto internazionale; che attua politiche di distensione e difende la coesistenza pacifica tra gli stati; che costruisce relazioni economiche basate su uguaglianza e mutuo beneficio nei rapporti economici; che ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. La nostra Europa è quella che afferma i diritti del lavoro, che riconosce e attua i diritti politici e sociali, che difende la diversità e il multiculturalismo come valori, che si propone come modello, ma senza imposizioni e senza interferire negli affari interni degli altri paesi.

Questa Europa è altra da quella dei bellicisti. Noi rifiutiamo ogni commistione.


La Germania e il riarmo

La sola idea che 80 anni dopo la fine della II guerra mondiale, la Germania possa riarmarsi dovrebbe far tremare le vene e i polsi di chiunque in Italia, Europa e nel mondo abbia a cuore la pace!

Andrea Montagni

Boicott USA

FONTE Facebook Pietro Millefiore 3-4-25

Questi sono i prodotti americani che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani.

Quindi…. Boicott USA!


Prodotti: Gim, Jocca, Linderberger, Lunchables, Mozary, Osella, Philadelphia, Sottilette Kraft, Susanna (formaggi confezionati); Legeresse, Mayonnaise, Mato Mato (maionese e salse varie); Caramba, Hag, Splendid (caffè); Suchard, Cote d’Or, Milka, Toblerone, Terry’s (cioccolata e cioccolatini); Milka Tender (merendine); Milka slurp (solubili prima colazione); Simmenthal, Spuntì (carne in scatola).
BRISTOL-MYERS SQUIBB
Prodotti: Farmaci
CAMPBELL
Prodotti: Campbell’s (pomodori e passate); Liebig (maionese e salse varie)
COCA-COLA
Prodotti: Beverly, Bonaqua, Coca-Cola, Coca-Cola Light, Fanta, Kinley, Ice Lemon, Sprite (aranciate cole e simili), Minute Maid (succhi di frutta)
COLGATE-PALMOLIVE
Prodotti: Fabuloso, Soflan (ammorbidenti); Dinamo, Soflan (det. bucato a mano e lavatrice); Aiax, Fabuloso (det. superfici dure); Nidra, Palmolive (bagnoschiuma e shampoo); Glicemille (creme protettive); Colgate, Plax (dentifrici); Donge, Douss Douss, Palmolive (saponi mani e viso); Palmolive (saponi e lozioni barba); Douss Douss (prod. igiene intima); Bravo (guanti e spugnette).
FRESH DEL MONTE
Prodotti: Del Monte, Del Monte Gold (banane e ananas freschi)
DOLE
Prodotti: Bouba, Dole, Bajella (banane e ananas freschi); Dole (frutta secca)
GEORGIA PACIFIC
Prodotti: Lotus, Tenderly, Tutto, Tuttoacqua (fazzoletti), Lotus, Tenderly (tovagliolini); Tutto Panno Carta, Tenderly (carta assorbente); Tenderly (carta igienica)
GILLETTE
Prodotti: Gillette (lamette, saponi e lozioni da barba); Oral-B (dentifrici).
HEINZ
