Trump e l’Impero in Bilico: Il Debito, non la Follia, guida la Nuova Strategia Americana
Nel suo ultimo intervento sul manifesto, Emiliano Brancaccio smonta con lucidità la narrativa dominante che riduce Donald Trump a un pazzo imprevedibile. In un contesto mediatico in cui la diagnosi psicanalitica sembra aver sostituito l’analisi politica, Brancaccio invita a guardare oltre le apparenze istrioniche del tycoon, per cogliere il cuore materiale della questione: gli Stati Uniti sono gravemente indebitati, e questo vincolo condiziona ogni loro mossa sullo scacchiere globale.
Con uno stile serrato e un impianto teorico robusto, l’autore ricostruisce l’evoluzione del circuito “militar-monetario” che per decenni ha sostenuto l’egemonia statunitense, attraverso il finanziamento a debito delle guerre e il dominio sul dollaro. Oggi, però, quel meccanismo si incrina: la spesa per interessi sul debito ha ormai raggiunto i livelli di quella militare, e per la prima volta il “morso finanziario” frena l’espansione bellica americana.
Nel caso del conflitto tra Israele e Iran, Brancaccio mostra come l’ambivalenza di Trump – tra sostegno e ritirata – non sia segno di instabilità mentale ma il riflesso di un dilemma sistemico: come mantenere il primato globale in un’epoca in cui il debito estero ha raggiunto i 26.000 miliardi di dollari?
L’articolo si chiude con un avvertimento inquietante: l’impero, messo alle corde, potrebbe reagire con una manovra disperata, tentando di rilanciare una nuova pax americana con la forza e scaricando i costi sugli alleati. Non si tratta solo del destino degli Stati Uniti, ma di una pressione crescente sull’Europa, divisa tra chi (come Sanchez) tenta di resistere e chi (come Meloni e Crosetto) spinge per un rapido riarmo.