Un Capodanno Intrigante

Il racconto è tratto da: Mosaico di Gino Benvenuti. Edizioni Punto Rosso, 2019 EAN 9788883512377

Mentre tutti festeggiavano l’imminente fine dell’anno, Lucrezia, una studentessa avvenente e brillantemente laureata in economia e commercio, con molta apprensione, si apprestò a fare un colloquio di lavoro presso un’agenzia specializzata per le assunzioni in grandi aziende; per l’occasione indossava un completo grigio castigatissimo ed una maglia girocollo azzurro pallido. Il perché della singolarità della data venne subito spiegato dall’impiegato, un giovanotto completamente rasato con un auricolare all’orecchio, vestito di tutto punto all’ultima moda; giacca a tre bottoni, pantaloni attillati e scarpe nere:

-Chi accetta di fare in questa data un colloquio dall’esito incerto, darà sicuramente maggiori garanzie di attaccamento al lavoro che oggi è una merce molto rara e per ottenerlo bisogna superare una serie di ostacoli. Vediamo il curriculum vitae che lei ci ha inviato- proseguì dando una rapida scorsa al foglio.

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Alì dagli Occhi Azzurri

Per approfondimenti sul pensiero di Pier Paolo Pasolini e sulla Profezia di Alì interessante è l’opera redatta da Peter Kammerer riportata nel sito Centro Studi Pier Paolo Pasolini Casarsa

Pier Paolo Pasolini

Alì dagli Occhi Azzurri
uno dei tanti figli di figli,
scenderà da Algeri, su navi
a vela e a remi. Saranno
con lui migliaia di uomini
coi corpicini e gli occhi
di poveri cani dei padri
sulle barche varate nei Regni della Fame. Porteranno con sè i bambini,
e il pane e il formaggio, nelle carte gialle del Lunedì di Pasqua.
Porteranno le nonne e gli asini, sulle triremi rubate ai porti coloniali.
Sbarcheranno a Crotone o a Palmi,
a milioni, vestiti di stracci
asiatici, e di camicie americane.
Subito i Calabresi diranno,
come da malandrini a malandrini:
” Ecco i vecchi fratelli,
coi figli e il pane e formaggio!”
Da Crotone o Palmi saliranno
a Napoli, e da lì a Barcellona,
a Salonicco e a Marsiglia,
nelle Città della Malavita.
Anime e angeli, topi e pidocchi,
col germe della Storia Antica
voleranno davanti alle willaye.
Essi sempre umili
essi sempre deboli
essi sempre timidi
essi sempre infimi
essi sempre colpevoli
essi sempre sudditi
essi sempre piccoli,
essi che non vollero mai sapere, essi che ebbero occhi solo per implorare,
essi che vissero come assassini sotto terra, essi che vissero come banditi
in fondo al mare, essi che vissero come pazzi in mezzo al cielo,
essi che si costruirono
leggi fuori dalla legge,
essi che si adattarono
a un mondo sotto il mondo
essi che credettero
in un Dio servo di Dio,
essi che cantavano
ai massacri dei re,
essi che ballavano
alle guerre borghesi,
essi che pregavano
alle lotte operaie…

Pier Paolo Pasolini, 1962

donne vita libertà

Nel 1993 Francesco Guccini scrive “ Canzone per Silvia”

Quella Silvia è Silvia Baraldini, arrivata in America a 13 anni, e che, nel 1983, era stata condannata, in quel paese, a 43 anni per essere stata attivista, prima contro la guerra in Vietnam, e poi contro altre discriminazioni della società americana. In Italia e in America un movimento a suo favore, promosso da parte dei partiti di sinistra e di organizzazioni umanitarie, ha portato alla sua estradizione in Italia nel 1999. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata nel 2006, dopo aver scontato circa 23 anni di reclusione.

Ho preso due versi di quella canzone, perché, pur riferendosi ad un caso specifico, hanno valenza universale, e mi sono sembrate appropriate per rendere omaggio al coraggio di quelle ragazzine, ragazze e donne, che trovano il coraggio di scendere in piazza contro la cecità mentale della casta al potere. Le mie parole sono inadeguate, ma non sono poeta, e volevo comunque esprimere la mia ammirazione per la loro lotta.