Prodotti: Plasmon (camomilla e infusi); Plasmon, Teddi (yogurt e dessert); Montefiore, Nipiol, Plasmon (biscotti e pappe); Latte David (latte per bambini); Plasmon, Dieterba, Nipiol (omogeneizzati); Plasmon (merendine); Fattoria Scaldasole (succhi di frutta, yogurt e dessert); Fattoria Scaldasole, Teddi (latte UHT); Mareblu (tonno e sardine); Ketchup Heinz (maionese e salse varie); Free Aglut (pasta, pane e sostituti del pane)
JOHNSON & JOHNSON
Prodotti: Carefree, Johnson & Johnson, O.B., Silhouette (assorbenti e tamponi); Johnson’s baby (fazzoletti); Baby Shampoo Johnson’s, Clear&Clear, Johnson’s pH 5.5 (bagnoschiuma e shampoo); Johnson’s Baby Olio, Neutrogena, Penaten (creme protettive); Aveeno, Carefree, Johnson’s pH 5.5 (prod. igiene intima); Johnson’s Baby, Johnson’s pH 5.5, Neutrogena (saponi mani e viso), Piz Buin (creme protettive)
JOHNSON WAX
Prodotti: Bio Shout (additivi e smacchianti); Pronto (cera per pavimenti, lucidanti); Glade (deodoranti per l’ambiente); Anitra WC, Idraulico Liquido, Mr. Muscolo (det. sup. dure); Off!, Raid (insetticidi); Autan, Baygon (insetticidi)
KELLOGG
Prodotti: All-Bran, Kellogg’s, Rice Krispies (cereali prima colazione).
KIMBERLY-CLARK
Prodotti: Kotex (assorbenti e tamponi); Scottex (carta assorbente, tovagliolini); Scottex, Scottonelle (carta igienica); Kleenex, Scottex (fazzoletti), Huggies, Lines Huggies, Pull Ups (pannolini).
MARS
Prodotti: M&M’s (cioccolata e cioccolatini); Bounty, Mars, Milky Way, Snickers, Twix (merendine); Bounty, Mars (gelati e snack surgelati); Uncle Ben’s (riso); Suzi-Wan, Uncle Ben’s (piatti pronti)
PEPSI COLA
Prodotti: Mirinda, PepsiCo, Seven-Up, Slam (aranciate, cole e simili); Tropicana (succhi di frutta); Gatorade (bevande dietetiche); Quaker Cruesli (cereali prima colazione)
PFIZER
Prodotti: Farmaci
PROCTER & GAMBLE
Prodotti: Intervallo, Lines, Tampax (assorbenti e tamponi); Head&Shoulders, Infasil, Keramine H, Pantene, Zest, Experience, Wella (bagnoschiuma e shampoo); Oil of Olay, Oil of Olaz (creme protettive); AZ, Fukident (dentifrici); Infasil Intimo, Lines Lei (prod. igiene intima); Camay, Infasil (saponi mani e viso); Noxzema (saponi e lozioni da barba); Dignity, Linidor, Pampers (pannolini); Bounty (carta assorbente); Pampers, Senz’acqua Lines, Tempo (fazzoletti); Lenor (ammorbidenti); Ace, Ariel, Bolt, Dash, Tide (det. bucato a mano e lavatrice); Ace, Baleno, Mastro Lindo, Mister Verde, Spic&Span, Tuono, Viakal (det. sup. dure); Ace Gentile, Febreze (additivi e smacchianti); Ace, Può, Milton (varechina); Swiffer (guanti e spugnette); Pringles (snack salati). Dora, APC, Polin, Zest (detersivi) Asciugatutto (fazzoletti), Clerasil, Demak’up, Milton (igiene personale)
SARA LEE
Prodotti: Badedas, Fissan, Monsavon, Radox (bagnoschiuma e shampoo); Sanex, Supersoap Badedas (saponi mani e viso); Fissan Baby, Delial , Glysolid (creme protettive); Aqua Velva, Williams (sapone e lozioni da barba); Depilzero.

Verso la terra di nessuno

FONTE Facebook Alessandro Volpi 3-4-25

I dazi di Trump stanno facendo scoppiare la bolla finanziaria che ha tenuto insieme negli ultimi anni l’economia americana, e il capitalismo finanziario. Non a caso i titoli maggiormente travolti sono stati quelli delle Big tech, da Apple ad Amazon e Invidia. Non si tratta di una caduta spinta solo dal fatto che una parte delle produzioni di tali società passano per zone colpite dai dazi, ma della più generale, e profonda, sfiducia che gli Stati Uniti, dominati dai monopoli finanziari, siano in grado di tenere in vita il capitalismo. Il paradosso è che la fine del dollaro è vaticinata da Larry Fink, il signore dei grandi fondi, impegnati ora nel non rimanere schiacciati dallo scoppio della bolla, cercando rifugio nell’Europa del riarmo e negli immaterialissimi Bitcoin, e determinata dal presidente Trump che vorrebbe reindustrializzare l’America per ridurre proprio l’eccessiva dipendenza dall’estero, e dalla sola finanza. Big Three e Trump stanno costruendo, in modo diametralmente diverso, la fine della centralità americana, aprendo una fase storica per molti versi ignota perché privata, assai probabilmente, della forma economica che ha dominato per qualche secolo l’Occidente. E’ davvero singolare, in questo tornante cruciale, che la risposta del governo italiano sia quella di minimizzare l’effetto dei dazi come se si riferissero solo al rapporto bilaterale della nostra economia con il mercato Usa senza capire quanto l’eventuale guerra commerciale globale modificherà gli assetti dell’intero scenario internazionale, non certo declinabile con la ricettina di buon senso e con il mantenimento di un asservimento americano non più auspicato neppure da Trump. Così come è singolare che la premier Meloni dopo avere accettato il nuovo Patto di Stabilità, dopo aver assecondato il piano Von der Leyen, scopra ora la necessità di rivedere proprio i parametri europei, cercando un capro espiatorio rispetto alla totale mancanza di coraggio nel riposizionamento del nostro paese verso equilibri multipolari. La crisi radicale del capitalismo imporrebbe politiche profondamente diverse che partano proprio dalla capacità di sfruttare la crisi del dollaro per costruire nuove strategie di indebitamento europeo, in chiave sociale, nuove forme di definanziarizzazione e, appunto, nuovi equilibri multipolari che, però, non possono certo appartenere al linguaggio di questa destra. E neppure al liberal progressismo di Gentiloni, Letta, Draghi e al coraggiosissimo gruppo di europarlamentari del Pd.

Alessandro Volpi 3-4-25

“Riarmisti”: il peggio del peggio

“Riarmisti”: il peggio del peggio di Carlo Lucchesi su Sinistrainrete 3-4-25
Cosa c’è di logico o di ragionevole, nella proposta di spendere una cifra enorme per riarmare l’Europa? Niente.
IMMAGINE scelta dalla redazione

di Carlo Lucchesi

Per leggere l’articolo su sinistrainrete

L’articolo di Carlo Lucchesi critica duramente la proposta di un massiccio riarmo dell’Europa, definendola priva di logica e alimentata da menzogne.

  1. Falsa premessa del riarmo:
    • Si sostiene che l’Europa debba difendersi da un’imminente minaccia russa, ma secondo l’autore ciò è infondato.
    • La Russia non avrebbe alcun interesse a invadere altri territori, avendo già risorse e spazi sufficienti.
    • I rapporti economici e di sicurezza con l’Europa sarebbero stati più vantaggiosi rispetto a un confronto militare.
  2. Strategie irrealistiche o dannose:
    • Esercito europeo: Impossibile da realizzare perché l’UE non è uno Stato con una politica estera comune.
    • Aumento delle spese militari nazionali: Non servirebbe a prevenire un attacco russo e potrebbe portare solo a un’escalation pericolosa.
    • Un conflitto con la Russia sarebbe inevitabilmente nucleare, rendendo qualsiasi riarmo convenzionale inutile.
  3. Crescente rischio di guerra interna all’Europa:
    • L’Europa ha già vissuto guerre devastanti nel XX secolo.
    • Il riarmo, anziché prevenire i conflitti, aumenta la probabilità di nuove tensioni, specialmente con il protagonismo militare della Germania.
  4. Motivazioni reali del riarmo:
    • Non la difesa dei valori europei, ma interessi economici e di potere.
    • Influenza della lobby delle armi e dei grandi gruppi finanziari.
    • Strategie geopolitiche per indebolire la Russia e consolidare il controllo di alcune élite sul continente.
  5. Alternativa: investire nella pace e nel benessere:
    • La sicurezza deriva dalla pace, non dalle armi.
    • Le risorse dovrebbero essere destinate a sanità, istruzione, pensioni e ambiente invece che a missili e carri armati.
    • La lotta contro il riarmo è cruciale: se passa, si rischia un conflitto globale o il definitivo tradimento delle promesse di progresso sociale.

L’autore esorta sindacati e forze di sinistra a mobilitarsi rapidamente per fermare questa deriva.