Donne vita libertà

“nazione di bigotti! Ora vi chiedo di lasciarla ritornare
Perché non è possibile rinchiudere le idee in una galera” Francesco Guccini; (*)

Canta Guccini, canta per Masha, ora per, Mitra, per Hajar, ed Ameneh per Zahra, per Zeinab e Farzaneh, che non vedranno, mai più, un’aurora

Cerco parole per dire di voi

Ma troppe son le lacrime che scendono Lacrime d’amore, lacrime d’odio, lacrime di rabbia e di speranza.

Avanti nuvole di tempesta, Erinni di giustizia i secondini di una rivoluzione senza ideali svaniscono nel turbine della libertà.
Ma dove sei Islam? Perché non piangi?
E tu chi sei, uomo, se non gridi di dolore e rabbia?
Cadono a terra riccioli neri. vi amo, forti donne in rivolta.

Enrico Tendi 31/12/2022

Lettera aperta a Santa Claus di Luìs Sepùlveda

Stimato Santa Claus, Papá Noël, Viejo Pascuero, Papà Natale, o come vuole essere chiamato: confesso che mi ha sempre suscitato simpatia perché in generale mi piace la Scandinavia, e perché dietro a questa barba ho sempre creduto di riconoscere un filosofo tedesco, che ogni giorno ha sempre più ragione…
Non tema per il tenore di questa lettera. Non sono più il bambino cileno che diversi anni fa le scrisse: “Vecchio caprone, l’anno scorso ti ho mandato una lettera, raccontandoti che nonostante andassi a scuola senza scarpe e senza colazione avevo avuto le note migliori e che l’unico regalo che desideravo era una bicicletta; in nessun caso nuova e non doveva essere per forza una mountain bike. Volevo una semplice bicicletta per aiutare mia madre nella consegna della biancheria degli altri, che lava e stira in casa. Era tutto: una cazzo di bicicletta, ma venne Natale e ricevetti una stupida cornetta di plastica, giocattolo che ho conservato e ti invio con questa lettera, perché te la metta in culo”.
Bene, stimato Santa Claus, sicuramente quest’anno riceverà numerose petizioni di biciclette perché l’unico avvenire dei ragazzi del mondo sarà fare i messaggeri, senza contratto di lavoro, condannati a consegnare pacchetti sino a 67 anni. Io non le chiedo una bicicletta, e in cambio le domando uno sforzo pedagogico, che metta i suoi elfi e le sue renne a scrivere milioni di lettere, spiegando chi sono e dove sono i mercati.
Come lei sa bene, ci hanno rovinato la vita, diminuito lo stipendio, ridotto le pensioni, ritirato il sussidio di sciopero e condannato a lavorare perpetuamente per tranquillizzare i mercati.
I Mercati hanno nomi e visi di persone, sono un gruppo integrato da meno dell’1% dell’umanità e sono nello stesso tempo i padroni del 99% della ricchezza.
I mercati sono gli stessi azionisti – per esempio – di un laboratorio che non rinuncia alle royalties di una serie di medicinali che, se fossero generici, salverebbero milioni di vite. Non lo fanno perché la vita non è redditizia, ma la morte sì che lo è, e molto. Per i mercati, per tutti e per ognuno di questi azionisti, la giustizia sociale non è redditizia, ma la schiavitù sì, e molto.
I mercati sono gli azionisti di una banca che toglie la casa ad una donna con un figlio invalido. Per tutti e per ognuno di questi azionisti le ragioni umanitarie non sono redditizie, ma lo sfruttamento e l’espulsione dalla povertà nella miseria sì che lo è, e molto. Per i truffatori della speranza, spogliare della casa questa anziana è stato un segnale per tranquillizzare i mercati.
Che i suoi elfi e le sue renne spieghino dettagliatamente, nel mezzo di questa crisi economica generata dalla voracità speculativa dei mercati e per la rinuncia dello Stato a controllare il va e vieni del denaro, che nessuna banca ha smesso di guadagnare, nessuna società multinazionale ha smesso di guadagnare ed anche gli economisti liberisti più ortodossi concordano che il principale sintomo della crisi è che le banche e le imprese multinazionali non hanno smesso di guadagnare.
Che i suoi elfi e le sue renne spieghino sino alla sazietà che è il mercato quello che si è opposto a qualsiasi controllo statale e alle speculazioni, ma che adesso impone che lo Stato castighi i cittadini per la diminuzione dei suoi guadagni.
E, alla fine, mi permetta di chiederle qualcosa di più: migliaia, milioni di bandiere da combattimento, forti barricate, sanpietrini massicci, maschere antigas, e che la stella di Betlemme si trasformi in una serie di mete incandescenti come un bersaglio fisso.
Le Borse che ardano dalle fondamenta, perché i falò di cento bellissimi incendi ci daranno, anche se temporaneamente, un’indimenticabile notte di pace.
Molto fraternamente, Luis Sepulveda.