DAZI E TRUMPALLAZI

La guerra dei dazi di Donald Trump mette gli Usa nella posizione di “uno contro tutti”. Lo storia ci insegna che a chi ci ha provato non è andata troppo bene.
Da Facebook alcune sintetiche osservazioni

Alessandro Volpi 3-4-25

La giornata della liberazione rischia di essere l’inizio della fine del trumpismo. Pensare di fare una guerra doganale vera alla Cina è follia. Pensare di fare cassa per 6 mila miliardi di dollari con i dazi, pensando che il resto del mondo continui a vendere negli Stati Uniti e’ follia. Pensare che le Big tech investano montagne di miliardi in un paese così a rischio e’ follia. Pensare che i dazi producano la re industrializzazione USA e’ follia. Trump e’ davvero la maschera tragica di un capitalismo finito. E l’Europa è ancora più folle se pensa di rispondere con il riarmo.

Alessio Giuntini 3-4-25

Duro come le pine verdi.

Il cotonato ha una idea tutta sua su cosa sia un dazio, sulla differenza fra una imposta e un dazio.
I cartelli mostrati al pubblico sui dazi imposti alle importazioni negli USA sono affiancati a cifre immaginifiche di “ dazi” che il resto del mondo ( secondo lui ) applica alle merci americane.
Secondo Trump la UE fa pagare “ dazi” del 39% sulle merci americane e lui generosamente si accontenta del 20% sui prodotti che la UE importa negli USA.
Ma come è possibile che si sia così cattivi, noi europei, punendo in modo così feroce gli States ?
Il problema, nella migliore delle ipotesi, è che nessuno ha spiegato a questo duro di menta che l’IVA non è un dazio, ma una imposta sul consumo.
Questa imposta viene applicata su ogni prodotto INDIPENDENTEMENTE da dove viene prodotto.
Per essere più chiari : il consumatore finale paga la stessa IVA sia su una auto prodotta in America, sia prodotta in Europa.
Quindi, caro Donald, non c’è nessuna specifica limitazione alle merci americane che arrivano in Europa, l’ IVA non è un dazio ma una imposta.
Il paradosso è che questo signore grullo assai vorrebbe di fatto che gli europei non facessero pagare l’ IVA sui prodotti americani, inventando un particolare protezionismo, quello che farebbe diventare meno costoso un prodotto USA rispetto a un prodotto europeo.
Praticamente dovremmo sussidiare le merci americane a scapito di quelle europee…
Insomma, abbiamo a che fare con un furfante, nell’epoca buia nella quale non contano più i fatti ma solo le narrazioni immaginifiche e false.
Ps: sto leggendo i giornaloni italiani : ce ne fosse uno che aiuta i propri ( pochi) lettori a capire queste cose.

Alessio Giuntini 3-4-25

Boom !

Il cotonato colpisce.
Ma che gli avrà mai fatto la Cambogia agli americani, colpita da dazi del 49% !
Comunque ora sono dazzi nostri.
L’amor patrio ora ci impone di mangiare più parmigiano e bere più Franciacorta, dalle Alpi a Lampedusa.
Intanto il dollaro si deprezza sull’euro e calano i titoli del debito 🇺🇸 .
Da ora in avanti non un solo uovo depositato da una italica gallina varchi l’oceano, che facciano colazione con le uova di tacchino !
La situazione è grave ma non è seria.
Ora la UE, mio modesto parere, appena smesso di tremare, potrebbe anche rispondere in modo perfido ;si potrebbero mirare i controdazi in modo tutto politico : dazi solo negli Stati governati dai repubblicani e in quelli dove si svolgeranno le elezioni di medio termine .
Se tecnicamente possibile ci sarebbe da ridere.

CAPITALI CORAGGIOSI

FONTE Facebook Alessandro Volpi 2-4-25
TITOLO REDAZIONALE

I miliardari governano l’America e si arricchiscono grazie alle bolle finanziarie legate al loro stesso potere politico. Trump, in pochi mesi, ha più che raddoppiato il proprio patrimonio. Eppure, continua a raccogliere consensi tra le fasce più deboli. Forse perché l’alternativa non può essere un Partito Democratico troppo vicino ai grandi capitali.


Sono sempre più convinto che la forza di Trump sia dipesa dalla reale mancanza di alternative credibili; se ci fossero sarebbe davvero difficile rendere credibile la sua narrazione “popolare” tanto cara anche alla destra italiana. Forbes ha pubblicato la tradizionale classifica dei miliardari mondiale da cui emerge un primo dato chiaro: i super ricchi hanno vinto la lotta di classe, direi per abbandono. I miliardari sono infatti 3208 e hanno un patrimonio complessivo di 16 mila miliardi di dollari, con i primi cinque, guidati da Musk, che ne totalizzano oltre 1000. Naturalmente dei primi 25 miliardari 18 sono americani. Il dato politico interessante però è ancora un altro. Tra i miliardari figura il presidente Trump che dal marzo del 2024 ad oggi ha raddoppiato il proprio patrimonio personale passando da 2,3 a 5 miliardi di dollari, in larga misura per la corsa delle sue società e per le sue operazioni in criptovalute. E, sempre nel club dei miliardari, figurano oltre al già ricordato Musk anche due ministri dell’amministrazione Trump, Howard Lutnick e Linda Mac Mahon. In pratica, i miliardari governano l’America e diventano sempre più ricchi grazie alle bolle finanziarie create attorno ai titoli delle loro società, certamente trainate dal ruolo politico rivestito. E’ davvero difficile immaginare che questa classe dirigente possa essere votata dalle fasce con redditi bassi. Eppure è andata così. Forse, verrebbe da aggiungere, perché l’alternativa a Trump non possono essere i democratici “di Larry Fink” o quelli molto vicini alla costante celebrazione del capitalismo liberale. Non solo negli Stati Uniti.

Alessandro Volpi 2-4-25

Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi

Il report su 42rosso.it contiene
Un libro: Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi / Howard Zinn
La Prefazione di Francesco Costa
La presentazione dell’editore
Il sommario del volume
Una recensione di Alessandro Visalli
In premessa un breve abstract ed una sintesi schematica

Riedizione italiana di un libro (prima edizione inglese 1980) “Storia del popolo americano. Dal 1492 a oggi” di Howard Zinn mantiene una attualità che è un piacere leggere ora. Zinn offre una visione alternativa della storia degli Stati Uniti, focalizzandosi sulle lotte popolari, le oppressioni sociali e i meccanismi di controllo delle élite. Zinn adotta una prospettiva “dal basso”, evidenziando il ruolo delle disuguaglianze e delle colonizzazioni interne nella formazione della società americana.

Il libro inizia con la “scoperta” delle Americhe, descrivendo il genocidio delle popolazioni indigene e lo sfruttamento coloniale. Si passa poi alla colonizzazione inglese del Nord America, distinta da quella spagnola e francese per il carattere semi-spontaneo e religioso. Viene analizzato il ruolo della schiavitù africana nell’economia coloniale e l’impatto devastante del traffico di schiavi sull’Africa. Infine, si esplorano le dinamiche sociali ed economiche dei coloni inglesi, spesso provenienti da classi marginalizzate in cerca di opportunità.

Tutte le informazioni sul libro

I WANT YOU

FONTE Facebook Cinzia Zanfini Nuovo 2-4-25
IMMAGINE CREATA DA CHATGPT (vedi origine fine post)

Cinzia Zanfini Nuovo 2-4-25

Siccome è di gran moda far lavorare la gente a gratis e reclutare volontari in cambio di visibilità, è sempre valida la mia proposta pre Covid.
Chi non vuol fare il volontario può sempre fare il Volenteroso.
Io mi sono fatta fare una tee shirt con la scritta: “Svogliati”. La foto sotto è pre Covid. Negli ultimi anni mi sono molto deteriorata. Fine della mia analisi politica.

Cinzia Zanfini Nuovo 13-7-19

I want you! Cerco volontari per aiutarmi a pulire la libreria, le piastrelle del bagno e il lampadario del soggiorno. I volontari dovranno fare anche la raccolta differenziata, previo corso di formazione tenuto da me medesima, personalmente in persona. È una grande occasione, un grande privilegio, uno di quei treni che nella vita passano una volta sola.
Offro un panino, una bottiglietta d’acqua e un simpatico gadget consistente nella bomboniera della Prima Comunione del figlio di Alvise Micheletti (che era un vicino di casa di mia nonna).

Immagini usate e sottoposte alla elaborazione di ChatGPT

Una rielaborazione in chiave disegno humor di ChatGPT