old young

Il direttore della George Washington University School of Medicine sostiene che il cervello di una persona anziana è molto più pratico di quanto si creda comunemente. A questa età, l’interazione degli emisferi destro e sinistro del cervello diventa armoniosa, il che espande le nostre possibilità creative. Ecco perché tra le persone con più di 60 anni puoi trovare molte personalità che hanno appena iniziato le loro attività creative.
Naturalmente, il cervello non è più veloce come in gioventù. Tuttavia, guadagna in flessibilità. Pertanto, con l’età, è più probabile che prendiamo le decisioni giuste e siamo meno esposti alle emozioni negative. Il picco dell’attività intellettuale umana si verifica intorno ai 70 anni, quando il cervello inizia a funzionare a pieno regime.
Nel tempo aumenta la quantità di mielina nel cervello, una sostanza che facilita il rapido passaggio dei segnali tra i neuroni. Per questo motivo, le capacità intellettuali aumentano del 300% rispetto alla media.
Interessante anche il fatto che dopo 60 anni una persona può utilizzare 2 emisferi contemporaneamente. Ciò consente di risolvere problemi molto più complessi.
Il professor Monchi Uri, dell’Università di Montreal, ritiene che il cervello del vecchio scelga la strada che consuma meno energia, elimina il superfluo e lascia solo le giuste opzioni per risolvere il problema. È stato condotto uno studio che ha coinvolto diverse fasce di età. I giovani erano molto confusi quando superavano i test, mentre quelli con più di 60 anni prendevano le decisioni giuste.
Ora, diamo un’occhiata alle caratteristiche del cervello tra i 60 e gli 80 anni. Sono davvero rosa.

*CARATTERISTICHE DEL CERVELLO DI UNA PERSONA ANZIANA.*

1. I neuroni nel cervello non muoiono, come dicono tutti intorno a te. Le connessioni tra di loro semplicemente scompaiono se non ci si impegna nel lavoro mentale.
2. La distrazione e l’oblio sorgono a causa di una sovrabbondanza di informazioni. Pertanto, non è necessario che tu concentri tutta la tua vita su sciocchezze inutili.
3. A partire dai 60 anni, una persona, quando prende decisioni, non usa un emisfero contemporaneamente, come i giovani, ma entrambi.
4. Conclusione: se una persona conduce uno stile di vita sano, si muove, svolge un’attività fisica praticabile ed è pienamente attiva mentalmente, le capacità intellettive NON diminuiscono con l’età, semplicemente CRESCONO, raggiungendo un picco all’età di 80-90 anni.
Quindi non abbiate paura della vecchiaia. Sforzati di svilupparti intellettualmente. Impara nuovi mestieri, fai musica, impara a suonare strumenti musicali, dipingi quadri! Danza! Interessati alla vita, incontra e comunica con gli amici, pianifica il futuro, viaggia come meglio puoi. Non dimenticare di andare in negozi, caffè, spettacoli. Non stare zitto da solo: è distruttivo per chiunque. Vivi con il pensiero: tutte le cose belle sono ancora davanti a me!
FONTE: New England Journal of Medicine.